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eTwinning per una didattica sostenibile

Pubblicato il: 04/09/2012 15:19:00 -


Portare video in classe non è una novità. La videocamera già più stimolante richiede di attivarsi, concentrarsi, qualcuno sente l’esigenza di pettinarsi... Se poi si propone ai ragazzi di costruirselo da soli, come compito per casa, con iPhone, webcam o altro aggeggio, allora sembra un gioco, ma è didattica. Finita lì non avrebbe senso. Il video va condiviso. Agli studenti verrà subito in mente Facebook, che in effetti diffonde. Meglio utilizzare una piattaforma pensata per le scuole in Europa, per esempio eTwinning, che agevola la crescita professionale di grandi e piccini, grazie a tutta una serie di semplici strumenti che vanno dal blog al wiki, dalla chat al forum, dall’archivio file al calendario, dalla galleria fotografica alla casella di posta...in cui iniziare ad orientarsi, pasticciare, costruire, distruggere, sentirsi liberi di sperimentare qualcosa di nuovo.
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La diffusione delle tecnologie in tutti i campi pare essere in grado di modificare le abitudini di vita di ciascuno, quindi anche quella degli studenti. Se intendiamo considerare l’alunno al centro del processo di apprendimento non possiamo più non tenerne conto. Il cambiamento comporta innovazione metodologica, che significa rivedere metodi e processi dell’apprendimento e dell’insegnamento. Il video per esempio attiva aree cerebrali più ampie rispetto alla comunicazione solo orale o solo scritta, sarebbe bene riflettere sulla sua diffusione nella didattica.

“Video e-percorsi. Diritti dei minori e sicurezza in internet” racconta di attività didattiche svolte sulla piattaforma eTwinning in collaborazione tra la media Piazza Garibaldi di Udine e i partner europei di Austria e Germania.

L’approccio alle attività, svolte in orario curricolare di seconda lingua comunitaria tedesco è stato caratterizzato da un diffuso utilizzo delle TIC, e in particolare di alcune tipologie di video, come per esempio il messaggio per il sociale in una campagna sui diritti violati dei minori e sulla sicurezza online, il documentario per raccontare l’ambiente, il video messaggio con avatar, per parlare di se stessi e infine il tutorial, predisposto dall’insegnante per facilitare l’utilizzo domestico di nuovi strumenti del web 2.0.

Le attività didattiche da me documentate quest’anno in Gold sono state accolte, come già due precedenti, tra le buone pratiche nazionali. Sorge spontanea la domanda: Cosa accomuna: Primolospass, e-fermi e-learning e Video e-percorsi?

La risposta non è difficile: eTwinning, il progetto dei gemellaggi elettronici in Europa che per come è stato concepito ha conferito anche alle nostre attività didattiche una notevole dose di valore aggiunto, riconducibile a:
• l’obiettivo prioritario di produrre una didattica più efficace e coinvolgente rispetto quella tradizionale, più attenta alle esigenze formative degli studenti nella società globale, che non esita a mettere in discussione prassi e metodi ormai consolidati, alla costante ricerca di nuovi strumenti, flessibile e aperta alla sperimentazione;
• il contesto europeo, la dimensione laboratoriale, comunicativa, partecipativa e inclusiva;
• metodologie di insegnamento che si rimodellano sulle nuove infrastrutture virtuali nella società della comunicazione e dell’informazione, sfruttando l’enorme potenziale della rete come diffusore sostenibile di conoscenza, attraverso l’e-learning e il peer to peer learning e come elemento di aggregazione e condivisione, attraverso il social networking e il cooperative learning;
• la necessità di utilizzare la lingua straniera per comunicare in Europa.

Ho chiamato il progetto “Video e-percorsi” nell’intento di sottolineare l’utilizzo diffuso del video, delle TIC e l’idea che in questi anni mi sono fatta della didattica, intesa come un percorso certo perfettibile, da modificare costantemente da parte del docente, per evitare la noia, che se coinvolge lui, figuriamoci gli studenti.

Non dico di mirare all’effetto WOW a ogni lezione, ma… be’, sì, sarebbe bello.

In linea generale mi ritengo soddisfatta se riesco a far produrre ai ragazzi semplici materiali in lingua straniera, pertinenti al contesto, sfruttando i mezzi di comunicazione del 21° secolo.

Chiedo troppo? Troppo poco? Spero il giusto.

Mi piace l’idea della ricerca di nuovi strumenti e sperimentazione sul campo, penso che cimentarsi in attività diverse possa risultare stimolante per tutti. La risposta che ottengo è in genere molto positiva, tornano a essere curiosi e interessati, si lasciano coinvolgere.

I temi di cui ci siamo occupati, come recita il sottotitolo, erano abbastanza importanti: “Diritti dei minori e sicurezza in internet”. Ci è stato di grande aiuto consultare il sito dell’UNICEF tedesco, che ci ha ispirato per un semplice lavoro iconografico e di fissaggio lessicale. Per la sicurezza in rete è stato interessante utilizzare klicksafe.de, sito tedesco in cui abbiamo trovato gli spot molto efficaci, che ci hanno incoraggiato a produrre i nostri messaggi, frutto del lavoro di gruppo, essenziali, senza troppe pretese e comunque chiari per tutti nel messaggio di fondo.

In generale penso sarebbe auspicabile proporre a tutti i docenti un graduale percorso di aggiornamento tecnologico, che attivi nuove competenze comunicative e gestionali, da applicare alla didattica quotidiana, utilizzando ambienti virtuali e strumenti efficienti. Il tutto sfruttando competenze e buone pratiche già presenti sul territorio. Appoggiare l’orecchio al suolo dunque e mettersi in ascolto.

Le nuove generazioni apprendono meglio guardando che ascoltando, secondo modalità più associative che logico sequenziali. Le tecnologie possono supportare efficacemente il docente, aiutandolo ad ottimizzare la sua attività di professionista della disciplina, come avviene in ogni altro ambito della società (immaginiamo per un attimo l’attività di un impiegato, architetto o scrittore senza il computer).

L’enorme vantaggio consisterà in primo luogo nella ritrovata dimensione sperimentale e laboratoriale della didattica, da gestire in modo più efficace, razionale e partecipato, comunicando, simulando, interagendo, confrontando.

La nostra esperienza si basa soprattutto sulla tecnica dei piccoli passi (a ben guardare anche piuttosto lenti):
1. per due-tre anni ho usato la videocamera a mano, producendo indesiderati drammatici tremolii delle scene. Poi, improvvisa l’illuminazione e la svolta. Ho comprato un treppiedi e le riprese si sono decisamente stabilizzate;
2. ho registrato video tutorial in presa diretta, attraverso il microfono interno al portatile, producendo fastidiosi fruscii e rumori di fondo. Poi anche qui l’intuizione: utilizzare cuffiette e microfono. Anche l’audio è in parte migliorato;
3. il primo giorno ho pensato che con eTwinning forse avremmo perso tempo, poi ho provato e capito che il tempo era speso bene;
4. in “Video e-percorsi” avevamo solo condiviso i lavori. Quest’anno ci siamo imposti di intensificare la collaborazione tra i ragazzi e abbiamo fatto un altro piccolo passo, creando il nuovo progetto: Keine Ahnung, basato su video frutto del lavoro tra i partner.

Carla Asquini

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