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Docenti: bello essere liberi!

Pubblicato il: 12/05/2011 10:11:00 -


Numerosi sono gli articoli e le definizioni che interessano in questi giorni la scuola, la scuola come oggetto d’interesse per trasmissioni televisive piuttosto che per la carta stampata, e la cosa non può essere che motivo di riflessione, anche se non sempre vige il principio che l’importante è parlarne.
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La scuola come luogo comune, come il tempo che non passa, come le stagioni che cambiano, come i professori nullafacenti e i bidelli che non puliscono. L’ultima categoria entro la quale ridefinire “il professore” è la tipologia “professore di Sinistra”. Sì, io ho votato nelle scorse elezioni per lo schieramento di Sinistra, ma a chi può interessare la mia inclinazione politica, piuttosto che il mio voto espresso nella segretissima cabina elettorale, anche a ragion veduta del fatto che tutti parlano male del Governo, come delle stagioni e della Chiesa, e nessuno ha votato per nessuno e tutti hanno votato per tutti? Ma che significa che il professore è di sinistra? Anche il bidello del mio piano è di sinistra, il mio fruttivendolo e il vicino di casa, e anche il prete che predica la morale è di Sinistra e non interessa a nessuno, come il fatto che mio cognato è di Destra e mio marito di Centro sinistra. Eppure l’associazione dei due termini diventa un sintagma con una valenza negativa, una dicotomia impropria carica dell’onta sessantottina, responsabile di una scuola che premierebbe tutti e che avrebbe reso tutti uguali. Qual è l’identikit del professore di sinistra? E, soprattutto, io sono un professore di sinistra? Quali sono le caratteristiche che rendono il mio status politico tanto evidente, cosa mi distingue dagli altri, quelli che hanno votato per uno schieramento vicino a posizioni di Destra, Centro, Centro destra, Centro sinistra? Una prima risposta potrebbe provenire dalla definizione fornita dal Capo del Governo che mi inquadra in quanto “Insegnante di alunni provenienti dai ceti meno abbienti”, allora no, non sono io, io non conosco la condizione sociale ed economica dei miei alunni, per me i miei studenti sono tutti uguali: tutti abbienti, hanno cervello e volontà, scarpe, jeans, libri usati, penne e unghie mangiucchiate; i loro genitori? Tutti uguali: preoccupati, interessati, apprensivi, assenti, sempre gli stessi.

Forse sono un professore di Sinistra perché nei miei programmi propongo alcuni autori piuttosto che altri o perché scelgo testi che nascondono taluni eventi o pensieri filosofici? E allora no, non sono sicuramente un professore di Sinistra, perché io propongo e i miei studenti scelgono, certo loro non studiano tutti gli argomenti allo stesso modo, moltissimi amano la “Pioggia nel pineto” di D’Annunzio, tutti si divertono per la Follia d’Orlando e ridono della presunta licenziosità di Boccaccio, alcuni si annoiano con Manzoni, molti sono commossi da “Ho sceso dandoti il braccio almeno un milione di scale” di Montale, e, di nascosto, certi imparano a memoria “Amor ch’a nulla amato amar perdona”. Allora, forse, sono di Sinistra perché, come dice il Ministro dell’Istruzione “Il professore di Sinistra parla di politica”; non saprei anche riguardo a questo, certo, la funzione dell’oratoria in Cicerone, la politica interna di Augusto, la vulnerabilità dell’Impero romano durante l’età degli Antonini, le Invasioni barbariche: questa è politica. Le discussioni in classe ci sono, si parla di corruzione della corte neroniana, del servilismo e del potere dei liberti arricchiti, di mecenatismo, delle trame del Senato imperiale, delle invasioni di popoli provenienti da terre al di fuori dell’Impero. In mia difesa posso dimostrare che sono tutti argomenti ministeriali. Anche questa volta non corrispondo ad alcun identikit, sono semplicemente un professore libero.

Mirella Colangelo

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