La competenza chiave europea “imparare ad imparare” nei D.S.A.
Nello stato di mancanza di risorse da destinare alla formazione del personale docente nel nostro Paese, un sostegno per favorire l’apprendimento nei bambini con D.S.A. può venire dalla Didattica mentalista, una metodologia che mette al centro il discente nella sua dimensione propriamente ontologica aiutandolo in un processo dell’“apprendere ad apprendere”.
Negli ultimi anni la scuola italiana è stata al centro di riforme che non sempre hanno trovato il consenso degli operatori scolastici, dei sindacati e delle associazioni professionali. Un aspetto sicuramente negativo, dovuto ai cospicui tagli finanziari e alla difficile congiuntura economica del nostro Paese, è stato quello della forte riduzione degli investimenti nella formazione in servizio del personale docente.
Le scuole sono infatti ferme da tempo per mancanza di risorse adeguate per promuovere l’aggiornamento e in alcune realtà hanno cercato di sopperire, almeno in parte, a questo problema consorziando le loro scarse risorse. In questa difficile situazione può l’associazionismo dare un contributo positivo? L’A.I.M.C. di Massa-Carrara, da oltre cinque anni, ha avviato una ricerca-azione sulla metacognizione per aiutare i docenti a gestire gli alunni con difficoltà specifiche e/o generalizzate di apprendimento.
Le attività di ricerca hanno affrontato le recenti scoperte nell’ambito delle neuroscienze e le problematiche connesse alla Didattica Mentalista, mutuata dagli studi del filosofo e pedagogista francese Antoine de La Garanderie (Ampoigné, 1920 – Parigi, 2010) e noti in tutto il mondo come “Gestione Mentale”. Da tempo nella scuola italiana trovano sviluppo molti progetti curricolari ed extracurricolari con la finalità di ampliare il piano dell’offerta formativa. La legge 170/2010 sui D.S.A. e la Direttiva Ministeriale del 27 dicembre 2012 hanno trovato terreno fertile tra gli operatori scolastici da sempre sensibili alle problematiche della disabilità.
Tuttavia, in questo “mare magnum” di iniziative lodevoli, perché i bambini con difficoltà d’apprendimento rischiano di restare i “figli di un Dio minore”? Per il fatto che nei loro confronti ci si limita all’enunciazione di buoni propositi che spesso restano sulla carta. È arrivato il momento che la scuola si faccia carico anche di questi soggetti “deboli” con una serie di iniziative metodologiche efficaci per evitare la loro deriva sugli scogli.
La Didattica Mentalista si propone proprio la finalità di aiutare gli alunni più in difficoltà rimuovendo gli “ostacoli” che impediscono l’apprendimento. I docenti dovrebbero infatti sapere che per stare attenti, memorizzare, riflettere, comprendere, ragionare ed essere creativi è necessario utilizzare dei “gesti o operazioni mentali” che possono essere descritti in modo particolareggiato come quelli di uno sportivo nell’atto di compiere un esercizio fisico.
Questo metodo metacognitivo valorizza gli assunti teorici della fenomenologia (E. Husserl e M. Merleau-Ponty) e il rapporto biunivoco mente/cervello secondo i principi dell’epifenomenismo (K. Popper e J. Eccles).
Ciò comporta il superamento di tutte le attuali metodologie improntate al “monismo pedagogico” che riconosce identità di sostanza e di genere tra il soggetto d’apprendimento e l’oggetto culturale. In quest’ottica, lo stesso concetto di curricolo viene radicalmente rivisto alla luce del ruolo centrale attribuito all’alunno nel processo di insegnamento/apprendimento. Infatti le competenze e gli obiettivi generali non vengono più articolati e declinati sulla base esclusiva delle strutture disciplinari, ma in rapporto all’alunno e alle operazioni mentali.
La Didattica Mentalista, infatti, considera l’apprendimento come il prodotto delle evocazioni auditive e/o visive e delle operazioni mentali (attenzione, memorizzazione, riflessione, comprensione, ragionamento e immaginazione creatrice) che funzionano singolarmente o in un complesso rapporto di reciproca interazione. Una metodologia di questo genere consente di spostare il baricentro dalle materie al discente inteso nella sua più autentica accezione ontologica (concernente la natura e la conoscenza dell’essere) ed epistemologica (la mente come oggetto di analisi scientifico-filosofica), realizzando in modo pieno la formula pedagogica dell’“imparare ad imparare” o dell’“apprendere ad apprendere” che rappresenta una delle otto competenze chiave europee.
Attraverso un dialogo attivo di tipo pedagogico, l’insegnante promuove in ciascun alunno la presa di coscienza del proprio stile di apprendimento, che rappresenta il mezzo mentale spontaneo con cui vengono elaborate le percezioni. Infatti con questa modalità il docente indaga se l’alunno predilige le immagini visive (madrelingua pedagogica visiva) o auditive (madrelingua pedagogica auditiva) misurandone lo sviluppo sul piano delle operazioni logiche semplici (apprendimento di nomi, simboli, numeri, luoghi ecc.) e complesse (risoluzione di problemi, sintesi di letture, svolgimento di relazioni, produzioni artistiche) ampliando così la dimensione motivazionale e metacognitiva dell’apprendimento.
La Didattica Mentalista offre a docenti e alunni la possibilità di diventare più consapevoli nel processo di insegnamento/apprendimento attraverso la sollecitazione della “coscienza critica” delle sei operazioni mentali (attenzione, riflessione, memorizzazione, comprensione, ragionamento e immaginazione). Esse diventano così insegnabili e spendibili nello studio dei vari contenuti disciplinari.
La ricerca-azione dell’A.I.M.C. ha avuto un momento di sperimentazione in molte sezioni e classi della scuola dell’infanzia e primaria del II Circolo Didattico di Massa (Prov. Massa-Carrara) con esiti molto positivi sul piano dell’autostima e della motivazione allo studio.
La Didattica Mentalista può essere considerata pertanto un’originale pratica metodologica in grado di portare una “ventata di novità” in un panorama didattico-metodologico fermo alle pratiche tradizionali e che sa rinnovarsi solo sul piano delle tecnologie multimediali.
Essa può quindi offrire un significativo contributo al rinnovamento metodologico della scuola italiana in un momento storico particolarmente difficile e travagliato per i suoi operatori che, malgrado le critiche e gli scarsi riconoscimenti loro tributati, hanno sempre profuso impegno professionale accompagnato da senso del dovere e da spirito di sacrificio.
Riferimenti bibliografici:
A. de La Garanderie, “I profili pedagogici. Scoprire le attitudini scolastiche”, Ed. La Nuova Italia, Firenze 1991.
A. de La Garanderie, “I mezzi dell’apprendimento e il dialogo con l’alunno”, Ed. Erickson, Trento 2003.
A. de La Garanderie, “La motivazione. Il suo risveglio, il suo sviluppo”, Ed. Il Poligrafo, Padova 2005.
P. Sacchelli, “Il metodo metacognitivo della Gestione Mentale. Il pensiero di A. de La Garanderie”, Ed. Pendragon, Bologna 2001.
P. Sacchelli, “Prevenire e risolvere le difficoltà ortografiche con il metodo della Gestione Mentale”, Ed. Anicia, Roma 2005.
Sitografia:
www.didatticamentalista.it Mariangela Angeloni Insegnante di scuola primaria presso il II Circolo di Massa.
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Mariangela Angeloni