Come affrontare “Cittadinanza e Costituzione”?
Anche se i media, la stampa e certe ideologie neo-nazionalistiche pongono l’accento sulla “differenza”, è in atto nella vita quotidiana, ma soprattutto nei comportamenti culturali, un processo di integrazione che è compito certo non solo della scuola di promuovere, sostenere e valorizzare e renderlo soprattutto esplicito.
I contenuti di “Cittadinanza e Costituzione” corrono il rischio di divenire anche metodologie implicite se, non nell’immediato, nel lungo termine e gradualmente, ma il discorso, ovviamente, non vale solo per “Cittadinanza e Costituzione”. È chiaro che soprattutto nel problema in discussione ognuno di noi porta la sua formazione pregressa che scorre tra cultura e ideologia ed esperienza. Ma credo che uno dei modi per affrontare il nostro tema sia quello di discuterlo e praticarlo nel quadro di un rapporto e di una visione dialettica ed ermeneutica: il confronto con l’esistente scolastico e la tensione culturale che poi diventa educativa e forse anche metodologica e soprattutto interpretativa. Quello che bisogna documentare, cogliendo l’occasione per una transazione interdisciplinare, transdisciplinare e professionale, è certamente l’esistente della pratica scolastica, ma cercando di collocarlo in un quadro di riferimento che scardini l’esistente per aprirsi a proposte alternative e innovative. Il rapporto e la visione dialettica consiste nella capacità, partendo dell’esistente, di farlo entrare in collisione con un approccio cosmopolitizzante e ibridizzante che reinterpreti l’esistente: l’ottica e la pratica dell’esistente serrato nella logica asfittica del civismo costituzionalistico e nazionalistico va affrontata e superata da una cittadinanza cosmopolitica che proietta non solo “il cittadino”, ma anche l’uomo in quanto tale in una dimensione che ha diverse e contrapposte pratiche del vivere insieme che, culturalmente e antropologicamente, pur nella diversità delle culture di partenza, attraverso un tormentato e complesso processo interpretativo e autointerpretativo, dovrebbero tendere a una ibridazione.
Ibridazione culturale prima che educativa, mediata da un approccio ermeneutico di fondo. Anche se i media, la stampa e certe ideologie neo-nazionalistiche pongono l’accento sulla “differenza”, è in atto nella vita quotidiana, ma soprattutto nei comportamenti culturali, un processo di integrazione che è compito certo non solo della scuola di promuovere, sostenere e valorizzare e renderlo soprattutto esplicito. E la mediazione culturale ci serve proprio per illuminare l’addomesticamento e l’assuefazione del quotidiano e interpretare l’esistente in funzione di una dialettica della Liberazione che ci svincoli dalle catene dei razzismi e dei neoterritorialismi latenti e impliciti. Sono forze non tanto oscure che spingono in direzioni opposte, ma partendo dall’esistente scolastico e facendolo entrare in contraddizione col polo della dialettica liberatoria, si potrebbero e dovrebbero configurare processi alternativi e innovativi che, partendo dalla dimensione culturale, potrebbero diventare anche metodologici, didattici e formativi.
Gennaro Tedesco