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C’è un disegno?

Pubblicato il: 01/06/2010 17:43:46 -


Dieci anni di furia riformatrice hanno portato esiti diversi da quelli per cui le riforme erano state pensate e ritenere che sia solo dei Ministri la colpa mi pare molto limitativo. C’è un disegno in tutto questo? A me pare di no. Ci sono provvedimenti e proteste, richiami al passato e tentativi di fughe in avanti, accelerazioni prive di basi e blocchi privi di reali motivazioni.
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In un recente incontro formativo Antonio Cocozza ha sostenuto che i provvedimenti emanati dal Ministro Gelmini non sono una riforma, ma soltanto una modifica di norme esistenti. Il Miur però da moltissimi anni non riesce a introdurre modifiche sistematiche (riforme), perché i Ministri non durano in carica il tempo necessario a concludere il disegno che hanno impostato. È stato così per Luigi Berlinguer che ha avviato l’autonomia scolastica, ma non ha riformato alcuni pesanti fardelli del passato (organi collegiali, curricoli, classi di concorso ecc.), per Tullio De Mauro (riordino dei cicli), per Letizia Moratti (della sua epocale “Riforma” non resta più quasi nulla e tutor, personalizzazione, indicazioni nazionali, ore opzionali, unità di apprendimento, portfolio ecc. sono solo nomi del passato), per Giuseppe Fioroni (ricordiamo tutti il “cacciavite”, ma non quello che ha svitato o avvitato). Non è chiaro capire cosa succederà dei provvedimenti riformatori del Ministro Gelmini, alcuni dei quali hanno restaurato prassi antiche (voti anche alle primarie, voto sul comportamento, orario rigido nelle scuole secondarie di 1° grado ecc.), mentre altri stanno mostrando un “sipario strappato” tra Miur e Autonomie scolastiche (residui attivi non riconosciuti e proposti per la radiazione con una e-mail e non con un provvedimento di legge, divieto di comunicare a mezzo stampa le proprie opinioni da parte dei dipendenti della scuola in alcune regioni, mancati trasferimenti di fondi alle scuole e messaggi di incapacità dei dirigenti di gestire le risorse, invito a non chiedere soldi alle famiglie anche in carenza cronica di risorse, ripristino delle graduatorie a pettine, abolizione delle SSIS, abolizione delle compresenze ecc.).

In tutto questo c’è un disegno o almeno, come cantava Roberto Vecchioni “un senso, un apriscatole, un’idea?”. Dieci anni di furia riformatrice hanno portato esiti diversi da quelli per cui le riforme erano state pensate e ritenere che sia solo dei Ministri la colpa mi pare molto limitativo. Esiste un meccanismo molto contorto di lettura della realtà scolastica: da un lato si introducono costanti modifiche di sistema e si costringono le scuole a percorsi amministrativi e didattici che le appesantiscono, dall’altro lato il peso dell’insegnamento e dell’apprendimento è sempre di più sulle spalle degli insegnanti italiani di alto livello, che sono bravi, non sono molti, ma sono sottopagati perché il livellamento delle retribuzioni voluto dai sindacati sta paralizzando la meritocrazia nel sistema dell’Istruzione. La politica ha da tempo emesso la sua sentenza: da una parte si ritiene che qualsiasi provvedimento del ministero sia lesivo della scuola e della sua autonomia, dall’altra che la scuola sia in mano a una parte politica e che quindi il dialogo non sia possibile. C’è un disegno in tutto questo? A me pare di no. Ci sono provvedimenti e proteste, richiami al passato e tentativi di fughe in avanti, accelerazioni prive di basi e blocchi privi di reali motivazioni.

Il disagio della scuola è riuscito a mettere insieme tre elementi tra loro tenuti a distanza per molti anni: soldi alle scuole, efficacia della didattica, mancata valorizzazione del personale. Perché è successo tutto questo? Quando leggo la famigerata frase “Con uno o più decreti emanati dal…” capisco che si ripartirà ancora una volta da capo, che ci sarà un inizio, ma non una fine, che si cavillerà a lungo su cose banali, che il Ministro che verrà dopo fermerà il processo di emanazione dei decreti e ne inizierà un altro indipendente. Probabilmente un disegno non c’è e già oggi si può dire che molti dei provvedimenti del Ministro Gelmini spariranno con lei perché non collegati a un disegno, ma solo a un’opinione del momento.

Stefano Stefanel

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