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Bullismo e cooperative learning

Pubblicato il: 01/03/2011 16:42:00 -


Le vittime e i bulli sono meno cooperativi della media. Il loro isolamento crea una separazione netta tra il singolo e il gruppo. Per questo motivo il cooperative learning risulta essere un metodo molto efficace per favorire non solo l’apprendimento dei contenuti disciplinari ma anche lo sviluppo della dimensione socio relazionale dei ragazzi.
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Il fenomeno ormai dilagante del bullismo sembra avere origine nei rapporti familiari. Il bullismo, a differenza dei normali conflitti tra coetanei, si caratterizza per l’intenzionalità di fare del male, per la mancanza di compassione verso la vittima e per la durata, nel tempo dell’azione di sopruso. Le recenti ricerche indicano una maggiore diffusione del fenomeno nella scuola elementare e nei primi anni delle medie dove si manifesta come fenomeno socio-relazionale evidente nella soluzione di conflitti. Nel bullismo femminile si nota una instabilità dell’umore paterno mentre in quello maschile si evidenzia un comportamento rigido e assente dal punto di vista emotivo del genitore di sesso femminile.

I figli, in effetti, sembrano assorbire l’atteggiamento ansioso e iperprotettivo, o all’opposto, distaccato e formalmente autoritario dei genitori, per questo i ragazzi sviluppano, pian piano, forme di aggressività che vengono indirizzate verso i pari. Gli stili educativi privi di un coinvolgimento emotivo, le regole imposte in modo sbrigativo e superficiale diventano fattori determinanti per alimentare rabbia e insofferenza, sentimenti repressi che spesso trovano sfogo negli atti persecutori verso le persone più deboli.

Uno degli approcci più incisivi per combattere il bullismo in ambito scolastico è il “cooperative learning” (apprendimento cooperativo). “Il metodo della cooperazione contribuisce a modificare la qualità dei rapporti tra ragazzi perché stimola la manifestazione di comportamenti prosociali e di aiuto del gruppo verso i compagni più deboli, favorisce l’assunzione della prospettiva dell’altro attraverso un ascolto attivo, trasmette fiducia nel gruppo nell’abilità di trovare soluzioni a problemi”.(J. Valsecchi). L’insegnante si inserisce nel contesto della classe non come valutatore ma facilitatore delle relazioni nel gruppo dei pari, fornendo il sostegno necessario al singolo alunno e al gruppo.

Da molte ricerche condotte sul bullismo emerge un dato importante: le vittime e i bulli sono meno cooperativi della media perché nel primo caso si sentono sottoposti al giudizio prevaricatore mentre nell’altro sono fortemente egocentrici e dimostrano ostilità verso gli altri. In entrambe le situazioni sia la vittima che il bullo dimostrano scarsa empatia e desiderio di comunicazione, il loro isolamento crea una separazione netta tra il singolo e il gruppo. Per questo motivo il cooperative learning risulta essere un metodo molto efficace per favorire non solo l’apprendimento dei contenuti disciplinari ma anche lo sviluppo della dimensione socio relazionale dei ragazzi. Gli interventi prevedono percorsi educativi favorenti l’autoconsapevolezza, l’autostima e l’educazione alla comprensione e all’accettazione della naturale aggressività che può essere così gestita e controllata senza arrecare danno agli altri.

Laura Alberico

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