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“L’atmosfera è casa nostra”: un meteorologo a scuola

Pubblicato il: 09/12/2009 17:10:37 -


Carlo Nati intervista Paolo Sottocorona: “Scoprire i meravigliosi e un po’ misteriosi meccanismi dell’atmosfera forse aiuta ad apprezzarla di più, e magari avere qualche remora a inquinarla ancora di più.”.
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Meteorologo in “Omnibus”, Paolo Sottocorona ha partecipato alla V spedizione italiana in Antartide, ha lavorato con la Rai per UnoMattina e Geo&Geo con Licia Colò, con TMC, Radio Capital, e infine con LA7. In questa intervista a cura di Carlo Nati ci racconta di come far avvicinare i ragazzi alla conoscenza della meteorologia e al rispetto dell’ambiente.

D: Quando hai iniziato a guardare il cielo ed il mare con gli occhi dell’esperto?
R: A dire il vero, non troppo presto; il mio incontro con la meteorologia è stato abbastanza casuale: doveva essere una cosa temporanea, un anno e mezzo come ufficiale di complemento nel Servizio Meteorologico (come servizio di leva), mentre continuavo gli studi di ingegneria. Poi l’ingegneria è tramontata (al quarto anno…) e invece la meteorologia mi ha preso totalmente, portandomi poi a diventare ufficiale effettivo (“di ruolo”). Sono rimasto in Aeronautica dal ’72 al ’93. Ma prima di allora diciamo che non avevo avuto “premonizioni”; l’unica cosa che avevo, è che mi è rimasta, era una serena accettazione del tempo come veniva. Preziosa per un meteorologo…

D: La scuola ha contribuito ad alimentare la tua curiosità per gli eventi atmosferici?
R: Direi proprio di no: non mi ricordo che sia parlato di altro che non fosse pura fisica (evaporazione, condensazione), al massimo, forse, un cenno al “ciclo dell’acqua”. Ma stiamo parlando di altri tempi, e non per modo di dire: alle medie c’ero alla fine degli anni Cinquanta, era un’altra scuola!

D: I proverbi “meteo” hanno un qualche fondamento scientifico? Se sì, puoi citarne qualcuno?
R: Pur apprezzando molto folklore e tradizioni, devo dire che difficilmente ci sono riscontri precisi ai proverbi: molto spesso si fa riferimento a situazioni locali scarsamente verificabili e, mi si passi il cinismo, a volte sembrano più dettati dalla ricerca della rima che a veri e propri criteri climatologici. Comunque fra i più noti è da bocciare “cielo a pecorelle, acqua a catinelle”, mentre un po’ a fatica, stiracchiandoli di qua e di là, possiamo salvare “rosso di sera, bel tempo si spera” e “rosso di mattina, la pioggia si avvicina”. Ma insomma, non ci programmate la giornata!

D: Secondo te, cosa dovrebbe fare la scuola per sensibilizzare al rispetto dell’ambiente?
R: Bella domanda! Tutto, direi. Sono cose che più facilmente “passano” dalla scuola alla casa, che viceversa. Pensate solo a come si troverebbe un bambino di famiglia “verde” in una scuola totalmente indifferente: e invece ad una scuola eco-sensibile che “semina “ nelle famiglie sani principi ambientalisti. La seconda situazione sicuramente più efficace, più proficua. Quindi la scuola non dovrebbe considerare l’ambientalismo come una materia che comincia a quell’ora e finisce a quell’altra, ma come qualcosa che infonde tutto: ambienti, attività, comportamenti… Adattando una famosa frase, si potrebbe dire che “l’ambientalismo non è un modo di guardare certe cose, ma un certo modo di guardare tutte le cose”.

D: E come dovrebbe essere proposta la meteorologia?
R: Credo come la matematica, ma in senso buono. Pochi hanno in simpatia la matematica, ma si tratta di far capire che poi tutta la nostra vita è soggetta a piccoli e grandi calcoli, ed avere dimestichezza con i numeri è importante, anche se non si deve fare lo scienziato. Il tempo influisce sensibilmente sulle nostre vite e sulle nostre attività, come si fa a non saperne nulla? Averne anche un minimo di nozione aiuta a non sentirsi totalmente “passivi”, e si evitano atteggiamenti vittimistici (quando devo uscire io, piove sempre… o cose del genere). E poi scoprire i meravigliosi e un po’ misteriosi meccanismi dell’atmosfera forse aiuta ad apprezzarla di più, e magari avere qualche remora a inquinarla ancora di più. L’atmosfera è casa nostra, ci viviamo, che senso ha ridurla ad una discarica?

D: Quali le tue esperienze con le scuole?
R: Sono cominciate non troppi anni fa: in precedenza c’era stato un incontro con gli studenti della scuola media che frequentava mio figlio, sfruttando dei filmati preparati come piccole “pillole” di informazione meteorologica per una trasmissione televisiva di TeleMonteCarlo. Poi un “grande” incontro con l’Istituto Comprensivo Don Milani di Latina, grazie a Linda Giannini. L’incontro infatti è avvenuto con diversi cicli didattici, il che ha reso il tutto molto interessante, e altrettanto “faticoso”; particolarmente stimolante l’incontro con i bambini della scuola materna, ma decisamente difficile dal punto di vista della scelta di un linguaggio adeguato.
http://www.descrittiva.it/calip/0203/paolo_sottocorona.htm

http://www.descrittiva.it/calip/0304/paolo_sottocorona.htm

http://www.descrittiva.it/calip/0405/paolo_sottocorona.htm

In altre occasioni gli incontri sono stati più “omogenei”, come nel caso della scuola inglese “Mary Mount” o di quella francese dell’istituto del Sacro Cuore a Trinità dei Monti, entrambe a Roma. Credo comunque che tali incontri dovrebbero essere istituzionalizzati ed entrare a far parte della normale didattica.

Per rimanere in contatto con Paolo Sottocorona:
http://www.la7.it/sottocorona

http://www.la7.it/approfondimento/dettaglio.asp?prop=meteotraffico

Paolo Sottocorona è autore di “Cosa sanno le nuvole?”:
http://libreriarizzoli.corriere.it/libro/sottocorona_paolo-cosa_sanno_le_nuvole.aspx?ean=9788807921490

Carlo Nati

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