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Le arti contemporanee vanno al liceo (1 di 2)

Pubblicato il: 22/09/2010 16:21:00 -


Apprendere mediante la manipolazione di forme, colori e materiali è considerato nella scuola poco più che un’attività infantile. Per aggirare un assunto così radicato non c’è modo migliore che sperimentarlo provando a fare insieme. Un’esperienza raccontata in due articoli.
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Il “Laboratorio sulle arti contemporanee” del Liceo Tasso di Roma è nato nel 2003 per iniziativa di Fabrizio Fringuelli e mia, e con il sostegno dell’associazione “Brecce per l’arte contemporanea”. Pensato come un’esperienza propedeutica alle arti visive, in modo del tutto naturale ha progressivamente esteso il proprio campo d’indagine ad altre discipline: alla musica, alla letteratura, al cinema, alla filosofia. Sollecitato dal dialogo e dal confronto tra i diversi linguaggi, l’impulso alla creatività nasce quando ci si libera dalle distinzioni specialistiche, dalle definizioni e dai pregiudizi, e dal condizionamento più subdolo di tutti, quello rappresentato dall’autoreferenzialità.

Nel corso degli anni il laboratorio si è svolto secondo modalità differenti, individuate di volta in volta, ma sempre correlate tra loro. Abbiamo organizzato una lunga serie di incontri con autori che hanno portato agli studenti la loro testimonianza e l’esempio della loro passione. Fra gli altri sono stati invitati gli artisti Giosetta Fioroni, Claudio Olivieri, Ettore Sordini, gli scrittori Antonella Anedda, Silvia Bre, Erri De Luca, il compositore Mauro Bortolotti, la storica dell’arte Ester Coen, lo studioso di letteratura romanesca e di Giuseppe Gioacchino Belli, Marcello Teodonio. Ognuno di loro ha scelto la propria maniera per entrare nella scuola.

Con frequenza costante abbiamo realizzato cicli di proiezioni di video e documenti filmici sugli autori citati e anche su altri, come Pablo Picasso, Man Ray, Marcel Duchamp, Luigi Veronesi, Bruno Munari, Marcello Piccardo, Pier Paolo Pasolini, Andrea Piccardo, Tommaso Massimi, Giampaolo Ascolese, Valerio Magrelli, Claudia Muratori, Volker Schreiner, Antonio Tamilia, Andrew Wrigth-Smith.

Nel futuro prossimo l’Aula Magna del Tasso accoglierà nuovi incontri e cicli di concerti dal vivo, affidati anche a giovani interpreti.

In ambito più prettamente laboratoriale, gli studenti sono stati chiamati a svolgere esercizi ed esperimenti pratici.

Il primo ostacolo da superare è il fatto che lo studio, in un liceo classico italiano, esclude per norma ogni tipo di attività creativa, e in particolare quella che passa attraverso il pensiero visivo e la costruzione di immagini.

Apprendere mediante la manipolazione di forme, colori e materiali e, più in generale, prestare attenzione alla percezione sono considerati nella scuola poco più che attività infantili, occupazioni ludiche e ricreative da cui occorre discostarsi man mano che si cresce. Questo oscuramento educativo ha origini lontane, prende le mosse da un’antica diffidenza e da un atavico svilimento dell’esperienza sensoriale fondati sul presupposto che il vero sapere si trasmette esclusivamente mediante numeri e parole. Per aggirare un assunto così radicato, per far comprendere quanto il nostro rapporto con il mondo passi attraverso l’esercizio degli occhi e delle mani, non c’è modo migliore che sperimentarlo provando a fare insieme. Ciascuno avrà le proprie risposte e percorrerà la propria strada, ma tutti potranno entrare nel cerchio magico della creatività che, al contrario dei modelli competitivi e sopraffattivi, è il campo privilegiato dell’incontro e della cooperazione, dello scambio, della conoscenza reciproca.

Fondamentalmente, l’attitudine alla creatività e all’arte è un fenomeno tanto complesso quanto naturale. Così come non serve essere esperti di botanica per apprezzare la qualità di un paesaggio, di una natura rigogliosa, vitale o non corrotta, ugualmente ci si può avvicinare alle forme anche più elaborate del creare sorretti soltanto dalla propria sensibilità, senza timore di essere respinti. Se non occorre sapere niente per respirare un’aria pulita e comprendere che è un bene che va salvaguardato, con un’identica istintiva disposizione possiamo sentire come l’espressione della bellezza sia un puntello indispensabile per la nostra dignità di persone. Il legame tra arte ed eticità nasce dunque semplicemente, se solo ci facciamo condurre per mano dalla nostra più elementare vocazione di esseri umani.

Sollecitati a lavorare insieme, gli studenti finalmente gettano la maschera. Si scopre che molti di loro già disegnano o dipingono, fanno musica, fotografia, recitano, seguono corsi d’arte o frequentano il conservatorio. Fanno tutto questo, spesso, quasi come cospiratori, di nascosto dagli insegnanti e a volte senza neanche condividere la propria passione con i compagni, come fosse una vergogna e nel timore, comprensibile, che qualche professore, avvertito del segreto, glielo faccia scontare come una colpa.

In un liceo classico il laboratorio è rivolto agli studenti degli ultimi tre anni, dal momento che gli studenti del ginnasio nemmeno hanno tra i loro insegnamenti la storia dell’arte. Ma non si tratta di una scuola canonica di disegno o di pittura. Inoltre le ore sono poche e gli impegni molti, quindi ognuno degli esercizi che facciamo insieme deve raggiungere immediatamente il bersaglio. Lo scopo è innanzitutto fare intuire il valore basilare del ragionare per immagini: una forma di pensiero indispensabile, un nodo connettore di infinite conoscenze, utile a scardinare false certezze e ad aprire all’altro.

(continua)

Antonio Capaccio

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