Il caso BREXIT e l’ignoranza quantica.
Ecco, ci siamo. Vediamo all’opera l’ignoranza quantica (vedi L’analfabetismo incipiente II. L’ignoranza quantica). I dati sul referendum inglese sono decisamente allarmanti ma, per noi, direi, scontati. Sono il risultato di un effetto collettivo che non è esattamente la sommatoria delle ignoranze individuali.
Intanto i dati.
L’analisi dell’istituto Yougov (fonte corriere.it 24 giugno 16 di Antonella De Gregorio) riporta i seguenti dati sull’elettorato votante al referendum:
1. Il 64% tra gli over 65 e il 58% tra i 50 e i 65 anni hanno votato per l’uscita dalla UE. I giovani sconfitti (il 75% dei votanti tra i 18-24 per il remain).
2. Il 71% dei laureati ha votato contro il BREXIT, mentre il 55% dei votanti con titolo inferiore ha votato a favore.
3. Il Galles e l’Inghilterra (notoriamente con una situazione economica più ‘forte’) hanno votato per l’uscita mentre la Scozia e l’Irlanda del Nord per restare nella UE.
Ora, a parte la evidente frammentazione del Regno Unito che porta a rivedere tutta una serie di rapporti politici interni (prima anche che esterni), i dati mostrano delle correlazioni piuttosto allarmanti: giovani contro anziani e vecchi, “non istruiti” contro “istruiti”, grandi città (concentrazione della ricchezza) piccole cittadine (ricordando la legge di Pareto, con il restante 20% della ricchezza sociale), contestualmente, paura del diverso contro cultura dell’integrazione. Sono barriere importanti, frammentazioni gravi, spaccature sintomatiche, muri inaspettati soprattutto se si pensa che le percentuali complessive del ‘si’ e del ‘no’ sono comparabili. Una società divisa quasi a metà. E non c’è molto da stare allegri noi italiani con un 53% di persone con titolo di studio inferiore al diploma. Tutto questo, ovviamente, senza tener conto dei fenomeni del’analfabetismo funzionale o della dealfabetizzazione. Insomma, la correlazione è tra età, istruzione, ricchezza e, nella forma più estrema, razzismo. Persone anziane, ricche (o molto agiate), ‘non sufficientemente istruite’ e ostili all’inclusione sociale.
L’ignoranza quantica definisce lo stato nel quale cadono le persone senza capacità di astrazione. L’astrazione è quella capacità individuale che consente di uscire fuori dal singolo dato per ‘guardare oltre’ utilizzando modelli interpretativi fondati su leggi (sociali, psicologiche, neurologiche, scientifiche…), regole. Capacità questa, quella dell’astrazione, che consente di comprendere perché l’unione genera un possibile controllo sociale finalizzato all’equità mentre il “dìvide et ìmpera” genera solo quella forma di controllo che porta al dominio e alla diseguaglianza sociale, economica e politica. Un processo analogo nel quale l’astrazione comporta la ‘scelta di regole’ finalizzate ad un equilibrio vantaggioso per tutti, è quella indicata dalla ‘teoria dei giochi non cooperativa’. Quando le paure hanno il sopravvento, e di solito le paure viaggiano a braccetto con l’ignoranza (tradizionale), nascono quei fenomeni collettivi di psicologia di massa (e abbiamo grandi esempi del passato al riguardo) che in un momento inaspettato e improvviso precipitano nello stato dell’ignoranza ‘quantica’ (un fenomeno simile alla percolazione, in termini classici). Questo stato si realizza all’improvviso quando i numeri superano quella soglia intorno alla quale si produce il collasso generato dalla miopia irrazionale (assenza di astrazione).
Possiamo anche dire che queste persone sono state indotte dalla “politica” in questo stato d’ansia (nel quale la ragione ha potuto fare ben poco) proprio perché la grande assenza di un parlamento europeo (in barba ai propositi di “Ventotene”) si è protratta troppo a lungo lasciando l’Unione Europea governata dall’Europa dell’euro. Problema che rimanda ad altre responsabilità. Ma, qui, siamo interessati al ruolo dell’istruzione, ai dati ad essa relativa e alle sue correlazioni con gli altri parametri socio economici. Questa correlazione supporta il passaggio dal concetto di ignoranza (individuale) a quella ‘quantica’ (con il suo risvolto “collettivo”). La situazione è decisamente critica se si osserva che l’evento è speculare a quello opposto, cioè l’eventuale considerazione dei numeri sul “remain” la cui correlazione è tra “istruiti”, “poveri” (o semplicemente non abbienti), giovani e ‘democratici’ o aperti all’inclusione. E’ una singolarità, una criticità, la cui “specularità” fa riflettere molto sui difficili equilibri sociali e sulla necessità di una profonda rivisitazione dell’istruzione sociale che non può essere semplicemente sanata dalla proliferazione delle tecnologie digitali o dall’americanizzazione dell’istruzione (scuole aperte, senza aule, con un palmare in tasca). A tale proposito rimanderei i lettori agli articoli sulla “curva dell’apprendimento” a questo tema fortemente correlati.
Arturo Marcello Allega