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“Zingarità”, essere zingari in Europa (e nella scuola)

Pubblicato il: 29/06/2011 12:57:14 -


Che cosa significa essere uno zingaro? Le risposte in un libro dello studioso Sergio Rodríguez di cui pubblichiamo la recensione in italiano e in spagnolo (reseña en español después del artículo en italiano) con alcune riflessioni sulla scuola e gli stili di apprendimento.
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Gli zingari sono la minoranza culturale più antica, numerosa e discriminata in Europa, che vive da più di dieci secoli in questo territorio. In Italia, sono in realtà presenti a partire dal 1422 (data in cui sono arrivati a Bologna), oggi si contano più di 140.000 cittadini e cittadine Rom. A questo numero vanno aggiunti coloro che sono arrivati a partire dal 1989 dai paesi dell’Europa orientale.

Sicuramente i Rom sono i grandi sconosciuti del nostro continente. L’ultima indagine di Eurobarometro, rileva che la maggioranza dei cittadini europei non vuole avere uno zingaro o Rom come vicino di casa, avere zingari come colleghi di lavoro o che i propri figli e figlie abbiano come compagni di scuola bambini e giovani zingari. Con la precisione dell’antropologo e la profondità del filosofo, l’autore – che ha lavorato con gli zingari per decenni – studia accuratamente la mentalità degli zingari e fornisce elementi per capirla; lo studio è molto completo, ricco di informazioni e affronta tutti gli aspetti della vita degli zingari.

Superando i modelli tradizionali di analisi sui Rom, l’autore si concentra su aspetti quali le forme di apprendimento, i modelli di vita, i comportamenti etici o estetici, in questo modo riesce a individuare con chiarezza una forma di vita di origine indiana, che è diventata un frammento d’Oriente nel cuore dell’Occidente. Questo spiega la lunga storia di incontri e scontri, di fascino, di attrazione e di discriminazione, che esiste tra rom e non rom.

Più precisamente, il lavoro studia la situazione degli zingari secondo cinque approcci:
• approccio epistemologico (analisi dell’origine, la tipologia e il significato della consapevolezza di sé che hanno i Rom, al fine di interpretare i concetti di verità e menzogna che i Rom condividono),
• approccio antropologico (analisi del modo di concepire, da parte degli zingari, i concetti di persona, libertà, lavoro, comunità e storia, in quanto elementi che plasmano la visione del mondo Rom),
• approccio etico (analisi dei concetti di azione libera, norme di convivenza e di educazione morale, per interpretare come si configurano i concetti di bene e male),
• approccio estetico (analisi delle forme di percezione, criteri estetici e forme di espressione, per interpretare come si configurano i concetti di bello e brutto),
• approccio filosofico religioso (analisi degli atteggiamenti Gypsy di fronte all’assoluto e alla coscienza della propria finitezza, interpretando come si configura la dimensione della trascendenza a prescindere dalla religione).

Tutto questo fa parte di uno studio storico e demografico aggiornato, relativo alla situazione degli zingari in Spagna e nel resto d’Europa, che aiuta a comprendere il contesto in cui vivono gli zingari.

In materia di istruzione, per esempio, lo studio osserva come la prevalenza di stimoli persistenti, l’attenzione rivolta all’individuo, la percezione soggettiva della realtà o di una condizione logica induttiva si proietta sul processo di apprendimento dei bambini e dei giovani zingari, la cui difficoltà di astrazione è ben nota agli insegnanti. Pertanto, qualsiasi intervento fatto a scuola, in classe,volto a superare l’insuccesso scolastico, dovrebbe essere basata sull’esperienza come mezzo di comprensione, piuttosto che sulla trasmissione di concetti astratti.

Inoltre nello stesso ambito, è indispensabile che la scuola diventi sempre più inclusiva, cioè sensibile alla differenza culturale. Ridurre le assenze ingiustificate da scuola, ancora molto elevate tra la popolazione Rom in Europa, è possibile nella misura in cui le famiglie non percepiscano più la scuola come strumento di acculturazione, con conseguente perdita della propria identità. È quindi necessario introdurre nei programmi scolastici, attraverso riconoscimento di crediti, elementi di cultura rom, relativi alla storia, alla lingua, ai costumi, alla distribuzione geografica… così le famiglie porteranno i figli a scuola, non per farli diventare gadje ma per farli diventare zingari nel senso migliore.

Il libro offre anche un contributo metodologico innovativo, introducendo una metodologia qualitativa, che supera i paradigmi di antropologia e sociologia, basati sui modelli di analisi quantitativa, che hanno dominato gli aspetti teorici degli studi sul tema gitano a partire dalla metà del XX secolo. I materiali utilizzati per questa analisi interpretativa sono osservazioni personali e testimonianze di Rom, e anche di coloro che hanno vissuto e lavorato con loro, nonché analisi critica di libri e articoli su questo argomento e produzione artistica e letteraria della cultura zingara.

Grazie a questi materiali, il libro interpreta l’atteggiamento profondo che più o meno consapevolmente fonda la mentalità degli zingari, a prescindere dalla natura eterogenea dei Rom stessi, a seconda delle variabili personali, sociali e culturali. In questo modo dà quindi una risposta, per la prima volta, alla questione centrale relativa alla condizione degli zingari: cosa significa essere uno zingaro.

Destinatari di questo lavoro sono gli insegnanti, di scuola primaria e secondaria, operatori della Formazione professionale e della istruzione terziaria, docenti universitari di antropologia, sociologia e filosofia; gli assistenti sociali; facilitatori socio-culturali; mediatori scolastici; agenti di job placement; operatori per il tempo libero; educatori sociali.

Il libro:
Sergio Rodríguez, “Gitanidad. Otra manera de ver el mundo”, Kairós, Barcelona 2011


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GITANIDAD. OTRA MANERA DE VER EL MUNDO DE SERGIO RODRÍGUEZ (KAIRÓS, 2011)

Los gitanos constituyen la minoría cultural más antigua, numerosa y discriminada de Europa, de la que forman parte desde hace más de diez siglos. En Italia, de cuya realidad forman parte desde 1422 (fecha en que llegaron a Bologna), hay más de 140.000 ciudadanos y ciudadanas gitanos. A ese número hay que añadir los llegados desde 1989 desde los países del este de Europa.

Sin embargo, los gitanos son los grandes desconocidos de nuestro continente. Según el último Eurobarómetro, la mayoría de ciudadanos y ciudadanas europeos no desean tener a un gitano o gitana como vecino, tener compañeros gitanos de trabajo ni que sus hijos e hijas compartan aula con niños/as y jóvenes gitanos.

Con la precisión del antropólogo y la profundidad del filósofo, el autor –que lleva trabajando con gitanos desde hace décadas– interpreta con brillantez la mentalidad gitana y nos proporciona pautas para entenderla. Y lo hace de una forma tan completa, abordando todas las dimensiones de la vida gitana, como divulgativa.

Trascendiendo las tradicionales pautas de análisis sobre el pueblo gitano, Sergio Rodríguez se centra en aspectos como las formas de aprendizaje, el modelo de persona, el comportamiento ético o la expresión estética, hasta delimitar una forma de vida de claro origen índico que convierte a los gitanos en un fragmento de Oriente en medio de Occidente. Eso explica la larga historia de encuentros y desencuentros, de fascinación y discriminación, que ha habido entre gitanos y no gitanos.

Más en concreto, la obra reflexiona sobre la realidad gitana desde cinco vertientes, como se describen a continuación:
• la epistemología (análisis del origen, los mecanismos y el sentido del conocimiento entre los gitanos, para interpretar cómo se configuran los conceptos de verdad y de mentira entre los gitanos),
• la antropología (análisis de la forma de concebir, entre los gitanos, los conceptos de persona, libertad, trabajo, comunidad e historia, en tanto que elementos que configuran la cosmovisión gitana),
• la ética (análisis de los conceptos de acto libre, normas de convivencia y educación moral, para interpretar cómo se configuran los conceptos de bien y de mal entre los gitanos),
• la estética (análisis de las formas de percepción, el criterio estético y las formas de expresión, para interpretar cómo se configuran los conceptos de belleza y de fealdad entre los gitanos) y
• la filosofía de la religión (análisis de las actitudes gitanas ante lo absoluto y la conciencia de la propia finitud, interpretando sobre todo cómo se configura la respuesta trascendente, independientemente de la religión).

Todo ello se enmarca, de forma previa, en una aproximación histórica y demográfica precisa y actualizada, a la realidad gitana en España y en el resto de Europa, que ayuda a comprender el marco en el que se despliega la existencia gitana.

En el ámbito educativo, por ejemplo, se analiza cómo la preponderancia de los estímulos persistentes, la fijación en los particulares, la percepción subjetiva de la realidad o la lógica de carácter inductivo condicionan los procesos de aprendizaje de los niños y jóvenes gitanos, cuya dificultad por la abstracción es conocida por los maestros. Así, cualquier intervención en el aula que pretenda superar el fracaso escolar debe partir de la propia experiencia como medio de comprensión, más que de la transmisión de conceptos abstractos.

Al mismo tiempo, en ese mismo ámbito, se hace imprescindible que la institución escolar se vuelva aún más inclusiva, es decir, sensible a la diferencia cultural. La superación del absentismo escolar, todavía muy alto entre la población gitana en Europa, será posible en la medida en que las familias dejen de percibir la escuela como un instrumento de aculturación. Para ello, es imprescindible introducir en los curricula escolares, a través de los créditos variables, elementos de cultura gitana: historia, lengua, costumbres, distribución geográfica… Las familias verán así que llevan a sus hijos a la escuela, no para convertirse en gadjè, sino para ser los mejores gitanos posibles.

Como valor añadido, la obra realiza también una innovadora aportación metodológica, introduciendo una metodología cualitativa, lo que permite superar los paradigmas de la etnología y la sociología que han dominado la reflexión de temática gitana desde mediados del siglo XX, basadas en paradigmas de análisis cuantitativos. Los materiales que utiliza para este análisis interpretativo son las observaciones personales y los testimonios de gitanos y gitanas, así como los de quienes han convivido y trabajado con ellos y el análisis así como del análisis crítico de los libros y artículos producidos sobre esta materia y de la producción artística y literaria de la cultura gitana.

Gracias a este corpus, el libro interpreta las actitudes profundas que ?de forma más o menos consciente? laten bajo la mentalidad gitana, con independencia del carácter heterogéneo de los propios gitanos y gitanas, en función de variables personales, sociales y culturales. Y da así respuesta, por vez primera, a la cuestión central sobre la realidad gitana: qué significa ser gitano.

Destinatarios
• Maestros de Infantil, Primaria y Secundaria.
• Profesores de Bachillerato y Ciclos.
• Profesores universitarios de Antropología, Sociología y Filosofía.
• Asistentes sociales.
• Dinamizadores socio-culturales.
• Mediadores escolares.
• Agentes de inserción laboral.
• Trabajadores sociales.
• Monitores de tiempo libre.
• Educadores sociales.

Sergio Rodríguez, “Gitanidad. Otra manera de ver el mundo”, Kairós, Barcelona 2011

Sergio Rodriguez

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