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La soffitta dell’integrazione (4)

Pubblicato il: 05/06/2012 16:38:31 -


Claudia Trombetta, madre di una bambina con Sindrome di Down: “Queste maestre si sono messe in prima linea insieme a noi, si interrogano sul ‘bene’ di mia figlia, si ‘inventano’ di giorno in giorno qualche nuova sollecitazione da proporle perché si sentono direttamente responsabili della sua crescita.
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Sta ancora piovendo… Non vuole proprio venire la bella stagione. Chissà, mi chiedo, se ho chiuso bene il lucernario… uffa, mi toccherà andare ancora su in soffitta! Ci vado ed eccolo lì… il cassetto di Irene. È un bel po’ in disordine… Del resto, dopo tutto il tempo che siamo rimasti a frugarci dentro insieme! In quel cassetto abbiamo trovato tante cose, come la storia di una bambina che, grazie alle preziose chiavi di lettura che ci ha fornito la sua mamma, ci ha parlato a lungo di fiducia, relazione e creatività. Una storia, quella di Irene, al gusto di scandalo che è un enorme stimolo per la cultura dell’inclusione e ci permette di spolverare una parola troppo spesso dimenticata in soffitta: “responsabilità”.

Così racconta, ancora una volta, la mamma di Irene:

“Nel nostro ultimo incontro, le maestre mi riconfermano la positività di tutta questa esperienza con noi ed Irene ed – insieme questa volta! – concordiamo di procedere senza insegnante di sostegno anche per il prossimo anno scolastico. Mi sento, di nuovo, in profonda sintonia con loro: è un dubbio con cui noi genitori ci confrontiamo costantemente, per poi superarlo ogni volta che prendiamo una decisione educativa. Queste maestre si sono di nuovo messe in prima linea insieme a noi, si interrogano sul ‘bene’ di mia figlia, si ‘inventano’ di giorno in giorno qualche nuova sollecitazione da proporle perché si sentono direttamente responsabili della sua crescita. Non c’è nessuno a cui delegare, come troppo spesso accade con l’insegnante di sostegno, purtroppo”.

Bella storia, miei cari, quella di Irene, dove la responsabilità è il filo conduttore, che piano piano ci ha portati attraverso la scoperta delle abilità, della relazione e infine dell’integrazione. Chi ha vinto la partita sull’autonomia di Irene se non Irene stessa?

Ecco il saluto finale di sua mamma, che ora tiriamo fuori dal cassetto:
“Prima di chiudere, una preghiera. Per favore, non liquidate questa significativa e particolare esperienza d’integrazione dicendo: ‘Eh, ma alla materna è più facile’ oppure ‘Irene è una bimba in gamba, con altri bambini proprio non si può’ e ancora ‘Questa è una famiglia presente’. Non ditelo, per favore”.

Questa storia così affascinante e capace di scandalizzarci quasi quasi la mando ad un concorso (Io sono uno ‘scandalo’… parole, immagini e colore!), a cui invito tutti a partecipare.

E voi, quanti scandali tenete nascosti in soffitta?

Scrivete a claudio@accaparlante.it o sulla mia pagina Facebook.

PER APPROFONDIRE:
Lo speciale di Education 2.0: “A scuola di integrazione

Claudio Imprudente

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