Don Milani ci insegna che…
Per una scuola di tutti dovrebbe essere rispettato un semplice principio, che non si bocci nella vita, mai. Come ci ha insegnato Don Milani: “La scuola che espelle Gianni non ha diritto di chiamarsi scuola”.
“Non dimenticate mai che la disabilità attraversa la vita, è nella vita, non è un destino fuori di noi. Potrebbe capitarvi un giorno di avere bisogno di una carrozzina, di pannoloni, di riabilitazione, di avere un figlio o un parente con disabilità…”. Queste alcune delle splendide parole contenute nella “Mozione finale” del VII convegno sulla “Qualità dell’integrazione scolastica” tenutosi a Rimini tra il 13 e il 15 novembre.
Sono, quelle pronunciate da Dario Ianes in una sala con più di quattromila persone in assoluto silenzio, parole che toccano la mente e il cuore, soprattutto di chi, come me, vive la disabilità sulla propria pelle ogni giorno. Ma, ne sono sicura, sono parole che lasciano il segno anche in chi lavora con tanta professionalità, passione e dedizione a fianco degli alunni con disabilità: docenti curricolari e di sostegno, addetti all’assistenza e alla comunicazione, lettori/ripetitori, psicologi e psicopedagogisti… Sono parole, queste, che fanno sentire in tutti questi operatori il peso della responsabilità e dell’assoluta importanza del loro lavoro: sì, perché qualunque persona, anche quella che presenta una situazione particolarmente grave e difficile, ha il sacrosanto diritto di ricevere, per quanto possibile, istruzione ed educazione, che sono ormai riconosciuti dalle legislazioni dei Paesi più avanzati diritti umani fondamentali, propri cioè dell’uomo in quanto tale.
E questo, io credo, è anche il senso della “Bozza di documento” presentata da FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali dei Disabili) e FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) nell’incontro svoltosi al MIUR il 19 novembre, dove, fra l’altro, si chiedeva:
1. “rispetto del D.P.R. n. 81/09 circa il numero massimo di alunni nelle classi frequentate da alunni con disabilità e previsione di autorizzazioni di deroghe per l’art. 2, comma 6, dello stesso decreto;
2. ripristino del D.M. n. 141/99 circa il tetto massimo di alunni con disabilità che possono essere presenti in ogni classe;
3. inserimento nell’emanando D.P.R. sulla formazione iniziale dei docenti di scuola secondaria di I e II grado di n. 32 CFU concernenti l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità, dal momento che è irrinunciabile una adeguata formazione iniziale sulle tematiche dell’inclusione per coloro che debbono affrontare classi caratterizzate da complessità e eterogeneità;
4. conclusione di accordi sindacali con il MIUR che introducano l’obbligatorietà sulla formazione e sull’aggiornamento in servizio per tutti i docenti e i dirigenti scolastici in relazione agli aspetti socio-psico-pedagogici e didattici dell’integrazione scolastica, nonché l’obbligatorietà della formazione in servizio per le collaboratrici e per i collaboratori scolastici per l’assistenza igienica agli alunni con disabilità;
5. intervento immediato finalizzato al blocco di tutte le pratiche che attuano classi differenziali di fatto o gruppi laboratoriali riservati o ai soli alunni con disabilità o a questi unitamente agli alunni più fragili;
6. adozione di normativa che garantisca il rispetto della continuità educativo-didattica per il periodo corrispondente all’ordine di scuola frequentato almeno dei docenti per il sostegno didattico, siano essi a tempo indeterminato che determinato…”.
7. Non è chiaro, ancora, quanto tali richieste si concretizzeranno in atti incidenti sulle attuali politiche governative relative all’inclusione scolastica degli alunni con disabilità e, più in generale, con bisogni educativi speciali: una vena di ottimismo c’è, dato il buon esito dell’incontro avvenuto il 19 novembre.
Ma non è questo ciò che mi preme sottolineare: è piuttosto l’auspicio che quel principio che dovrebbe ispirare ogni provvedimento che tocca un settore, appunto, quello dell’integrazione nella “scuola di tutti”, quel principio per cui – come recita testualmente la sopracitata Mozione – “Non si bocci nella vita, mai!” guidi coloro che hanno il potere di disporre… Perché, come ci ha insegnato Don Milani, “La scuola che espelle Gianni non ha diritto di chiamarsi scuola”.
Lorenza Vettor