Il numero 60
Indice del n. 60 di Education 2.0 del 22 settembre 2021
Mario Fierli Come sarà la scuola del futuro. Esercizi di previsione
Claudio Salone Deschooling society, un cinquantennale
Gian Carlo Sacchi La Finlandia innalza l’obbligo scolastico
Giuliana Renzella Il counseling come strumento pedagogico-didattico
Marta Peruzza, Sara Scrimin L’esperienza di Padova. L’isola della calma
Vittoria Gallina L’importanza delle parole nella difesa di chi è privato della libertà. Intervista a Mauro Palma, Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà
Presentazione del numero
Mario Fierli riprende uno studio di vent’anni fa dell’OCSE che proponeva in forma schematica diversi possibili scenari per il futuro della scuola: mantenimento dello status quo, riscolarizzazione, descolarizzazione. Fierli mostra come questi schemi siano ancora oggi attuali ma anche che la realtà tende a intrecciare e a ingarbugliare scenari molto diversi. C’è da studiare e da cimentarsi. Sullo scenario della descolarizzazione Claudio Salone fa un’utile riflessione su un celebre testo di Ivan Illich che affrontava il tema della scuola istituzionalizzata con radicale carica polemica. Invece, nello scenario della scuola che riscolarizza Gian Carlo Sacchi si sofferma sul caso della Finlandia che, forte di una organizzazione scolastica territoriale e decentrata, ha scelto di innalzare l’obbligo a 18 anni. Segue il terzo articolo relativo all’esperienza didattica compiuta a Padova in cui Marta Peruzza e Sara Scrimin, sottolineano l’importanza di avere a scuola spazi e tempi dedicati in cui i ragazzi possono ritrovare se stessi senza lo stress della competizione scolastica. Giuliana Renzella mostra come è stata organizzata e quali risultati positivi ha raggiunto il lavoro di relazione con gli studenti incentrato sul counseling. A concludere l’intervista a Mauro Palma, Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà, che la nostra rivista si pregia di pubblicare ogni anno a cura di Vittoria Gallina. Quest’anno Palma, nella relazione annuale al Parlamento i cui contenuti riporta nell’intervista, si è soffermato tra l’altro, sull’importanza delle scelte di linguaggio nella relazione con chi è stato privato della libertà. Da queste scelte, solo apparentemente neutre, consegue la capacità o meno di rapportarsi a difficili esperienze umane.