L’Apprendimento Cooperativo: facilita la didattica e le relazioni
L’Apprendimento Cooperativo è un metodo didattico consolidato e diffuso in molte nazioni. In Italia viene a volte erroneamente confuso con il lavoro di gruppo. Analisi dei due metodi pedagogici e descrizione dei 5 elementi che rendono qualsiasi gruppo un team cooperativo, in cui gli studenti apprendono e crescono insieme.
L’Apprendimento Cooperativo utilizza piccoli gruppi di tre o quattro studenti che cooperano apprendendo insieme.
Però sorge un equivoco che necessita un approfondimento. Alcuni insegnanti, quando sentono parlare di Apprendimento Cooperativo, storcono il naso, sostenendo con forza che il lavoro di gruppo non funziona perché i ragazzi configgono, non cooperano, delegando il compito e la responsabilità agli studenti più bravi.
Quello che questi insegnanti non sanno, è che il tradizionale lavoro di gruppo non ha niente a che fare con i gruppi di Apprendimento Cooperativo.
A questo riguardo Johnson, padre del modello cooperativo denominato “Learning Together”, mette in guardia insegnanti e conduttori di gruppi sull’esistenza di ben quattro diverse tipologie di gruppi di apprendimento.
La seconda casistica di gruppi di lavoro è il “tradizionale lavoro di gruppo” in cui gli studenti collaborano, anche se non c’è una struttura d’interdipendenza sociale che vincola i ragazzi alla cooperazione.
In altri termini alcuni studenti più collaborativi tendono a interagire con gli altri, mentre quelli più individualisti, pur senza ostacolare i primi, prediligono un apprendimento solitario.
Dalle analisi prestazionali di Johnson, nel tradizionale lavoro di gruppo si raggiungono livelli di risultato simili all’apprendimento individuale.
Queste due prime casistiche coincidono con l’esperienza di lavoro di gruppo di molti insegnanti e, in effetti, in questi casi il gioco non vale la candela, in quanto con la tradizionale lezione si ottengono simili risultati ma con un minor investimento di energie.
Ora veniamo alla terza casistica: i “gruppi di Apprendimento Cooperativo”.
Questa tipologia di gruppi presenta cinque caratteristiche o elementi di base, che distinguono fortemente l’Apprendimento Cooperativo dal lavoro di gruppo tradizionale.
a) La prima di queste caratteristiche è l’interdipendenza positiva: significa che, nei gruppi di AC, gli studenti sono vincolati alla cooperazione, perché nessuno di loro può eseguire il compito assegnato senza collaborare col resto del gruppo. In altri termini: si vince tutti insieme o si perde tutti insieme.
Nel tradizionale lavoro di gruppo gli studenti hanno solitamente un’interdipendenza di obiettivo, ovvero un obiettivo comune, che però non sempre perseguono collettivamente.
Nell’Apprendimento Cooperativo l’interdipendenza dell’obiettivo viene rinforzata con:
– l’interdipendenza delle risorse: ad esempio uno studente ha il libro, uno la biro ed uno il foglio su cui lavorare;
– l’interdipendenza di compito: per cui uno legge, uno sottolinea e uno trascrive gli appunti; -l’interdipendenza di identità: perché il gruppo ha un nome e si differenzia dagli altri gruppi;
– l’interdipendenza di premio: che consente di premiare tutto il gruppo, se tutti i membri hanno partecipato costruttivamente;
– l’interdipendenza di fantasia: mettendo il gruppo in una situazione particolare, come svolgere un problem solving nel deserto in una situazione critica o far parte della narrazione di una fiaba o di una storia.
b) L’interdipendenza positiva per quanto importante non è sufficiente per garantire una positiva collaborazione. Il secondo elemento di base dell’Apprendimento Cooperativo è, infatti, l’interazione promozionale, ovvero il senso di gruppo.
Come allenatori e manager d’azienda sanno bene, non basta costringere i membri del team a collaborare, lo step successivo è creare un senso di appartenenza al gruppo, che faciliti delle relazioni sociali positive e costruttive.
Nell’ambito scolastico dell’Apprendimento Cooperativo questo è possibile, facendo in modo che ogni gruppo, ad esempio, si dia un nome, crei un logo, o abbellisca la propria postazione.
Queste semplici attività possono essere inserite a inizio lezione, dedicandovi non più di dieci minuti ma risultano molto utili in termini relazionali.
Altre attività facilitanti sono quelle che favoriscono la conoscenza reciproca tra gli studenti, perché consentono di costruire fiducia e sostegno tra i ragazzi.
c) Quindi abbiamo strutturato l’attività cooperativa con l’interdipendenza positiva, abbiamo usato l’interazione promozionale per creare un clima positivo tra gli studenti, ma se questi non hanno le capacità relazionali per collaborare difficilmente il gruppo cooperativo avrà successo.
Per questo motivo il terzo elemento di base dell’Apprendimento Cooperativo è l’insegnamento delle abilità sociali necessarie alla collaborazione.
Per Johnson è meglio partire dalle abilità più semplici di gestione del gruppo, come stare al posto, parlare sotto voce e ascoltare, per proseguire via via con attività più complesse, come gestire costruttivamente i conflitti, svolgere il problem solving in maniera collaborativa, ecc. In questo modo l’apprendimento nei gruppi diviene una palestra anche dal punto di vista sociale e affettivo.
d) Per migliorare ulteriormente la cooperazione, il Cooperative Learning prevede anche un quarto elemento di base che è la responsabilità individuale.
Infatti, per evitare atteggiamenti di delega della responsabilità, l’Apprendimento Cooperativo prevede delle specifiche strategie che permettono all’insegnante di monitorare la partecipazione di ciascuno studente.
Due semplici esempi possono essere: chiedere a ogni ragazzo di usare una penna di colore diverso nello svolgimento di un compito cooperativo o dire ai ragazzi che, al termine del lavoro, verranno sorteggiati degli studenti tra ogni gruppo, per riportare quanto appreso. In questo modo, non sapendo chi sarà chiamato a rispondere alle domande dell’insegnante, tutti i membri del gruppo sono spronati a impegnarsi, perché il loro non impegno sarà immediatamente riconoscibile.
e) Il quinto e ultimo elemento di base, che differenza i gruppi cooperativi dai tradizionali lavori di gruppo, é la valutazione del percorso svolto. Al termine di ogni lavoro cooperativo, i ragazzi avranno modo di scambiarsi feedback costruttivi sui comportamenti e non sulle persone, che permettono loro di apprendere dall’esperienza svolta.
Le meta-analisi svolte da Johnson, come anche gli studi di Slavin, Cohen e Sharan, hanno dimostrato che l’apprendimento in gruppi cooperativi supera, in termini prestazionali, quello raggiunto con la lezione tradizionale. Tali risultati sono stati raggiunti per tutte le discipline scolastiche e per tutte le fasce d’età.
Tali differenze di risultato sono ancora più evidenti nella quarta casistica dei “gruppi di Apprendimento Cooperativo ad alto rendimento”. Man mano che i ragazzi consolidano la capacità di lavorare in team, crescono ulteriormente anche i risultati e il livello di difficoltà dei compiti assegnati.
Le ricerche e le meta-analisi di David e Roger Johnson dimostrano inequivocabilmente l’efficacia dell’Apprendimento Cooperativo, oltre alle svariate differenze con il tradizionale lavoro a gruppi.
Viene così sfatato il falso mito per cui l’Apprendimento Cooperativo non funziona; a non funzionare, o quanto meno ad avere risultati positivi solo per gli studenti già motivati è il tradizionale lavoro di gruppo, mentre l’Apprendimento Cooperativo è un metodo specifico e consolidato, che consente di ottenere grandi risultati in termini didattici e socio-relazionali per l’intero gruppo classe.
A riguardo vi sono molti diversi modelli di Cooperative Learning; sono stati sviluppati da ricercatori di nazioni diverse ma tutti hanno in comune i cinque elementi di base descritti in quest’articolo. Qualunque sia il modello di Cooperative Learning che sceglierete potrete progettare delle esperienze didattiche che miglioreranno l’apprendimento dei ragazzi facilitando le loro relazioni sociali.
Per approfondire e valutare le tecniche più efficaci dei diversi modelli di Cooperative Learning. si veda:
Stefano Rossi, , “Tutti per uno e uno per tutti. Il potere formativo della collaborazione”, La Meridiana, Bari, 2014.
– Website: www.pedagos.it
Bibliografia
Cohen E. (1994), “Organizzare i gruppi cooperativi”, Erickson, Trento. Johnson D. W., Johnson R. T., Holubec E. J. (1996), “Apprendimento cooperativo in classe. Migliorare il clima emotivo e il rendimento”, Erickson, Trento.
Rossi S. (2014), “Tutti per uno e uno per tutti. Il potere formativo della collaborazione”, La Meridiana, Bari. Sharan Y.,
Sharan S. (1998), “Gli alunni fanno ricerca. L’apprendimento in gruppi cooperativi”, Erickson, Trento. Slavin R. E. (1983), “Cooperative Learning”, Longman, New York.
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Immagine in testata United Nations Development (licenza free to share)
Stefano Rossi