Pinocchio 2.0, le storie inventate per bambine/i: La penna e la tastiera
Nell’ambito del progetto Pinocchio 2.0 è stato chiesto a mamme, papà, sorelle, fratelli, zie, zii, nonne e nonni, amici di inventare brevi storie e poesie che poi vengono lette in classe dalle maestre e illustrate da bambine e bambini della scuola dell’infanzia di Latina e da quelli che fanno parte della rete di progetto. Ecco la storia inventata da Mastro Ticchio.
Da un po’ di anni la tastiera si dà tante arie! Non era così una volta, quando nacque alla fine del 1800 quando un tale inventò la macchina per scrivere! Ora queste macchine non ci sono più, ma per molti anni hanno fatto la loro bella figura in tutti gli uffici! E qualcuno l’aveva pure in casa, uno scrittore, ad esempio. E c’erano anche quelle portatili, più leggére, che un giornalista portava sempre con sé per scrivere i suoi articoli.
A quei tempi la maggior parte di noi scriveva con la penna e con la carta. Anche a scuola la maestra ci insegnava a tenere bene la penna in mano perché potessimo scrivere nel modo più chiaro possibile!
“Perché poi” ci diceva “c’è un’altra persona che deve leggere e, se non si scrivono chiaramente tutte le letterine, chi legge fa una fatica bestiale!”
A quei tempi la tastiera era molto modesta! Sapeva che era solo uno strumento che scriveva letterine tutte eguali e invidiava la penna perché era sempre maneggiata con cura e ogni letterina scritta era sempre diversa da un’altra! E con la penna poi si facevano disegni, scarabocchi e tante altre cose ancora, e la tastiera moriva di invidia! Non era capace di tanto!
Ma poi qualcuno nel secolo scorso ha inventato un’altra macchina, più potente e più veloce, il computer. Sa fare tante cose e sa anche scrivere… ma come? Sempre con una tastiera! Così diversa dalla prima! Sa scegliere i caratteri, anche tutti diversi tra loro, li sa fare piccoli e grandi, anche a colori! E con la tastiera si può anche disegnare, navigare, in quel mondo meraviglioso che si nasconde dietro il video!
E questa tastiera, così rinnovata e perfezionata ha messo su una gran boria! E prende in giro la penna!
“Cara penna! Ora la pianterai di darti tante arie! Io so fare mille cose e tu no! E i bambini imparano presto ad usarmi! Ormai fin da piccoli sono armati di cellulari e di Ipad e con un colpo di polpastrello scrivono tutto quello che vogliono! E tu? Rimani sempre chiusa al buio dentro un astuccio e ne esci solo quando qualche maestra si ricorda che esisti, insieme con matite e pennarelli! Una volta i bambini si macchiavano con l’inchiostro! Era una disperazione per le maestre e per le mamme! Ora non più! Io sono pulita e tu? Sei la porcacciona di sempre! Fanno bene a metterti da parte!”
“Hai proprio ragione”, piagnucolò la penna! “Nessuno più mi cerca! Non ho più futuro! Io ho a che fare solo raramente per qualche appuntino e tu, invece, navighi in ogni parte del mondo! Sai fare mille cose! Sono molto triste!”
Ma un foglio bianco che stava lì vicino intervenne un po’ arrabbiato!
“Ma quale tristezza! La tastiera è solo una macchina! E si dà tante arie! Ce l’ha con le penne e anche con me! Lo sai che fine faccio? Mi infilano dentro un’altra macchina, si chiama stampante: entro bianco e in un attimo esco tutto nero di inchiostro e non capisco nulla di quello che c’è scritto! Che bello, invece, quando ero carezzato da te, penna mia! Mi scrivevi, mi cancellavi, poi riscrivevi e facevi pure qualche scarabocchio, qualche disegnino e mi divertivo tanto a giocherellare con te! Insomma io e te parlavamo, ci confidavamo! Io ti dicevo quando eri giunta alla fine della pagina e quando dovevi prendere una mia sorellina per continuare il tuo lavoro! Era bello, penna mia! Era bello! E sempre con tanta leggerezza! Ora sono tutto impacchettato con altri fogli e sapessi che dolore quando mi stracciano e mi buttano via! Quando la tastiera ha sbagliato o la stampante è impazzita! Bei tempi, penna mia, quando ci carezzavamo io e te con tanta delicatezza!”
“Allora, posso essere serena! Mi stai rincuorando! Non è finito il mio tempo!”
“Non pensarci neanche! Non morirai mai! E sarai ricercata come una cosa rara e preziosa! Vedo già una bambina che ti cerca… ecco… ti prende leggermente tra le dita… comincia a scrivere! Che bello! Tra poco ogni parola, ogni lettera saranno carezze per me! Attenta però, quando metti i punti! A volte fanno male! Preferisco il solletico delle virgole!”
***
Nella foto, la tirocinante Angela Dian racconta la storia illustrandola alla lavagna.
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Mastro Ticchio