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Copiare: parola al Dirigente

Pubblicato il: 22/11/2012 15:56:52 -


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Il punto di vista del Dirigente scolastico sulla familiarità degli studenti con il concetto di “copia”. Analisi e proposte per migliorare la scuola e la società.
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Costruire una scuola moderna, che crede nella didattica innovativa e persegue l’insegnamento-apprendimento di docenti e alunni, non esime il suo Dirigente da una problematica antica che nel corso degli anni si è radicata nella società, trovando nella scuola un terreno sempre più fertile: il copiare.

Spesso i docenti della mia scuola vengono a lamentarsi che qualche ragazzo utilizza il cellulare per ‘copiare’ i compiti in classe e allora inizia una trafila burocratico-amministrativa che inizia con il sequestro del telefono, la comunicazione ai genitori sul comportamento dei figli, prosegue con la dichiarazione di piena responsabilità da parte del ragazzo e della famiglia che concorda con l’assunto che “non è giusto copiare” e che si impegnerà a collaborare con la scuola e termina con le inevitabili lamentele del docente. L’assurdo di tale dinamica è che nonostante impegno, tempo e propositi i riscontri positivi non esistono quasi mai e il giorno dopo tutto ricomincia!

L’analisi di tale sistema educativo mi ha fatto pensare che c’erano evidentemente dei punti di criticità che non potevano risiedere nelle dinamiche procedurali, corrette e sempre puntali da parte della scuola, ma dovevano essere cercate da qualche altra parte, così ho pensato di creare un’occasione di riflessione e d’indagine sull’argomento. L’intera scuola è stata coinvolta in un’analisi di sistema che ha previsto due parti e due date: una prima fase si è attuata il 18 maggio, giorno in cui, durante la seconda ora dell’attività scolastica curriculare, l’intero istituto e? stato invitato alla lettura dell’articolo di Maurizio Tiriticco, pubblicato su Education 2.0 dal titolo “Ragazzi si copia”; una seconda fase è terminata il 22 maggio, data entro la quale ogni classe doveva produrre un articolo corredato di riflessioni e commenti partendo dalla lettura fatta. Lo stimolo a un impegno vero dei ragazzi è stata la promessa che gli articoli più significativi per onesta? e veridicita? sarebbero stati pubblicati su Education 2.0.

Il mio è stato il tentativo di rendere ‘positivo’ con la pubblicazione su un sito importante un evento ‘negativo’.

Ovviamente non tutti i docenti hanno ‘reagito’ in ugual misura: c’è stato chi ha preso a cuore l’evento e ha fatto scrivere ad ogni singolo studente un elaborato sul tema discusso in classe, chi ha semplicemente fatto leggere ‘in fretta’ l’articolo per continuare la ‘propria’ lezione, chi ha letto con interesse l’articolo ed è rimasto con i ragazzi ad elaborare il commento coinvolgendo l’intera classe nella stesura. Questo ‘evento’ ha evidenziato non solo ciò che i ragazzi pensano ma anche come i docenti affrontano le problematiche del processo educativo in cui loro stessi sono una parte importante.

L’analisi dei risultati è stata molto interessante: i dati raccolti evidenziano come la scuola sia lo specchio di una società che mescola informazioni, che condivide notizie e che percepisce la conoscenza come risultato di processi educativi lontani dai metodi tradizionali; in alcuni articoli mi è parso di leggere la trasposizione del significato di condivisione su quello di copia! Le criticità della scuola rispetto al problema della “copia” mi sono sembrate subito evidenti perché risiedono nel sistema società: le continue trasformazioni, i capovolgimenti di stereotipi ‘classici’ e l’utilizzo costante di quel ‘diavolo’ di internet!

La società diventa sempre più complessa, la scuola come istituzione sembra impreparata, eppure la mia domanda è: cosa copiano gli studenti? Forse qualche conoscenza o qualche abilità, ma non certo le competenze le cui valutazioni devono passare attraverso forme diverse di valutazione (non più standard, ma regolate da razionali sistemi di consultazione e collaborazione). Certamente la scuola deve cambiare e quindi anche i compiti in classe devono essere strutturati diversamente. Molto spesso mi chiedo: come? La risposta che mi sono data non è univoca né assoluta ma è legata sia alla possibilità di consultare la rete e che a quella di poter lavorare insieme cercando di arrivare al migliore risultato. Certo la valutazione in questo modo è molto più complicata ma d’altra parte la scuola nuova va verso la valutazione delle competenze cosa non certo semplice.

C’è un’altra analisi che riguarda il rapporto società-scuola, legata all’osservazione dei dati provenienti dagli articoli dei ragazzi: l’etica dei valori. Le procedure che la scuola adopera rispetto alla pratica della scuola come baluardo nella difesa dei valori della società devono essere innovate eppure sono giuste e corrette, laddove non è sempre il risultato a giustificare l’azione severa, ma l’azione stessa è di per sé il risultato; certo, la struttura della nostra scuola non permette le modifiche che sarebbero necessarie in questa società.

Contribuire alla costruzione dell’etica dei valori è un compito che la scuola svolge da sempre in collaborazione con una società che si propone come contenitore di tali valori. Quando, però, il divario tra le due parti diviene tanto profondo, sulla scuola si riversano aspettative enormi che non possono essere assunte in maniera univoca ma necessitano di una controparte. La scuola si assume le sue responsabilità di innovazione tecnologica e metodologica, educativa e formativa ma è indispensabile che la sua controparte nel dialogo educativo (sia essa la società, la famiglia o lo studente) si interroghi e contribuisca a fare la sua parte.

Io non ho la ricetta e non so come fare, ma prima da docente e poi da dirigente chiedo a tutti noi di riflettere su questo cambiamento. Una cosa mi è chiara: la società sta subendo lo sviluppo esponenziale delle tecnologie e se non riesce a tenere il passo, come dice Bauman: “…o ci si adegua o si perisce!”.

Invito tutti, colleghi, docenti, studenti e genitori a riflettere…

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www.iistelese.it.

Domenica Di Sorbo

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