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Pinocchio 2.0, le storie inventate per bambine/i: La rivolta dei giocattoli

Pubblicato il: 14/01/2013 18:26:57 -


Nell’ambito del progetto Pinocchio 2.0 è stato chiesto a mamme, papà, sorelle, fratelli, zie, zii, nonne e nonni, amici di inventare brevi storie e poesie che poi vengono lette in classe dalle maestre e illustrate da bambine e bambini della scuola dell’infanzia di Latina e da quelli che fanno parte della rete di progetto. Ecco la storia inventata da Tiziana Costa, madre di Emily e Denise Montagner.
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C’erano una volta due belle bambine di nome Carlotta e Camilla, che avevano due genitori che le amavano tanto e avevano creato per loro una splendida cameretta piena di tanti bei giocattoli: c’era la principessa con il suo cavallo bianco, la piccola cucina con tante pentoline, tanti bambolotti da vestire e un esercito di peluche morbidi e colorati. Le due sorelline erano tanto contente dei loro giochi, ma dopo un po’ si annoiavano a giocare sempre con gli stessi e chiedevano giocattoli nuovi che vedevano così sfavillanti nella pubblicità. I genitori avrebbero acquistato per le bimbe tutti i giocattoli del mondo, ma i giochi costavano e per prenderne di nuovi, dovevano fare tanti sacrifici. Avrebbero voluto che le due bambine si prendessero più cura dei loro giocattoli e piangeva loro il cuore a vedere come, in pochi giorni, bambolotti e peluche venissero distrutti e abbandonati nella cameretta.

Tre fatine, Emily, Denise e Sofia, che spesso andavano a curiosare dalla finestra quello che le bambine combinavano, decisero di dar loro una lezione, affinché imparassero a conservare i loro giocattoli e a essere meno pretenziose verso i loro genitori. Quella notte, mentre le bambine dormivano, le fatine entrarono silenziosamente nella loro cameretta e fecero una magia: tutti i giocattoli improvvisamente presero vita! I bambolotti cominciarono a piangere, il cavallino a dondolo iniziò a nitrire e scalpitare e i peluche a borbottare fra loro, facendo tanto di quel baccano, che le due bambine si svegliarono di soprassalto.

“Carlotta vedi anche tu quello che vedo io?” chiese incredula Camilla strofinandosi gli occhietti assonnati “i nostri giocattoli si muovono e parlano!”.

“Oh sì Camilla li vedo anch’io! non stiamo sognando!” esclamò in risposta la sorellina, dandosi un pizzicotto sulla guancia per svegliarsi. Scesero dal letto e si avvicinarono ai giocattoli: “come fate a muovervi e a parlare? siete solo giocattoli!”.

A quelle parole la principessa si indignò e con fare altero, si fece largo tra i peluche e si pose di fronte alle due bambine. Con i suoi pochi centimetri d’altezza, arrivava sì e no poco sopra le loro caviglie, ma questo non la intimorì e alzando lo scettro ordinò loro di inginocchiarsi. Camilla e Carlotta si guardarono stupite, ma alla fine cedettero all’autorità della principessa.

“Ed ora cosa dobbiamo fare?” chiese curiosa Camilla.

L’orsetto tamburino le zittì: “fate silenzio! La principessa vi deve giudicare!”

“Giudicare! Giudicare per cosa?” sbottò Carlotta.

“Ci avete maltrattati tutti! Ecco per cosa!” s’intromise mamma papera seguita dai suoi pulcini starnazzanti. Un brusio collettivo d’accuse e recriminazioni si sollevò dal piccolo popolo di stoffa e fu di nuovo compito della principessa di placare gli animi.

“Parlate uno alla volta e lasciate alle bambine il tempo di rispondervi… alla fine di questo processo, se le vostre risposte non mi avranno soddisfatta, tutti noi torneremo a Giocattolandia”.

“Volete lasciarci da sole? Come potremmo giocare senza di voi?” chiesero in coro le bambine spaventate.

“Da quanto tempo non giocate più con me?” avanzò sbuffando la piccola cucina con le sue pentoline tintinnanti, “mi avete lasciata in quell’angolo a coprirmi di polvere!” singhiozzò ancora.

“Oh cucinina mia! ma io non volevo abbandonarti! quanti bei pomeriggi abbiamo passato insieme a preparare pappe!” rispose Camilla, accarezzandola.

“Ed io? non volevate abbandonare neanche me? Eppure è da mesi che sono in quello scatolone buio con coniglio e gufetto” domandò Trilly agitando le sue alette spezzate.

“Fatina mia, quanto ti ho cercata! Pensavo di averti persa!” esclamò Carlotta stringendosela al petto.

“E noi? Lasciati a piangere per il freddo e per la fame!” intervenne un bambolotto paffutello messosi a capo di altri cinque, in riga dietro di lui e semisvestiti.

Le bimbe gli sorrisero amorevoli: “ciccini belli quante passeggiate abbiamo fatto insieme! Ricordate che vi portavamo al parco con la carrozzina? E quante pappe vi abbiamo preparato con la piccola cucina!” rispose una sorellina e l’altra con gli occhi lucidi le fece eco: “oh si! Quante passeggiate meravigliose! … Perché non abbiamo più giocato con voi? Come abbiamo potuto lasciarvi soli?”.

“Perché eravate troppo occupate a chiedere giocattoli sempre nuovi anziché occuparvi di noi” sentenziò in risposta la principessa.

“Come possiamo farci perdonare? Non ci siamo rese conto di avervi abbandonato… vi promettiamo, che se resterete con noi ci prenderemo cura di voi per sempre!” promise tra i singhiozzi Carlotta, col visetto triste.

La principessa si asciugò le lacrime di commozione, così come stavano facendo tutti gli altri giocattoli, e disse: “Voglio credervi e resteremo… ma non dimenticate la vostra promessa, altrimenti una mattina vi sveglierete e non ci troverete più”.

Le fatine Emily, Denise e Sofia si guardarono l’un l’altra sorridendo, la lezione era servita e le bambine avevano capito cosa dovevano fare… volarono in cerchio sopra la stanza spargendo polvere di fata multicolori e mentre i giocattoli tornarono a dormire, regalarono a Camilla e Carlotta la notte più stellata per cullare i loro sogni.

Disegno di Emily Montagner

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Tiziana Costa

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