Mamme a scuola
Scommettere sul successo formativo degli alunni più fragili è un’impresa che richiede un approccio multidimensionale e ben lo ha compreso il progetto “Oltre i confini – una scuola aperta al territorio” che ha coinvolto numerose reti di scuole e di Enti pubblici e del Terzo Settore su tutto il territorio nazionale, con capofila il CIDI di Milano.
Il Progetto intende contrastare le povertà educative, un fenomeno complesso e multiforme che esige risposte altrettanto molteplici. Il Progetto infatti – oltre a realizzare ambienti di apprendimento innovativi e ad assicurare laboratori di supporto all’apprendimento e consolidamento delle competenze di base, capillarmente diffusi, rivolti a piccoli gruppi di alunni a rischio dispersione – ha allargato l’orizzonte, fino a comprendere, nel disegno complessivo di rinnovamento delle metodologie e delle forme di organizzazione della scuola, anche il protagonismo degli enti del terzo settore già operativi sul territorio.
Un’iniziativa particolarmente efficace ha visto il coinvolgimento dell’associazione “Mamme a scuola”, operante dal 2004 sul territorio milanese e nello specifico nei quartieri della cintura metropolitana, laddove la rilevante presenza di nuclei familiari di origine immigrata rischia di ingenerare squilibri e tensioni sociali. Le attività di questa associazione sono state inserite in un disegno complessivo che ha saldato strettamente i rapporti tra scuola, famiglie e territorio. Nell’ambito del progetto “Oltre …” hanno coinvolto oltre 387 studenti di cittadinanza non italiana e 123 famiglie, in particolare mamme degli alunni stranieri.
“Mamme a scuola” si prende cura dei bambini e delle mamme immigrate, nella convinzione profonda che un’integrazione linguistica e culturale che passi attraverso la genitorialità possa contribuire a creare cittadini più consapevoli e meglio attrezzati alle sfide del futuro. In questa direzione, sono le donne ad essere considerate il volano del cambiamento: sinceramente interessate al bene dei loro bambini, come tutte le mamme, sono le più pronte a mettersi in gioco, ad aiutarsi, a condividere problemi e risorse. La sfida è quella di farle uscire dalla ristretta cerchia familiare per renderle protagoniste, emancipandole attraverso una raggiunta padronanza della lingua del Paese che le ospita, lingua che diviene anche veicolo della cultura e dell’instaurarsi di legami interpersonali. Ecco allora che “Mamme a scuola” organizza corsi di italiano per le donne immigrate di tutte le etnie, presso la scuola frequentata dai loro stessi figli: un modo per spingerle a familiarizzare con un luogo, la scuola, cui tutte le mamme affidano i loro bambini. Un modo per conoscere le persone che vi operano, intrecciare amicizie.
Consentire alle mamme di venire a scuola tranquille richiede inoltre la creazione di un servizio di nursery per i bambini più piccoli: nasce così lo spazio bimbi, attrezzato come un piccolo nido d’infanzia, dove educatrici volontarie si prendono cura dei più piccoli, li fanno giocare, li avviano all’apprendimento della lingua italiana, mentre poco lontano le loro mamme siedono ai banchi.
Le mamme imparano l’italiano, progressivamente scalano i livelli di competenza fino a sostenere l’esame presso la Prefettura che consentirà loro di poter acquisire la cittadinanza italiana. Non imparano solo la lingua, ma anche le più basilari regole di igiene, di tutela della salute propria e dei propri cari; imparano ad usare i servizi di trasporto, a conoscere l’ubicazione degli ospedali e degli uffici pubblici: imparano ad essere cittadine. A scuola sono una risorsa: mediatrici linguistiche a cui attingere ogni volta che c’è un problema di comprensione con qualche alunno che non parla bene l’italiano, supporti psicologici per sostenere bambini provati dal trauma migratorio, che si sentono rassicurati dall’intervento di una mamma che parla la loro lingua e conosce i loro vissuti…
“Mamme a scuola” cura, presso la scuola, uno sportello di consulenza e informazione plurilingue, a cui possono rivolgersi le famiglie che desiderino capire di più sul percorso scolastico dei loro figli, avere consigli sull’orientamento negli studi, trovare una risposta o un consiglio per un problema personale o familiare… ma anche conoscere le procedure per richiedere il medico di base, prenotare una visita, richiedere certificazioni al Comune, fare pratiche di vario genere.
Le lingue sono strumenti di incontro, di cultura di costruzione dell’identità. Per questo motivo, oltre alla lingua di scolarizzazione (l’italiano) “Mamme a scuola” si preoccupa di tutelare la lingua di origine, organizzando laboratori per bambini e ragazzi perché possano coltivare le loro lingue “materne”, mantenendo così un legame con le loro origini senza misconoscere la nuova realtà di vita ma saldando un legame generazionale che altrimenti rischierebbe di rompersi, con gravi conseguenze sull’equilibrio dei ragazzi. Infatti, se il genitore immigrato non conosce bene la lingua del Paese ospitante e dall’altra parte il figlio rinnega (fino a vergognarsene!) la propria lingua materna, si rischia una frattura e una incomunicabilità che lascia i ragazzi privi di punti di riferimento educativi saldi. Questo fenomeno è particolarmente evidente nei contesti difficili delle periferie metropolitane ed è spesso l’anticamera di comportamenti provocatori o francamente antisociali da parte dei ragazzi, che cercano identità forti nella direzione sbagliata.
I laboratori linguistici, espressivi e creativi rivolti a bambini e ragazzi, anche con la collaborazione delle mamme “istruite” al bilinguismo, completano il quadro di un caleidoscopio di interventi, azioni e collaborazioni capace di trasformare il problema della coesistenza tra diversi gruppi etnici in una straordinaria opportunità.
Laura Barbirato già dirigente scolastica, psicologa esperta di formazione docenti