Il libro si affaccia sulla Rete
Il 10 marzo all’interno del seminario “LIM e dintorni, una lavagna per motivare, una lavagna per imparare. Insegnare con i media nella scuola dei nativi digitali” è stato presentato a Roma presso l’ITIS Galilei l’ultimo libro di Fabrizio Emer, “Il docente multimediale”. Rino Caputo, Licia Cianfriglia, Giuseppe Fiori, Antonio Gravina, Giuseppe Marucci, Florinda Nardi, Gino Roncaglia, e Sonia Schirato sono intervenuti con l’autore nell’approfondimento del tema dell’incontro. Il libro, pubblicato da Anicia, tratta in maniera estesa il tema della multimedialità dal punto di vista didattico. Education 2.0 ne ha parlato con l’autore.
D. Tra i temi del seminario, oltre la LIM trova spazio l’insegnamento multimediale, che è anche ripreso nel titolo del libro. Quali sono gli aspetti principali di questo nuovo approccio alla didattica in relazione al libro di testo?
R. Appare indiscutibile il valore potenziale della multimedialità integrata nelle nuove superfici tattili. Di conseguenza è necessaria nella formazione dei docenti l’evoluzione metodologica, rispetto alle conoscenze tecniche, nell’uso della lavagna interattiva. In altre parole, occorre che gli insegnanti dispongano di momenti formativi che li mettano in condizione di assicurare la qualità della connessione tra l’utilizzo dello strumento e il modo di fare lezione, approfondendo la familiarità con applicazioni rivolte all’editing digitale al fine di realizzare oggetti di apprendimento ad alto valore didattico. La finalità dell’incontro e anche principale obiettivo del mio libro è proprio ottimizzare il “valore aggiunto per la didattica” delle lavagne interattive e dei contenuti digitali in particolare rispetto a:
• miglioramento della qualità della comunicazione dei contenuti disciplinari e incremento della motivazione degli studenti;
• interattività strumentale che favorisce l’efficienza mediante l’ottimizzazione di risorse come il riutilizzo e la trasferibilità del materiale didattico e l’integrazione di tecnologie già da tempo disponibili nelle nostre scuole;
• interattività relazionale che favorisce il lavoro cooperativo in aula.
L’intervento di Gino Roncaglia, che condivido pienamente, ha messo in evidenza che il libro di testo scolastico ? nonostante le innovazioni che la “rivoluzione” digitale sta generando ? resta e deve restare un fondamentale punto di riferimento nell’insegnamento e nell’apprendimento scolastico per due sostanziali ragioni: la prima, è quella della sua natura “autoriale”, ovvero della garanzia di qualità che autore (ed editore) possono offrire, a differenza dei vari materiali reperibili in rete; la seconda è quella del carattere “narrativo” che lo qualifica, che si rischia di disperdere nell’uso di unità modulari digitali. È proprio il tema della disintermediazione culturale uno degli aspetti ai quali i docenti debbono prestare maggior attenzione nell’utilizzo della rete nelle attività didattiche con gli alunni: non basta che un contenuto sia pubblicato in Internet perché abbia valore documentale e scientifico. Ormai gli alunni utilizzano abitualmente il web 2.0 e Wikipedia per le ricerche e gli insegnanti dovrebbero essere garanti di una corretta utilizzazione delle risorse reperite in rete per orientarli con spirito critico e saggezza. È proprio la molteplicità di strumenti offerta dal digitale a richiedere un raccordo, una regia, una integrazione; e quindi credo che i docenti siano i primi a sentire l’esigenza di validi strumenti di questo tipo. Una funzione che prospetta evidentemente libri di testo diversi da quelli del passato: libri interattivi e multimediali, con forme di organizzazione dei contenuti in molti casi non tradizionali. Il libro di testo diventa allora uno strumento da usare insieme ad altri, ma che ? come ogni strumento che si usa ? va usato con una sua funzione specifica: in questo caso, fornire allo studente un filo conduttore, un punto di riferimento programmatico e condiviso, e insieme una voce terza e autorevole.
D. Quali sono le novità del libro?
R. La prima è una novità apparentemente solo formale: per mezzo dei codici QR (Quick Response) il libro cartaceo si affaccia sulla rete. Il link, quello strumento familiare che consente di navigare la Rete, non è più una caratteristica esclusiva di un documento digitale. Con uno smartphone e una connessione a Internet, in qualsiasi momento il lettore può attivare la fruizione di contenuti multimediali sul terminale mobile e disporre in tal modo di approfondimenti e contenuti audio e video che implementano l’argomento presentato nel testo cartaceo. Un librofonino, si potrebbe dire. Un altro aspetto rilevante è la struttura tripartita della pubblicazione: oltre al libro, il lettore dispone di un cd-rom con esempi dei percorsi didattici presentati, file multimediali per realizzare contenuti digitali e della versione e-book (in formato pdf) del libro. In tal modo il docente può decidere l’utilizzo più idoneo del libro in base all’attività progettata e al setting d’aula.
D. Si direbbe che stiamo parlando di una vera e propria guida pratica?
R. Il libro è infatti un manuale operativo che conduce l’insegnante attraverso molte applicazioni di editing digitale nella realizzazione di percorsi didattici che si avvalgono della multimedialità. Anche le superfici tattili, LIM e tablet, trovano posto nella cassetta degli attrezzi del docente multimediale: ho cercato di superare i problemi dei software proprietari suggerendo molte applicazioni, principalmente freeware e on the cloud, evidenziando le potenzialità degli strumenti del web 2.0. Attraverso la progettazione di alcuni percorsi didattici adatti a diversi ordini di studio il docente viene guidato in modo naturale all’impiego di strumenti di editing multimediale (grafica, audio e video). Non è pensabile di utilizzare “cotti e mangiati” gli oggetti digitali reperiti in rete, il docente deve poterli adattare alle proprie esigenze didattiche anche in relazione al setting d’aula, quindi la “cassetta degli attrezzi” non contiene solo supporti ma anche gli strumenti operativi per rendere autonomo il docente-autore multimediale nella realizzazione di contenuto digitale.
D. Quali dovrebbero essere le qualità specifiche del docente multimediale?
R. Ritengo più appropriato parlare di competenze digitali. Oggi nel mondo dell’istruzione si sta verificando una specie di digital divide di seconda generazione. Molti docenti ormai utilizzano abitualmente la Rete e i social network, sono protesi nella realizzazione di contenuti digitali di buon livello, molti gruppi condividono in Internet conoscenze ed esperienze. Una attività rilevante che testimonia quindi la qualità di questi docenti smart, avvezzi all’utilizzo delle tecnologie digitali nella didattica. Semmai si pone addirittura il problema della disintermediazione culturale, cioè come validare questo grande patrimonio culturale/pedagogico, come interpretare e collocare in una dimensione curriculare le produzioni organizzate in rete nelle diverse comunità di docenti/autori. Esiste poi un altrettanto grande numero di docenti che utilizzano le risorse digitali con la LIM (trasformata in proiettore), o nei laboratori informatici, scrivono e leggono con il Pc, esplorano i siti per la didattica, ma non si cimentano nella produzione, non cercano di piegare le risorse reperite al loro ideale didattico.
D. Quanto è importante, quindi, l’elaborazione di materiali per un “docente multimediale”?
R. L’implementazione della componente multimediale nella didattica è un segno distintivo del cambiamento in atto nella scuola del terzo millennio: grafica, video e suoni sono adottati non più e non solo come sussidi ma soprattutto come oggetti digitali in grado di rendere significativo l’apprendimento e di facilitare la comunicazione didattica. Questa è la scommessa che, in parte, ho raccolto nel libro, proponendo delle attività di semplice svolgimento per avvicinare i docenti alla “personalizzazione” delle proposte didattiche in formato digitale.
Carlo Nati e Linda Giannini