L’esperienza di Padova. La collaborazione tra enti diversi nei campus estivi: il successo di una sperimentazione
L’attività scolastica estiva realizzata quest’anno in molti Istituti grazie al Piano Estate ministeriale è stata una novità assoluta. Assieme ai partner de La mia scuola è differente! dall’inizio della pandemia, dopo l’analisi delle priorità e dei bisogni degli studenti, abbiamo scelto di privilegiare interventi strutturali di sostegno alla scuola e alle famiglie, con l’obiettivo di guardare al futuro: così mentre le scuole si avviavano alla pausa estiva dopo i mesi del lockdown, già nel 2020 con i campus il VIII Istituto Comprensivo di Padova ha riaperto alcuni plessi agli studenti. Volevamo sperimentare un’occasione di vacanza formativa vicino a casa, dove vivere nuovi apprendimenti ma offrire una risorsa effettiva per i genitori lavoratori o per le famiglie che non riuscivano più a permettersi un centro estivo a pagamento. Quindi già lo scorso anno docenti di scuola primaria e secondaria di primo grado, operatori scolastici, tirocinanti dell’università, educatori delle associazioni e delle cooperative sociali si erano misurati con un’esperienza di rete basata su processi decisionali orizzontali basati sulla condivisione nelle scelte didattiche e su forme di cooperazioni verticali attraverso una scansione settimanale fondata su tempi e ruoli definiti.
Nell’estate del 2021 grazie a una rete più ampia nata con il Patto Educativo sono state coinvolte tutte le scuole del VII Istituto nei quartieri Stanga, Forcellini e Camin. Questo ci ha consentito di allargare l’offerta che dai 120 alunni del 2020, ha visto quest’anno la partecipazione di più di 330 studenti dal 14 giugno al 10 settembre, escluso solo il mese di agosto. Volevamo innanzitutto fornire un’opportunità per rielaborare con cura ed attenzione il vissuto dei bambini dopo un altro anno pesantemente segnato dalla pandemia. Eravamo però anche consapevoli che, dopo il successo dell’anno precedente, i campus 2021 richiedevano un impegno straordinario per dare vita a esperienze ricche di occasioni formative, educative, civiche. L’esperienza campus aveva anche l’obiettivo di consolidare il rapporto di fiducia nella scuola da parte di studenti e famiglie.
La presenza di molti attori del Patto in un lavoro comune ha reso più coerente la proposta, più efficace la dinamica di lavoro, più solide le relazioni. Molte idee e molte opportunità per gli alunni sono state frutto del lavoro di progettazione condiviso e della cooperazione tra partner diversi.
Il tempo e lo spazio
Nei campus la modalità di lavoro si è basata sulla scansione ‘intensiva’ settimanale, quindi ogni percorso proposto consentiva di attuare un percorso didattico senza la pretesa di esaurire le proprie potenzialità ma che puntasse piuttosto ad accendere l’interesse. Ogni docente e ogni partner hanno predisposto un progetto da realizzare nel corso della settimana con uno sguardo alla situazione di partenza degli alunni. Non sono mancati il processo di monitoraggio e la valutazione dei risultati ottenuti attraverso questionari in entrata e in uscita.
Per i docenti c’è stata inoltre la possibilità di applicare metodologie e processi didattici più liberi e creativi, senza i vincoli e le strettoie della didattica curricolare. Sono stati scelti i plessi con le aree verdi più grandi e accessibili, trasformandole da spazio ad ‘attore’ educativo. I giardini scolastici sono diventati le aule più frequentate dell’estate.
Le piattaforme didattiche per la scuola del futuro
Le attività proposte quest’estate si sono arricchite di molte opportunità. Alcuni fili conduttori sono stati però il segno di un salto di qualità. ’utilizzo intensivo dell’outdoor: dal kung fu all’arrampicata, dalla strutturazione degli arredi esterni dei giardini alla progettazione di aule all’aperto, dallo studio delle api alla land art fino alle attività legate alla sostenibilità ambientale.
I laboratori green hanno spiegato in modo semplice come contribuire localmente a risolvere il problema globale del cambiamento climatico e hanno identificato i problemi relativi ai limiti naturali delle fonti di energia. Affrontando in modo stimolante questi argomenti, centrali per la vita dei ragazzi sia come cittadini ma anche per possibili futuri sbocchi professionali, non poteva mancare la componente tecnologica e digitale, con laboratori su coding, robotica e droni. Con il coding gli studenti imparano risolvere problemi attraverso il pensiero computazionale. Robotica e droni li portano invece a interrogarsi sistematicamente sulla realtà, osservandone i fenomeni, facendo ipotesi e creando soluzioni concrete a problemi ispirati alla vita reale.
Le esperienze motorie sono state molteplici perché da due anni sono uno degli aspetti della vita quotidiana degli alunni più penalizzati. Non solo, la necessità di movimento all’aria aperta è strettamente connessa a uno stile di vita sano, a una sana alimentazione e al benessere fisico. Stare bene con se stessi in epoca di pandemia è ancor più fondamentale per i bambini e i ragazzi, così come lo è stare bene con gli altri. Su quest’ultimo aspetto si è focalizzato anche durante i campus l’intervento del team dell’Isola della calma.
E se queste attività venissero proposte in lingua inglese? Anche questo è accaduto grazie al lavoro della squadra Green English School, composta da teachers madrelingua o bilingue che accompagnavano gli esperti nelle attività laboratoriali, gestendo la comunicazione con gli studenti interamente in inglese. Le lingue straniere e i linguaggi universali, come quello scientifico o sportivo, sono stati pensati e applicati come vere e proprie piattaforme educative per l’inclusione. La pluralità delle proposte ha reso i campus accessibili a tutti gli studenti a prescindere dalle opportunità di partenza.
Questo modello di attività estive ha riscosso un tale successo e interesse che anche altri Istituti comprensivi padovani lo hanno voluto e realizzato grazie alla collaborazione con Fondazione Fenice, che ha quindi avuto un ruolo determinante nell’esportare l’esperienza dei campus portandola dentro le scuole.
«Ci siamo impegnati per garantire una proposta educativa di grande qualità, che coniuga innovazione, gioco e inclusione, mettendo a disposizione degli studenti una squadra con diverse competenze specifiche e una consolidata esperienza – spiega Andreas Spatharos, direttore organizzativo Fondazione Fenice Onlus – Gli istituti che hanno aderito hanno dimostrato il coraggio e la lungimiranza di chi vuole realizzare la scuola del futuro».
Come ho scritto in un precedente articolo viviamo in un’epoca nella quale il sistema pubblico d’istruzione va rilanciato dopo anni di ‘doloso sgretolamento’ delle sue fondamenta. Viviamo anche un’epoca nella quale l’immagine non sempre positiva della scuola pubblica ha fatto nascere proposte educative di nicchia che si propongono come avanguardie proprio sui temi dell’outdoor education, delle tecnologie digitali e delle lingue straniere, ma si rivolgono solo a chi se le può permettere. Noi abbiamo voluto rovesciare questo paradigma, dimostrando che la collaborazione tra enti a fini educativi può portare opportunità per tutti gli studenti, nessuno escluso.
Fabio Rocco docente di scuola primaria, Giovanni XXIII, VII Istituto Comprensivo “San Camillo” Padova