La centralità della relazione educativa come risposta alla crisi
A seguito della situazione di crisi che sta caratterizzando molteplici ambiti della società e, di conseguenza, anche il mondo dell’educazione si assiste in varie parti del mondo a una serie di trasformazioni nel sistema scolastico che riguardano in maniera sempre più diffusa la figura dell’insegnante e la sua relazione con gli studenti. Infatti, una delle proposte avanzate da più parti per affrontare la crisi attuale che sta continuando a colpire l’istituzione scolastica è quella di ripensare la relazione docenti – discenti, allontanandosi dall’immagine “tradizionale” ormai stereotipata di un insegnante che trasmette conoscenze e uno studente mero recettore passivo.
Tale centralità della relazione educativa come risposta alla crisi attuale della scuola è stata una delle tematiche principali affrontate durante il Seminario Internazionale dell’Associazione Docenti e Dirigenti scolastici Italiani (Adi) intitolato Alla ricerca del senso perduto. Spunti per una nuova narrazione educativa tenutosi il 23 e 24 febbraio 2024 a Bologna.
Uno dei primi aspetti fondamentali evidenziati dagli interventi dei relatori per la costruzione di una buona relazione educativa è stata la necessità di un rapporto basato su stima e fiducia reciproca. Sulla scia di questa riflessione si inserisce l’intervento di Ilaria Gaspari (Dalla filosofia il senso dello studio e il germe della felicità) che sottolinea l’importanza per chi insegna di soffermare l’attenzione e lo sguardo sulla prospettiva e le motivazioni degli studenti, aiutandoli ad orientarsi, sostenendoli e incoraggiandoli nelle scelte.
Andria Zafirakou nel suo intervento dal titolo Cosa possiamo imparare dai migliori insegnanti del mondo ha sottolineato le caratteristiche principali che un buon insegnante dovrebbe possedere: competenze relazionali, gentilezza, riflessività, prontezza, resilienza e aspettative elevate. Tuttavia, è impossibile pensare allo sviluppo di queste risorse se non all’interno di una relazione educativa, poiché l’insegnante appare molto spesso plasmato dal dialogo, l’ascolto e l’osservazione degli studenti.
Oltre alle competenze relazionali, Li Yonghzhi (Comunità professionale e tecnologia ‘invisibile’ al servizio dell’apprendimento) afferma che gli insegnanti saranno chiamati a imparare a convivere con le tecnologie innovative (ad es., l’intelligenza artificiale) per rendere sempre più produttiva la collaborazione tra “insegnanti umani e “computer-insegnanti”, considerata la nuova normalità dell’istruzione futura. All’interno di questi nuovi scenari, tuttavia, gli insegnanti dovranno continuare ad essere in grado di guidare le emozioni, gli atteggiamenti, i valori degli studenti mantenendo il ruolo di facilitatori dell’apprendimento e promotori della crescita. Risulta quindi opportuno, come affermato anche da Andreas Schleicher (L’educazione per la piena realizzazione umana al tempo dell’intelligenza artificiale) che i docenti si pongano con atteggiamento propositivo nei confronti dell’adozione di strumenti innovativi affinché vengano compresi i possibili utilizzi e potenzialità.
Come l’insegnante, anche gli studenti si trovano a dover fronteggiare la crisi che sta caratterizzando la società e la loro fatica nel fare questo viene riversata non solo all’interno del contesto famigliare ma anche nell’ambito della relazione educativa in ambito scolastico. Elena Marta nel suo intervento Trame di relazioni della Generazione Z, rifacendosi al Positive Youth Development Approach, descrive l’adolescente come soggetto-attivo all’interno dei contesti scolastici e di vita, come portatore di fatiche ma al tempo stesso anche di risorse. Pertanto, è necessario che gli studenti non si lascino trascinare passivamente dal corso degli eventi poiché come affermato anche da Olli-Pekka Heinonen (Quale sapere per la scuola del XXI secolo) accanto al cambiamento del mondo, deve avvenire anche il cambiamento nella relazione mondo-studente, nel quale quest’ultimo deve agire in modo tale da vivere in armonia con sé stesso, con i suoi simili e con il pianeta.
Sulla base di queste premesse, il discente deve quindi sviluppare – grazie anche al supporto della scuola – quella che Jo Boaler (Chi ha paura della matematica?) definisce come “mentalità dinamica”, (growth mindset) e, al tempo stesso, accrescere la propria capacità di attivazione (agency), ritenuta di primaria importanza, ad esempio, da Kiran Bir Sethi nel suo intervento Every child can – L’esperienza della Riverside School nel quale, attraverso una descrizione del progetto FIDS (Fell, Imagine, Do, Share), sottolinea la necessità di sviluppare la percezione negli studenti di essere agenti attivi di cambiamento all’interno delle comunità.
Queste sfide che gli studenti devono affrontare riguardano tutte le dimensioni della loro persona, dalla sfera fisica a quella mentale, emozionale, valoriale, affettiva. Per tale ragione, come per gli insegnanti, anche nel caso degli studenti risulta impossibile pensare allo sviluppo delle loro risorse senza la presenza di un rapporto con gli altri e quindi di una relazione educativa che non deve essere pensata solo in maniera “intimistica” o ristretta bensì allargata anche all’interno di organizzazioni – tra cui la scuola –e della società nel suo complesso.
Un ruolo fondamentale nel contribuire a costruire una positiva relazione tra insegnante e studenti è riconosciuto alla famiglia che, anzi, deve essere considerata parte integrante della stessa relazione educativa in ambito scolastico. Si pensi ad esempio al patto di corresponsabilità che rappresenta un elemento basilare tra studente – scuola – famiglia. A tal proposito, Elena Marta sottolinea l’importanza assunta dalle relazioni tra i ragazzi, i contesti di vita e le persone che vivono accanto a loro mentre Andria Zafirakou pone l’attenzione sul ruolo fondamentale dei genitori nel cogliere le potenzialità dei propri figli collaborando insieme alla scuola a una loro crescita.
A fronte dei molteplici ed interessanti spunti proposti negli interventi del seminario riguardanti gli aspetti di una “nuova” relazione educativa è possibile sintetizzare quanto emerso richiamandosi alle parole di Li Yonghzhi che propone di ripensare l’attività dell’insegnante come un’ “arte” ossia come la capacità di agire operativamente all’interno di una specifica realtà concreta guidati da valori e principi adattati con saggezza alla situazione: la relazione educativa tra insegnante/studente capace di fronteggiare la crisi attuale della scuola potrà essere pensata solo come un’opera d’”arte” collettiva in cui insegnanti, studenti, famiglia e istituzioni sono chiamate a dare con sagacia il proprio contributo in ragione delle rispettive risorse e ambiti di intervento.
Massimo Marcuccio, Ordinario di Pedagogia sperimentale – Università di Bologna. Maria Elena Tassinari è dottoranda ed assegnista di ricerca in Pedagogia Sperimentale – Università di Bologna.