Politiche e strategie per l’integrazione degli immigrati nel sistema di istruzione statunitense: un diario di viaggio
L’obiettivo del programma I.V.L.P , gestito negli USA dal Bureau of Educational and Cultural Affairs (che riceve le segnalazioni dalla ambasciate di tutto il mondo), è di realizzare visite di breve durata negli Stati Uniti nelle quali figure emergenti in vari campi possano condividere esperienze e coltivare delle relazioni durature con le loro controparti americane, concentrandosi su interessi professionali specifici. L’obiettivo della visita – che seguiremo passo passo in tutte le sue tappe – è lo studio dell’integrazione degli alunni migranti all’interno delle classi: una tematica che tocca le nostre scuole molto da vicino e con numeri in continua crescita.
Fabio Rocco insegna in quella che possiamo definire una scuola “di frontiera”, una realtà dove però la sua scuola svolge un ruolo importante per l’integrazione dei migrati nel padovano. Tra le varie iniziative messe in atto dalla scuola, anche la decisione di accogliere una dottoranda di origine ghanese, Barbara Ofosu Somuah, che l’esperienza dell’immigrazione la ha vissuta sulla sua pelle e che adesso questo fenomeno lo studia a livello accademico.
Fabio Rocco insegna in quella che possiamo definire una scuola “di frontiera”, una realtà dove però la sua scuola svolge un ruolo importante per l’integrazione dei migrati nel padovano. Tra le varie iniziative messe in atto dalla scuola, anche la decisione di accogliere una dottoranda di origine ghanese, Barbara Ofosu Somuah, che l’esperienza dell’immigrazione la ha vissuta sulla sua pelle e che adesso questo fenomeno lo studia a livello accademico.
Ed è stata proprio la dottoranda ghanese a portare all’attenzione del Consolato statunitense l’ottimo lavoro svolto dalla scuola Giovanni XXIII di Padova aprendo così le porte alla candidatura dei suoi docenti per il programma internazionale I.V.L.P.
Lasciamo che sia proprio l’autore del diario che potrete leggere su Education2.0 nelle prossime settimane a parlarci di questo viaggio:
“In questo caso il programma negli Usa che mi vedrà protagonista di questo diario di viaggio dal 31 maggio al 10 giugno ha come obiettivi: osservare come le scuole americane integrano e sostengono gli studenti delle famiglie immigrate, esaminare iniziative di inclusione della comunità che sostengono direttamente o indirettamente gli sforzi delle scuole locali per aiutare gli studenti migranti, esplorare la diversità e la formazione multiculturale per insegnanti e amministratori. Non si tratta solo della prima esperienza di Ivlp su questi argomenti.
Sono molte altre le particolarità di questo specifico programma: si tratta di un viaggio “on demand”, nel senso che, non solo i temi più specifici del viaggio, ma anche le realtà che visiteremo, sono state individuate su proposte dei partecipanti.
Avevo chiesto espressamente di poter vedere le realtà periferiche, l’America profonda e il suo rapporto con l’immigrazione, di entrare nelle classi, mi piaceva perfino l’idea di gestire un collegamento Skype tra degli studenti americani con i miei alunni. Le richieste sono state accolte di buon grado e ne è emerso un programma di forte contatto con esperienze sul “campo”.
È nato così un progetto fitto di incontri a contatto con istituzioni locali ed educative, realtà scolastiche e governative, comunità straniere e Ong, in 3 città diverse: da Washington DC a Salt Lake City a Detroit.
La capitale è tappa scontata dei programmi I.V.L.P., ma nel nostro caso sarà di primario interesse il confronto e la conoscenza con il sistema scolastico e con la complessità di amministrare l’educazione in uno Paese federale, con forti differenze tra singoli stati.
La seconda tappa è una città delle dimensioni di Padova, Salt Lake City, la capitale dello Utah, città di forti contraddizioni, un tessuto culturale conservatore e l’amministrazione cittadina decisamente liberal. Si tratta di uno stato carente di manodopera che ha un costo della vita mediamente più basso del resto degli Usa, pertanto è divenuto uno snodo migratorio importante, magari come tappa per dirigersi verso altre parti del Paese.
Infine Detroit, la città dell’industria automobilistica che oggi vive gli effetti più evidenti di una crisi economica che ha svuotato interi quartieri e gettato una parte della popolazione in una situazione di disoccupazione strutturale. Parto dalla convinzione che il grande punto di forza degli Usa sia il fatto di essere un Paese di immigrati, dove chi nasce diventa cittadino, eliminando quindi la discriminazione di “diritto” che grava sui nostri alunni figli di genitori stranieri.
Voglio anche però vedere se e come funziona il sistema multiculturale americano delle comunità straniere che convivono, perché nella nostra esperienza italiana la prospettiva che si intravede è sicuramente quella più ambiziosa di una comunità nuova, che abbia orizzonti ampi e confini labili. Sarà quindi interessante metterle a confronto. Oggi in Italia le scuole multietniche sono il luogo del futuro e credo che il confronto con la diversità sia la più grande opportunità i cittadini italiani possano dare ai loro figli . Così da questo viaggio mi aspetto di avere un’idea di quello che potrebbe essere il nostro futuro fra 50 anni, con una migrazione stabile e un sistema educativo più attrezzato all’integrazione. Con me porterò le esperienze di molti altri insegnanti che in Italia vivono situazioni simili alla mia. In questa occasione ho sicuramente molto di più da imparare che da insegnare.”
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