Un progetto di “scuola bella”: lo Splash Museum
Siamo tutti convinti che il contesto in cui avviene l’apprendimento, cioè lo spazio fisico dove gli alunni passano una parte importante della loro giornata, studiano, giocano, fanno esperienze, stabiliscono relazioni, incide in modo determinante sulla qualità dell’apprendimento. È comprovato che un edificio scolastico se pulito, con aule e corridoi dipinti, con grandi spazi illuminati, arredato con tavoli e banchi moderni, dotato di tecnologie, inserito in un’area urbanisticamente curata, potenzia la voglia di stare a scuola, diventa un luogo dove si sta bene, motiva la partecipazione, stimola lo scambio di esperienze, fa crescere l’apprendimento.
Tina de Falco insegna nella primaria dell’Istituto Comprensivo “Don Bosco” di Sassuolo ed è particolarmente convinta che la scuola, da semplice struttura fisica, debba essere anche un ambiente unico, dove i bambini possano fare un’esperienza di crescita culturale legata all’arte. Per questo Tina, anticipando le indicazioni del governo Renzi, ha realizzato un progetto di “scuola bella”: Splash Museum, un vero laboratorio artistico nato dalla collaborazione tra la scuola e gli artisti invitati a lavorare direttamente con i bambini per creare un ambiente di apprendimento “esteticamente bello”.
Chiediamo a Tina de Falco di spiegarci com’ è nato il progetto di trasformare tutti gli spazi della scuole (le pareti dei corridoi, delle aule, della mensa, della palestra, le porte… ) in una gallerie di affreschi e dipinti dove i bambini, gli insegnanti e gli artisti sono gli artefici di questo prodotto collettivo.
Circa otto anni fa sono arrivata al plesso San Giovanni Bosco. Facevo già parte dello stesso Istituto e avevo iniziato diversi percorsi artistici nell’altro plesso. Questo edificio mi metteva tristezza per il suo estremo grigiore. Ovunque, questo “non colore” dava alla scuola un’aria malinconica. Il plesso si trova in un quartiere popolare, dove le case hanno tutte la stessa struttura architettonica, senza alcuna bellezza: case nate durante il boom ceramico, case nate in fretta. Quanto cemento anche nella scuola primaria San Giovanni Bosco!
Non amavo entrare in quell’edificio perché non mi dava gioia. Il colore era fuori e nessuno l’aveva mai fatto entrare. Nasce da questa tristezza di ogni mattina la mia idea di creare un Museo dei Bambini, per i bambini e fatto dai bambini. Un luogo allegro, gioioso, che potesse dare colore alle pareti e ai bambini.
I bambini che vivono in ambienti allegri e vivaci trascorrono meglio la loro giornata scolastica. La bellezza aiuta l’apprendimento.
La prima grande opera dello Splash è stata quella di Bros, street artist di Milano.
Ci può spiegare qual è la metodologia che usata? Qual è il suo ruolo e quello degli altri insegnanti? Come si lavora? Quali sono gli artisti che hanno aderito a questo progetto?
Le prime opere sono state quelle realizzate nei vari progetti artistici fatti negli anni precedenti, ma volevo di più. Oggi lo Splash è un museo attivo dove artisti e bambini lavorano insieme per realizzare opere che vanno ad arricchire il nostro patrimonio. Per la realizzazione di un’opera i bambini fanno un progetto su un tema dato e poi si passa alla fase successiva, ovvero alla messa in opera. Le opere possono essere realizzate solo dai bambini, da bambini e artisti insieme, oppure solo da artisti. Gli altri docenti del plesso aderiscono ai progetti proposti. In genere si lavora per classi, o anche tutti insieme, in maniera particolare quando i bambini partecipano a performance artistiche. Nella nostra ultima opera, ancora in fase di realizzazione, due bambini per ogni classe stanno facendo un progetto per terminare una parte dell’opera che sta realizzando l’artista Simone Zupparoli. Molti artisti hanno aderito al nostro progetto, soprattutto per la realizzazione delle porte dell’edificio. Ogni porta è una città italiana, questo perché l’arte è trasversale a quasi tutte le discipline. Tra gli artisiti, il già menzionato Bros, Clotilde Schenetti, Caterina Lombardo, Vincenzo Marsiglia, Emidio Cocchi, Camm.
Secondo lei, questo ambiente “esteticamente bello”, dove ci sono vere e proprie opere d’arte prodotte dal lavoro collegiale dei bambini e degli artisti, contribuisce a potenziare l’apprendimento, la creatività, a far emergere vocazioni e talenti proiettati verso l’arte ? Le famiglie degli alunni, quale ruolo hanno in questo progetto?
I bambini sono parte attiva di questo percorso: essi amano fare arte e rispettano le opere già realizzate ed esposte. Sanno che abitano e costruiscono ogni giorno un museo. Nel nostro museo spesso ospitiamo mostre di artisti e ai vernissage sono invitati solo i bambini, i veri protagonisti. I bambini non devono capire l’arte come fa un adulto, bensì la vivono facendo, giocando, entrandovi dentro. Mi spiego meglio: le performance artistiche e la realizzazione delle opere contribuiscono a far sì che i bambini crescano coltivando questo amore. Non esiste creatività se non c’è esperienza o conoscenza e di certo i nostri bambini vivono a contatto con il colore e con la possibilità di trasformare un ambiente triste in qualcosa di diverso.
Sono convinta che anche in futuro sapranno apprezzare l’arte, perché in maniera inconsapevole sono educati al gusto del bello. Di fatto, molti dei miei ex alunni frequentano oggi istituti d’arte.
I genitori? Sono orgogliosi del nostro museo e spesso ci aiutano anche negli allestimenti delle mostre.
Secondo lei questo progetto è trasferibile? E se sì, quali sono i suggerimenti che potrebbe dare ad una scuola che voglia trasformare il proprio ambiente in una fucina della creatività artistica?
Il progetto è di facile trasferibilità. Il suggerimento è di non scoraggiarsi perché le resistenze saranno tante. Anche la bellezza ha un suo prezzo. Ma sicuramente una “scuola bella”, dove all’arte viene data la giusta importanza, ha tutti i presupposti per essere una fucina di creatività.
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Immagine in testata in pagina Facebook dello Splash Museum (Istituto comprensivo Don Bosco di Sassuolo)
Walter Moro