Le STEM si tingono di rosa (seconda parte)
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Il laboratorio: un cantiere aperto verso la conoscenza
L’insegnamento tecnico-pratico, la didattica laboratoriale, il making, la didattica per progetti, hanno tutti un protagonista: lo studente accompagnato dalla sua insegnante. E il primo approccio dello studente verso le STEM è quindi in rosa, ma non per questo facilitato o banalizzato, piuttosto ‘femminilizzato’ dalla capacità che noi donne abbiamo di rendere semplice e fluido un sapere troppo spesso appesantito da spirito egoistico di affermazione personale, mascherato da competenza tecnica. Per dirla in breve, l’insegnante donna riesce ad agevolare la comprensione di contenuti che pure hanno elevata complessità viscerale, perché ha a cuore l’affermazione altrui e non la propria!
Nell’agire didattico l’operato dell’insegnante si sostanzia nella costruzione di un’impalcatura che, poggiando su solide basi, si sviluppa robusta e sicura verso l’alto. Chiamerò questa attività “scaffolding” dall’inglese “costruzione di ponteggio”, chiedendo in prestito per qualche riga il termine presentato dallo psicologo J.Bruner, ma senza riferirmi specificamente al processo e alla tecnica da lui introdotti nel 1976. Nelle mie riflessioni lo “scaffold” rappresenta la struttura operativa, mobile e temporanea, che facilita la costruzione dell’edificio del sapere. Gli alunni sono protagonisti attivi di questo processo, salgono agevolmente sull’impalcatura, caricano i mattoni e si arrampicano per metterli in posa, sistemandoli e cementificandoli. Alcune volte, ahimè, ne discendono e vanno via, abbandonano il cantiere prima di terminare l’opera, e allora noi insegnanti speriamo che non vadano raminghi ma entrino in un altro cantiere. Sempre e comunque noi siamo lì a tener su l’impalcatura, ampliandola e rinforzandola, per rendere il lavoro agevole e sicuro. E naturalmente quando l’edificio sarà pronto noi saremo pronte a togliere i ponteggi, per ricostruirli in un altro cantiere. Fuori di metafora dirò che l’insegnante attua la sua didattica servendosi di metodologie e strategie che consentono una costruzione solida di conoscenze e competenze, patrimonio indelebile dei nostri giovani.
Dunque, nel contesto scolastico dove le STEM si tingono di rosa, rosa sono anche i laboratori dove vengono aperti i cantieri della conoscenza. Ma il cantiere ha bisogno di seguire un progetto strutturale ed architettonico e di essere approvvigionato di materie prime, di cemento, di laterizi. E il lavoro dell’insegnante è quello di sostenere e monitorare l’impalcatura, non può mollarla, deve essere presente, sempre, nel cantiere, come un buon capomastro. Qualcuno dovrà mettere a disposizione il progetto e il materiale migliore, il cemento di qualità, i laterizi più moderni.
L’insegnante “capomastro” ha bisogno di una figura di supporto che le fornisca indicazioni precise sul progetto e materiali all’avanguardia. Questa persona sarà animata naturalmente dalla medesima spinta motivazionale e mirerà all’obiettivo comune di rendere l’edificio della conoscenza stabile e sicuro, strutturato e decorato come da progetto, prima di rimuovere del tutto i ponteggi.
E allora nella Scuola c’è bisogno di un’altra figura professionale, che si occupi del progetto e dei materiali, responsabile della solidità strutturale e delle caratteristiche innovative dell’edificio. Per restare sulla gamma del rosa la declinerò al femminile, la chiamerò “docente ricercatrice”.
La docente ricercatrice ha l’incarico di esplorare il mare sconfinato delle STEM e riportare in cantiere ciò che di meglio ha trovato nei suoi viaggi, elaborare un progetto complessivo che non si limiti ad un edificio ma che realizzi un “campus” di conoscenze, con i materiali migliori e con le tecniche più avanzate di costruzione. E’ dalla sinergia delle due figure professionali, docente-insegnante e docente-ricercatrice, che apriranno i cancelli i cantieri più efficienti e all’avanguardia.
E magari tra qualche anno potrà essere colmato il divario di genere che ancora affligge il nostro Paese, visibile nelle scelte scolastiche ed universitarie delle ragazze, grazie agli esempi concreti delle donne che, giorno dopo giorno, tingono di rosa il loro mestiere.
Claudia Angelini