La scuola di quartiere come presidio di convivenza e coesione sociale
La scuola primaria Giovanni XXIII e la scuola media Pacinotti di Padova si trovano in un rione della città – il rione Stanga – che, per ragioni storiche, è stato prescelto come sede abitativa prima dagli studenti universitari e poi dalle nuove ondate di immigrazione. Questo ha fatto si che il bacino di utenza delle due scuole, nel tempo, abbia accolto una popolazione scolastica prevalentemente di alunni stranieri e questa condizione è il primo e il più evidente esempio di un mutamento profondo del tessuto demografico.
Insegnare in un luogo come questo non può non far emergere molti interrogativi: il sacrificio personale dei migranti di prima generazione troverà un riscontro nelle speranze di mobilità ascendente di quelli di seconda? Il paradigma securitario oggi dominante dove porterà chi cresce in questi luoghi? Qual è l’identità dei piccoli abitanti del quartiere oggi?
La realtà delle nostre scuole
Nelle nostre classi vengono a comporsi comunità di bambini che nei fatti sono insiemi disomogenei e tendenzialmente conflittuali. La mancanza, o meglio, la non consapevolezza dell’esistenza di un codice comune di valori, porta i bambini, ma ancor più le loro famiglie, a non riconoscersi nell’interezza dell’istituzione scolastica, ma soltanto in alcuni segmenti, spesso coincidenti con le appartenenze di tipo etnico.
L’idea dietro l’esperienza
Abbiamo cercato di seminare il campo di una possibile identità comune esplorando due aspetti salienti della vita dei bambini: il rione in cui abitano e l’esperienza del viaggio.
Il rione Stanga
Nel cuore di Padova esiste un rione che ha caratteristiche uniche: si tratta della Stanga. E’ stato primo nucleo industriale della città. Attorno agli edifici industriali è cresciuto un quartiere operaio densamente popolato. Con la prima crisi dell’industria manifatturiera negli anni settanta i grandi stabilimenti industriali sono stati chiusi oppure trasferiti. Il quartiere quindi si è popolato di studenti universitari e dai primi anni novanta di migranti stranieri di ogni provenienza. Oggi è lo storico quartiere “immigrato” della città. Molti residenti italiani se ne sono andati. Chi è rimasto fatica a riconoscersi in questo scenario di vita: accanto alle aree residenziali si sono sviluppati quartieri direzionali, al punto che oggi, girando il quartiere, si vedono gli addetti della grande distribuzione commerciale coi furgoni accanto alle auto sgangherate di chi fatica a sbarcare il lunario, si vedono agenti commerciali o dirigenti pubblici in giacca e cravatta incrociare mamme magrebine col velo. La Stanga è divenuto uno spazio frontiera, dove si sfiorano aspetti polarizzati e contrapposti frutto delle trasformazioni storiche del territorio, più volte scomposto e ricomposto in molteplici “destinazioni d’uso”.
La nostra esperienza
Le esplorazioni hanno preso voce attraverso il geoblog “L’isola del tesoro” – cacciablog ai tesori del rione Stanga e il libro “Fogli di viaggio”.
Il geoblog è un tentativo di decostruire lo stereotipo del quartiere ghetto attraverso la narrazione che ne fanno i suoi piccoli abitanti: il cuore del blog è la mappa del quartiere dove si trovano i tesori “scoperti” dai bambini. Tesori che rendono il quartiere l’ambiente immaginario di un’avventurosa ricerca, che li ha portati a incontrare artigiani e commercianti, realtà culturali, ricreative e sportive, dove le storie dei luoghi si sono intrecciate a quelle delle persone. L’inchiesta sul campo, il contatto con fonti autentiche e la modalità di trasmissione orale della conoscenza sono le chiavi per dare un punto di vista soggettivo e ragionato da parte dei bambini sullo stato esistente e possibile delle relazioni sociali nel quartiere, un’indagine sulla vitalità e sulle potenzialità di crescita di questa porzione urbana. La presenza sul web ha poi reso quest’esperienza di dominio pubblico, mettendoli in contatto con persone inaspettate che hanno iniziato a seguire il blog. Da questi contatti sono nate tante proposte e occasioni di collaborazione. Ma soprattutto sono la prova che il tentativo di restituire alla città una visione del quartiere diversa sia un obiettivo complesso ma possibile. I bambini si sono riappropriati del loro territorio e stanno, progressivamente, invitando gli adulti a fare altrettanto. A partire dai genitori fino agli stessi abitanti storici e a cittadini di altre parti di Padova, recuperando il quartiere, con la sua storia e le sue contraddizioni, affinché possa essere un elemento che crea comunità, che crea identità e che ricostruisce un legame, anche dove sembra impossibile possa esserci.
Il libro Fogli di viaggio è un lavoro di scrittura di poesie dei bambini. Un libraio di Padova, Giandomenico Tono, titolare della libreria Pangea, ci aveva parlato della sua idea di produrre un libro “Cartonero” di poesie e di disegni sul viaggio e la nostra classe ci è sembrata un soggetto ideale per realizzarlo: nei quasi 4 anni trascorsi con i bambini avevamo spesso raccolto i loro frammentari racconti, ricordi del luogo in cui sono nati, vacanze nei paesi di origine dei genitori, viaggi per andare a conoscere o rivedere i nonni, i cugini, gli amici della prima infanzia.
In una prima fase i bambini hanno raccolto tutte le parole che il viaggio gli faceva venire in mente e hanno realizzato una personale Grammatica del viaggio. Fin da subito ci ha sorpresi l’intreccio di aspetti e stati d’animo molto contraddittori: il senso di distacco, di abbandono di luoghi e persone amate, il fastidio, la fatica del mettersi in cammino, il senso di solitudine intrecciati alla curiosità, alla gioia di conoscere persone nuove, alla paura di perderle di nuovo. Questa occasione ha offerto ai bambini uno strumento per viaggiare dentro se stessi. I lettori ne sono stati entusiasti: le 150 copie che sono state stampate e poi rilegate con le copertine fatte a mano dai bambini e dai loro genitori, una diversa dall’altra, sono andate a ruba. Il ricavato della vendita è stato diviso a metà tra il libraio che ha finanziato un nuovo libro cartonero (già in libreria dal 4 marzo si intitola Viaggiare sui muri-Guarda oltre) e i bambini che hanno ricevuto il corrispettivo in libri per arricchire la biblioteca di classe.
Queste due esperienze, uscendo dalla loro specificità, sono uno dei tantissimi esempi di produzione culturale che avvengono nelle scuole dove, grazie ad esperienze didattiche innovative, vengono alla luce spunti interessanti per capire i processi di evoluzione delle nostre comunità urbane e alle quali sarebbe importante che guardassero anche coloro che questi processi vorrebbero governare.
Fabio Rocco e Roberta Scalone