Giornata di discussione “L’Università italiana nell’Europa di domani” (10/11/2017) – di Marzia Foroni
Il Ministero ha chiamato a raccolta i principali stakeholders del sistema universitario italiano per discutere lo stato dell’arte e le sfide per i prossimi anni. La giornata, aperta con un intervento del Presidente del Consiglio, On. Paolo Gentiloni, è stata pensata per una riflessione libera e propositiva per il futuro dell’università. Alla giornata hanno contribuito, il Presidente del Consiglio, i principali attori del sistema, gli interlocutori sociali ed economici e alcune voci autorevoli. [se possibile caricare il programma]
Tutti gli interventi hanno delineato i cambiamenti nel contesto nel quale le Università si trovano ad operare, caratterizzato dalla crescente e pervasiva internazionalizzazione, dalle innovazioni dei processi produttivi (“Industria 4.0”) e dalla “rivoluzione documediale”, per usare la formula del prof. Ferraris. Sempre più le merci sono sostituite dai documenti e il tempo del lavoro da una costante mobilitazione non retribuita e indistinta da quello che era il tempo della vita. In questo contesto, gli individui, inclusi ovviamente i giovani, sono dipendenti in modo crescente da riconoscimento e riconoscibilità, essendo sempre più isolati gli uni dagli altri.
Nel riassumere quanto accaduto nell’ultimo decennio, tutti gli interventi hanno citato tre elementi:
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la contrazione delle risorse (circa -20% in termini nominali) che ha portato a una riduzione degli organici (-17% per le Università statali) e, in parte anche a causa della crisi sociale ed economica del Paese, degli studenti;
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lo sforzo delle università di fare “meglio con meno”. Stimolate dall’uso crescente di criteri orientati al risultato nella ripartizione delle risorse, tutti gli indicatori della ricerca, del reclutamento accademico, dei tempi di laurea e dell’occupabilità, dell’interazione con il sistema produttivo, dell’internazionalizzazione mostrano tendenze positive;
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la necessità di abbandonare gli interventi normativi e finanziari “puntiformi” per recuperare un respiro più ampio e strategico nelle politiche universitarie.
Condivisa era la necessità di dare al sistema universitario una nuova prospettiva per governare il cambiamento del Paese, assicurando il contributo dei saperi e delle conoscenze allo sviluppo sociale e alla consapevolezza dei cittadini e, contestualmente, a uno sviluppo economico sostenibile e diffuso in tutte le aree del Paese.
Innanzitutto, la nuova prospettiva va definita per la struttura dei rapporti tra il centro, le autonomie universitarie e le autonomie locali e per i contorni dell’autonomia universitaria nell’ambito della pubblica amministrazione. Tale definizione passa per un riordino normativo delle varie leggi e dei provvedimenti che regolano il sistema universitario e datano, per alcuni ambiti, al 1933. Devono, inoltre, essere messi in capo provvedimenti che assicurino lo sviluppo in tutte le aree del Paese, tenendo conto delle diverse specificità.
Più nel merito, gli interventi citati dai relatori hanno riguardato i finanziamenti e il capitale umano, l’offerta formativa e l’organizzazione delle discipline e la valutazione. Tenuto conto dei tagli del passato decennio, occorre proseguire con l’inversione di rotta nei finanziamenti, puntando sulle risorse per il reclutamento dei giovani più qualificati, semplificando le figure pre-ruolo per l’ingresso nella carriera accademica e rendendo più attrattivi i salari e gli ambienti di ricerca, e sulle risorse per il DSU. Il Ministro ha richiamato come questa inversione si nota tra il 2015 – annus horribilis – e il 2018 con un aumento di risorse e investimenti per l’università del +6,4%.
I cambiamenti avvenuti nel contesto richiedono la riorganizzazione delle discipline (i settori scientifico-disciplinari) e della cornice entro la quale le università progettano i corsi di studio (le classi di laurea), poichè quelle “infrastrutture” non sono più adeguate per rendere l’offerta formativa confacente alle competenze e conoscenze richieste oggi, più interdisciplinare, internazionale, aperta alla digitalizzazione e a una maggiore diversificazione dei percorsi in senso professionalizzante. Questa revisione va anticipata e accompagnata da adeguate politiche di orientamento in ingresso-itinere-uscita degli studenti.
La valutazione delle università è già caratterizzata da un approccio multidimensionale, inclusivo di tutti gli ambiti di azione delle istituzioni, e va manutenuta per spostare ulteriormente l’attenzione dalle verifiche di correttezza ex ante alle valutazioni basate sui risultati ottenuti ex post. Le università vanno incentivate nell’adozione di scelte strategiche responsabili e nello sviluppo di processi di assicurazione interna della qualità coerenti con le proprie strategie e vanno valutate per i risultati ottenuti con le proprie strategie.