ClanDESTINI (trentanovesima puntata)
“Ci vorrà tutta la notte per completare il carico sui pescherecci” Cola cercava di studiare la figura enigmatica del suo comandante “Avete notato come gli uomini della Capitaneria di porto non si sono ancora fatti vivi?”
“La copertura che abbiamo per il traffico delle armi verso l’Africa è estesa alle acque e arriva sui porti italiani” disse l’uomo con il grande cappotto a quadri e gli occhiali scuri, “in questa partita, poi, il numero delle casse che la gru scarica dai vagoni del treno e carica sulle navi è imponente.”
“E noi siamo coperti, garantito al limone!”
Mister Clumper assentì. Avrebbe dovuto avvisare il Generale, oltretutto ormai si era fatta un’idea abbastanza precisa di tutto quel doppio sporco affare. Il traffico delle armi, con la sua legittimazione di fatto, affiancava e, in certo modo, copriva, il viaggio dei barili clandestini di rifiuti tossici, un passo doppio ben architettato che aveva avuto certo bisogno di connivenze molteplici. Ora tutto gli tornava, quadrava con quel poco che era riuscito a sentire all’aeroporto di Kigali… tranne per il numero delle casse. Possibile che il Servizio di cui era a capo il Generale autorizzasse il traffico di quell’imponente arsenale? Ripreso il viaggio, l’indomani, lo avrebbe ricontattato, in sicurezza, così finalmente avrebbe potuto trovare gli incastri delle ultime tessere di quel puzzle maledetto.
“A che cosa state pensando? … se mi posso permettere” gli chiese Cola.
“Guarda” l’uomo indicò il suo lupo che si era bloccato in mezzo alla banchina e fissava un punto nel buio” ha fiutato qualcuno, laggiù, dietro quel deposito.”
Dopo un istante si materializzarono la figura alta di una donna con una cuffia da suora e un braccio al collo. Era seguita da tre più piccole ombre.
“Una monaca, tre bambini! Non è la gente che s’incontra nei porti di notte.” commentò Cola.
Man mano che le quattro figure si facevano avanti il grande cane lupo andava loro incontro, finché non furono a pochi passi di distanza. Occhi che si cercavano nella notte.
Didier si chinò e lo chiamò “Vieni Diavolo!”
Il lupo spiccò un balzo e gli fu subito accanto, leccando le mani che lo carezzavano.
“Li conosci?” chiese suor Annunciazione esitante.
“Li conosco sì, e tutto sommato è normale che siano qui… date le circostanze.”
I due gruppi tardavano ancora ad accostarsi, Suor Annunciazione, poi, era come impietrita: quell’uomo, con la sua statura e prestanza, col suo modo di muoversi gli ricordava un’altra ombra, un’ombra del passato. Ma gli occhiali scuri e le fasciature sul volto le impedivano di dare un nome a quell’ombra.
Prima Totuccio, poi Kamal e per ultimo Didier si accorsero dell’immobilità della suora.
I tre bambini fecero qualche passo in avanti mentre lei era rimasta confusa da quell’incontro.
“Sembra che abbia visto un fantasma, oppure ha preso qualche sorsata di troppo per reggere il dolore” ruppe il silenzio Totuccio.
“Non è il whisky. Forse davvero è un fantasma, un’ombra che cammina,” osservò Didier “la sua espressione è di stupore ma anche di sgomento! È stata lei a farlo conoscere pure a me, con le storie che conservava nella sua valigia insieme ai suoi ricordi. Quello è l’uomo mascherato!”
Diavolo abbaiò e i due uomini si avvicinarono.
Didier continuava a carezzare la testa del lupo e a guardare, alternativamente, l’uomo con gli occhiali scuri e la suora. “Finalmente sei tornato,” disse poi “c’è mancato poco che non ci vedessimo più, avevamo tanto bisogno di te, sulla strada, e non c’eri! C’era un killer che voleva ammazzarci.”
Mister Clumper lo guardò e si tolse gli occhiali. “Bravo Didier, ho capito subito che tu e il tuo amico Kamal non conoscete la paura.”
“Sì, non abbiamo paura, ma per salvarmi, e salvare loro” fece un gesto con la mano “ho dovuto fare di nuovo quello che facevo in guerra. Alla scuola ospedale di Montelusa mi illudevo di essere diventato un altro… ma la guerra mi insegue ancora, e vuole sangue.”
Clumper lo guardò fisso. “Vogliono il tuo, di sangue. Vedremo. Anch’io cerco di evitare la violenza, e non è sempre facile!” gli posò una mano sulla spalla e carezzò la faccia triste di Didier.
“Ho dovuto uccidere ancora” disse il bambino soldato con la voce rotta “la mia strada tra la morte non è finita… anche se qui ho ucciso solo per salvarmi, e salvare loro.”
“Continua a voler essere un altro, Didier, questa nuova vita che hai cominciato all’ospedale-scuola di Montelusa è la tua strada e se hai ucciso per salvarti e salvare loro è stato solo per difesa!”
“Una legittima difesa, ora in quest’isola c’è un killer di meno” commentò Totuccio.
L’uomo parlava al ragazzino ma non staccava gli occhi dalla suora.
Anche Kamal si avvicinò ancora a lui e, a quel punto, l’uomo del faro impugnò il fucile mitragliatore e provò a guardare incollando l’occhio con cui vedeva meglio alla protezione di gomma del cannocchiale. Avrebbe tirato una raffica breve e il boss avrebbe apprezzato la sua mira.
“Sono pronto, boss” comunicò al telefonino “Appena mister cappotto a quadri si sposta riesco a falciare entrambi i ragazzini.”
“Sbrigati a concludere l’incarico, colle armi non ci devi jocare!” si rivolse con un cenno a un uomo della scorta e mormorò tra sé “ A fissaziuni jè peggiu da malatìa.”
La luce notturna del porto era scarsa e ingigantiva le ombre. “Mi hai salvato dall’incendio in Ospedale” disse Didier al suo idolo “ma ora devi fare ancora, di più… salvare il mio popolo dalla guerra che torna, solo tu puoi riuscirci, e io vengo con te ad aiutarti!”
Clumper scosse la testa. “No. Io non posso badare a te, neanche sulla nave, mi saresti d’impaccio, gli innocenti sono sempre d’impaccio a tutti… e tu, anzi, qui devi nasconderti bene perché il pericolo che ti viene da ciò che sai, non è ancora finito, come hai visto, del resto.” L’uomo si rivolse a Kamal. “E tu devi proteggerlo per me, trovare un nascondiglio fino a quando tutta questa storia non sarà finita. Io devo andare a fare il possibile…” Voltò loro le spalle e fece per allontanarsi ma le parole di Didier gli bloccarono le gambe.
“Non vuoi salutare suor Annunciazione?”
Il comandante si girò “Perché dovrei?” rispose allontanandosi di un passo mentre il cane lupo voltava il muso verso la torretta del faro.
“Perché tu l’hai conosciuta… non so, in Africa oppure in Italia, tanto tempo fa, quando volavi… io ho visto la foto dell’aviatore che lei conserva, insieme al foulard che le hai regalato e ai tuoi fumetti… Le conserva come se fossi morto. Non sa che l’uomo mascherato non muore mai, è sempre vivo…. Guardala, non riesce a capire e a staccare gli occhi da te.”
L’uomo scosse la testa “Dovete volerle bene… le ricorderò qualcuno che davvero non c’è più.”
Così dicendo l’uomo rimise gli occhiali neri e si allontanò sussurrando “povera Nunzia”, poi si voltò di scatto sentendo il cane ringhiare.
Vide il lupo improvvisamente fare un balzo e sentì il rumore di una grandinata violenta che sbatteva sul selciato del molo. Didier e Kamal erano in terra, il cane lupo era piombato su di loro spingendoli via con tutta la potenza di una belva che difende i suoi cuccioli.
Ai loro piedi le tracce dell’asfalto scheggiato dalla gragnola dei proiettili.
L’uomo mascherato con gli occhiali scuri si era chinato e aveva estratto da sotto il cappotto le sue due grandi automatiche nere che sputavano un fuoco di sbarramento in direzione della lanterna del faro.
Un altro uomo stava correndo verso di loro con un cellulare in una mano e una pistola nell’altra.
L’uomo mascherato stavolta esplose un solo colpo.
Cola, che aveva tirato fuori anche lui la sua Beretta, vide il picciotto che correva schiantarsi per terra, con un foro scuro tra gli occhi.
“Il colpo del terzo occhio!” commentò con ammirazione.
IL CALENDARIO 2012
Di Lidia Maria Giannini, studentessa. Dono per tutti i lettori e le lettrici di Education 2.0.
L’intervista agli autori, Il giallo d’appendice
La video presentazione di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori, Un giallo prezioso: ClanDESTINI
Calcerano e Fiori: il viaggio di Didier, un video riassunto che svela scenari inediti sulla storia di Clandestini
È in libreria “Teoria e pratica del giallo“, la nuova fatica di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori per le stampe di Edizioni Conoscenza.
Qui le modalità per l’acquisto del libro.
Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori, narratori e saggisti, vivono e lavorano a Roma. Hanno scritto insieme numerosi romanzi polizieschi. Per ulteriori informazioni si possono consultare:
http://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Calcerano
http://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Fiori_(narratore)
http://www.luigicalcerano.com
http://www.giuseppefiori.com
GLI EBOOK DI CALCERANNO E FIORI SU PINOCCHIO 2.0
2011 – “Battere il ferro finché è caldo”, di Luigi Calcerano
2011 – “Che fine ha fatto il principe azzurro?”, di Luigi Calcerano
2011 – “La spia di Tel Aviv”, di Luigi Calcerano
2011 – “Un fantasma detective”, di Luigi Calcerano
2012 – “Gratta e Fiuta”, di Filippo Calcerano e Luigi Calcerano
2012 – “Meminisse Iuvabit – Sarà bene ricordare”, di Luigi Calcerano
2012 – “Solo un’altra vita”, di Luigi Calcerano
2012 – “Come ti racconto il doping”, di Luigi Calcerano
2012 – “Il breve addio”, di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori
2012 – “Sherlock Holmes a Roma”, di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori
Calcerano e Fiori