ClanDESTINI (sessantesima puntata)
Per raggiungere il Ruanda, dal Kenya, Didier si era diretto verso Nord, costeggiando il lago Vittoria.
Sulle sue sponde, all’altezza di Entebbe in Uganda, c’era stato l’incontro tanto desiderato.
Di notte accanto a Didier, addormentato dentro una tenda sorvegliata di nascosto da pochi suoi coetanei, si era seduta la figura straniante del personaggio dei fumetti.
“T’incontro sempre quando mi viene la febbre, Uomo Mascherato”.
“Hai la febbre?”
“Mi capita prima di una battaglia”.
“A me, invece, pesa la solitudine… ora che non c’è Diavolo, almeno posso parlare con te. Le persone come me stanno spesso da sole, come ogni eroe dei fumetti”.
“Supereroe. Mi ha detto Linda che sei il primo ‘supereroe in calzamaglia’, il primo giustiziere a indossare il tipico costume che diventerà caratteristica di tutti altri”.
L’Ombra che cammina sorrise “Un prototipo, allora! Ma tu mi conosci dai fumetti di Nunzia, per Lee Falk, il creatore di Phantom, io indossavo un costume viola. Il primo della dinastia l’aveva scelto copiando un idolo della giungla, e colorandolo con le bacche che trovava a portata di mano”.
“Ma tu hai il costume rosso, e adesso ci sarà anche un film su di te girato in Sicilia”.
“Ora sì. Vesto così. Diversi editori di fumetti in tutto il mondo scelsero i colori del costume secondo i gusti del posto. Ad esempio la maglina è blu in Scandinavia, rossa in Italia e marrone in Nuova Zelanda”.
Didier si toccò la fronte e accettò di delirare “Tu sei italiano allora?”
“No, Nunzia è italiana, era una nobile, ricca italiana… io ho solo rispettato il colore scelto nel suo Paese. Nell’amore autentico, non c’è posto per le divisioni di tempo, di pensiero, di fatti della vita; non c’è posto per le miserie, le confusioni, l’incertezza, le gelosie e le angosce umane. L’ha detto Krishnamurti. Il colore più appropriato per me è proprio questo”.
“Mi hanno detto che è venuta in Africa, con Kamal, sono sbarcati a Chisimaio”.
“Come?” l’Uomo Mascherato si alzò in piedi”. È sempre stata così, esagerata, impulsiva!”.
“Anche tu sei innamorato di lei?” gli chiese Didier “Noi a Montelusa la adoravamo! Tutti. È frugando tra le sue cose che ti ho conosciuto”, Didier sorrise e scosse la testa ripensando a quei giorni, poi aggiunse “Le ha dato un passaggio il tuo Cola”.
“Il nostromo che crede alla legge del mare è un uomo che merita di vivere”.
“Se non lo prende la Mafia!”
“Si saprà difendere, noi dobbiamo pensare al Fratello maggiore della morte. È facile che questa sia l’ultima volta che ci vediamo, lo sai, io non sono veramente immortale, me lo diceva sempre Diana, quando si metteva a fare la madre”.
“Sei il figlio di Diana Palmer o anche Palmesi, sei Kit?!” Assieme a Kamal e a Totuccio abbiamo imparato tutto di te: sei un uomo come noi, anche se un po’ meglio, sei veloce, forte, intelligente preciso nel tiro, spari con tutte e due le Colt insieme, ti sai controllare, sopporti colpi, dolori e ferite, parli con gli animali”.
“Questo no, solo con Diavolo, è un dono di famiglia che non ho ereditato… magari sono il peggiore di tutta la dinastia… ma ne ho fatta una peggio, anche se in fondo è per colpa di Nunzia. Dovessi morire adesso, non ci sarebbe mio figlio a prendere il mio posto. La dinastia degli Uomini Mascherati che uno dopo l’altro sono lo stesso eroe finisce con me. Non ci sarà un Phantom XXIII!”
“Non puoi prendertela con Nunzia se dopo che l’hai lasciata si è fatta suora!”
“Non è così che è andata. La contessa si è fatta suora e mi ha lasciato… Lei mi ha lasciato, e non ha fatto certo male”.
Didier rimase senza parole. Si sentiva strano, sconcertato, con la febbre alta e quei soldati bambini nascosti attorno a lui… ne aveva voluti pochi, troppo rischio. Fuori le acque scure del lago erano tranquille.
“Non hai insegnato a nessuno il giuramento del Teschio? Io l’ho imparato a memoria. ‘Dedico la mia vita alla distruzione di tutte le forme di pirateria, avidità e crudeltà. I miei figli e i loro figli seguiranno le mie orme’. Anche Kamal e Totuccio l’hanno imparato a memoria!”.
“Magari dovessi ancora vedermela con i pirati, con i Singh, come i miei avi… oggi i cattivi sono mischiati con le persone comuni e anche se supereroe, come dici tu, in fondo sono un semplice essere umano che ha solo superproblemi. Ma ora parlami di te”.
Didier si sistemò il cuscino dietro la testa “Non lontano da qui una scheggia mi aveva ferito alla gamba… sono guarito solo in Sicilia, nella scuola-ospedale. L’ho trascurata troppo quella ferita, curandomi da me! La mia storia ha spaventosi episodi, mischiati a piacevoli imprevisti, specie a Montelusa dove ho imparato tante cose e son quasi diventato un altro. No, domani forse morirò come bambino-soldato, sarò quello che ero prima, il cerchio si sta chiudendo”.
“Dove ti sei nascosto in Ruanda? Come mai Buruli non ti ha trovato?”
Didier quasi sorrise. “Ero ferito, con la febbre come adesso e l’acido nello stomaco, pensai che l’unico posto dove il Fratello maggiore della morte non mi avrebbe cercato era casa sua”. L’Uomo Mascherato socchiuse gli occhi. “Dentro l’occhio del ciclone, bravo!”
Didier non capì, “Ho visto il cattivo in casa sua, come in televisione nel Grande Fratello, viveva con la sorella, con schiavi e schiave, e io tra di loro mi ero reso irriconoscibile. Ho visto le sue scelte, le passioni e sentimenti della sua vita di tutti i giorni. Come il tradimento, la tristezza, la guerra, la sopraffazione, il sesso… Ecco perché mi vuole così implacabilmente morto! L’ha scoperto!”
“Che hai saputo?”
“Lui e sua sorella compivano sempre azioni eccessive, parlavano del futuro, delle ricchezze che avrebbero avuto… mi pareva la perdita totale della ragione! Li vedevo voler padroneggiare la guerra e i suoi mali estremi con strani disegni, invenzioni inaspettate. E così mi purificavo, riflettevo sulle conseguenze che molti gesti comportano. Non mangiavo, questo aiuta a purificarsi. Era strano da fuori vedere chi era il mio capo e nemico!”
“E chi è il Fratello maggiore della morte?”
“Una persona come me che ha sofferto, pianto, si è arrabbiato, ha maledetto il destino, ha provato rancore, è stato rifiutato, perseguitato, tradito… Ma, al contrario di me, si è voluto vendicare, diventare più cattivo dei suoi persecutori. La sorella, come lui. Insieme ci sono riusciti, e sono impazziti. Io dico che son diventati pazzi, ma anche di me che ti parlo si può dire lo stesso”.
“Tu non sei pazzo”.
“Come lo chiami uno che ora rischia la vita per un mondo che lo odia?”
“Allora sì pazzo come me. Poi i tuoi bambini soldati non ti odiano. Sono qui”.
“Bene, forse sono impazziti, anche loro. Che significa? Come m’è?”
“Che anche la mia è una strana pazzia, una fuga dagli schemi della realtà e delle regole di tutti i giorni, non sono tanti quelli che si procurano calzamaglie per proteggere il Bene e sconfiggere il Male, in un mondo dove la differenza fra Bene e Male è una sottilissima e incerta linea”. “Non tanto incerta quando vedi uno come Buruli”.
L’Uomo Mascherato sembrava ora parlare per conto suo, senza rivolgersi a Didier.“Ero schiacciato da una vita ingiusta, ho reagito a modo mio, creando un alter-ego più forte, più potente, quasi invincibile, coraggioso, intelligente, ironico, migliore di me. Ho rinunciato alla mia vita passata, alla vita degli altri, di tutti, mi sono tuffato in una nuova realtà. Ed eccomi qui, che arriverò al limite della pensione senza un figlio; così morendo farò morire l’Uomo Mascherato!”.
“Sai che mi ha detto suor Annunciazione parlando di eroi come te? Si deve migliorare piano piano, giorno per giorno, superare i nostri ostacoli e le nostre difficoltà. Non si deve impazzire tutto di un colpo, tutto di un colpo esplodere di rabbia, come Hulk, un altro supereroe, o cambiare la propria vita per sempre”.
“È vero, l’equilibrio sta, nell’amare di se stessi e il prossimo, in giusta dose”.
“Questo il lettore di giornaletti lo viene a capire solo dopo aver letto le tue storie o quelle di altri supereroi, lo capisce se vuole capirlo. È come il rifiuto della guerra”.
“Una favola che si raccontava sia in America sia in Italia. Ma, nessun paese l’ha mai fatto seriamente! Alla fine le guerre si fanno per fabbricare, collaudare e vendere armi, per sopraffare, ma molti uomini sono ancora decisi a combatterle e a pensare che siano imprese efficaci e convenienti. Almeno per chi le vince. Se non è così perché si continua a combatterle?” la voce di Phantom ora si era incupita, “I popoli, magari non tutti, sono pacifici, sono i generali, magari non tutti, a non esserlo. Sai che penso? Che c’entra la divisione del potere e della ricchezza nel pianeta”.
“Per me è che ancora da voi, come da noi, c’è la legge della foresta, cioè quella del più forte”, disse Didier socchiudendo gli occhi.
L’Uomo Mascherato lo guardò “Temo sia qualcosa stabilmente radicata negli uomini che comandano, e gli altri, anche se supereroi, non ce la fanno a metterla in discussione. Mettono in discussione, però, le falsificazioni sui motivi che portano alle guerre”.
“Nella scuola ospedale di Montelusa Tina, Linda e suor Annunciazione ci hanno detto parole speciali, autentiche, anche su questo!”
“Sei stato fortunato in Sicilia, almeno quanto sei stato sfortunato al tuo paese. Vedi Didier tu devi aver saputo qualcosa d’importantissimo della guerra da queste parti se il Fratello maggiore della morte vuole assolutamente la tua eliminazione. Devi scoprire che cosa sai, non si sarebbe preoccupato di ucciderti una volta che eri lontano e clandestino in un altro paese”.
“So che Buruli darà le armi a Tutsi e a Hutu per riprendere la carneficina, forse è questo. Oppure aveva paura che tornassi per la devozione che mi portano gli altri bambini soldati… tanti l’hanno abbandonato da quando io sono fuggito!”
Phantom scosse la testa. “Eri ferito e lontano, credimi ci dev’essere qualcos’altro! Qualcosa che hai saputo mentre ti nascondevi nella sua casa”.
Didier si bagnò la fronte con un po’ d’acqua da una bacinella, “Alla fine ero nascosto in modo da non poter vedere, ma sentivo tutto. Ho scoperto che pensa solo agli affari suoi, che vuole diventare ricco, che vuole la guerra perché gliene vengono vantaggi, senza guerra non è nessuno… che ha rapporti sessuali con la sorella, che i nostri feriti sono venduti ancora vivi per le banche d’organi”.
“Ce n’è abbastanza ma sono cose che, una volta fuori dal Ruanda non spiegano la sua impuntatura sulla tua morte… Pensaci meglio, dimmi di più”.
“Ho sentito che in Africa c’è gente che vive nel lusso come i bianchi, che ha miliardi di dollari, sono tanti e lui lì ne parlava sempre, come il famoso Aliko Dangote che ha più di 20 miliardi di dollari e c’è anche una donna, si chiama Folorunsho Alakija, è miliardaria e fa pure la stilista. Vuole essere come loro, non come gli altri del miliardo e 110 milioni di africani per cui ci sono miseria, malattia e carestia. E bevevano perfino lo champagne! Io non bevevo manco l’acqua e loro avevano lo champagne ghiacciato”.
“L’Africa è così, ci sono una cinquantina di Paperoni che possiedono 160 miliardi di dollari”.
“Ce ne saranno due in più secondo Buruli. Avrà miliardi con quello che sta facendo e li investirà in Asia. E vivrà tra oro, Maserati, diamanti e donne bianche! L’ho sentito parlare col suo interprete sudafricano e con qualcun altro alla radio o al telefonino. Parlavano male degli americani, perché insistono in certi tipi d’intervento militare, dicevano che sono ormai inadeguati, non servono né contro i cinesi, di cui hanno paura, né per la sicurezza degli stati coinvolti”.
“Mi risuona in testa qualcosa” l’Uomo mascherato interruppe il fiume di parole del ragazzino.
“Berardinelli Koch, un capo dei contractor che ho conosciuto, dice che a livello tecnico-militare siamo analfabeti di ritorno, rovinati e impauriti dall’odio di tutti quelli che non ammettono che comandiamo noi. E la guerra è una bestia feroce”.
“Sono disperato per il mio passato ma io ora devo combattere quest’ultima battaglia”.
L’Uomo Mascherato assentì. “Dimmi ancora cosa sai. Dimmi anche quello che non ti sembra importante… penso che tu sappia qualcosa senza sapere di saperlo”.
Didier ripercorse e approfondì le informazioni che aveva già dato al suo supereroe dei fumetti. Le armi che Buruli doveva vendere sia ai Tutsi sia agli Hutu, l’esercito dei bambini soldati… la sua voglia di arricchire, la vedova del presidente del Kenya, Mama Ngina Kenyatta, la figlia del presidente dell’Angola, Isabel Dos Santos, i giovani miliardari della Tanzania e della Nigeria, gli organi dei feriti venduti e le conversazioni con l’interprete sudafricano e l’interlocutore che parlava alla radio o al telefonino.
“Aspetta! Ti ho già detto che disprezzava gli americani, poi una volta aggiunse che ora, per controllare il Golfo Persico, si volevano assicurare una grossa testa di ponte che andasse dal Corno d’Africa al Mali passando per il Ruanda”.
“Questo è già qualcosa!” borbottò l’Uomo Mascherato.
“L’ho sentito dire che una certa Aww fosse ormai inadeguata… ma non so cosa sia, non ho capito neanche bene la parola”.
“È l’acronimo, la sigla di American way of war, Berardinelli Koch, quando era a capo dell’Acme, è stato coinvolto nella ricerca di un certo H. H. Gaffney del Center for Naval Analyses. Con lui ha esaminato i nove conflitti che hanno visto il coinvolgimento dell’America dal 1989 al 2003”.
“Un modo americano di fare la guerra?”
“L’Aww è il nostro modo preferito che permane nonostante le diverse zone di guerra e i diversi casus belli. Con tutte le controindicazioni che gli esperti rappresentano, se ci sarà una guerra da queste parti o in Iran, sarà così che i generali si comporteranno! Almeno per i prossimi vent’anni”.
“Non ho capito quello che stai dicendo”, disse Didier alzandosi dalla branda.
“La guerra è in mano ai militari, che non sanno farla, ecco la verità! Pianificano tutto ma non hanno una grande strategia complessiva, solo ragioni contingenti, specifiche, anche la continua interferenza del momento politico nelle operazioni non sembra guidata che da parole d’ordine generiche, prima erano gli islamici, ora i cinesi”.
“E che prevedi farebbero qui?”
“Forse ci vuole un ipocrita avallo internazionale, magari della Nato, alleati spiccioli e coalizioni di volenterosi, con operazioni congiunte e a comando unificato. C’è bisogno di basi per appoggiarci le successive proiezioni di forze. Tutto tecnologicamente avanzato, perché non vorrebbero aver tanti morti… l’opinione pubblica, capisci?”
“Ecco uno spazio per Buruli, i morti ce li mette lui!”
“Perché noi sopravvalutiamo la tecnologia, la precisione del fuoco e le nuove armi; i nostri generali confidano molto sui bombardamenti e su tutte le operazioni aeree, anche se non sono mai state risolutive, forse mai lo saranno, ma non importa… va bene per Buruli, i materiali che si riversano sul teatro di guerra sono sempre sovrabbondanti rispetto al fabbisogno bellico, se ne potrà appropriare”.
“Non è con questo commercio d’armi usate che diverrà miliardario. Ci sono altre previsioni che si possono fare tenendo presente il vostro modo di fare la guerra?”
L’altro riflettè assorto “C’è il disimpegno militare che è sempre più difficile, quasi impossibile se non si vuole ripetere la vicenda del VietNam”.
“Non mi pare un gran che”.
“Certo Gaffney e Belardinelli Koch ritengono che 1’Aww abbia prodotto tentazioni scorrette politicamente e, quel che è più grave è che dovrebbero tutti convenire che la caratteristica più clamorosa ed evidente è che 1’Aww è pericolosa e inefficace nelle small wars”. Phantom XXII fece una smorfia “L’Aww è stato alla base di tutte le ultime guerre americane nonostante sia inefficace”.
I due personaggi si guardarono negli occhi in silenzio. Il primo a rompere la pausa fu Didier.
“Allora capisco alcune altre frasi che finora non avevo capito, quello che mi dici in qualche modo le spiega.
Buruli ha detto alla sorella che questa guerra non può andar male, perché sarà pagato e bene, non solo se pure perde, cosa che potevo capire, ma proprio perché perde! E poi che riuscirà a monetizzare pure il fatto che lo chiamano il Fratello maggiore della morte. E che quando ha fatto saltare gli studi di Radio Kigali, dove recitavano una soap opera pacificatrice, era perché lui doveva fare una specie di fiction reale, però sulla guerra!”
Si guardarono ancora negli occhi.
Fu l’Uomo Mascherato a parlare. “Buruli con le sue atrocità giustificherà e fornirà l’occasione ideale per un intervento umanitario. Poi si defilerà dalla guerra, la perderà e fuggirà via, ricchissimo, mentre la coalizione dei volenterosi si impadronirà del territorio senza problemi eccessivi. Certe trattative in Afghanistan hanno fatto scuola”.
“Ma, perché devono occupare questo spazio?”
“Ci sono interessi economico-militari che preparano una spartizione dei territori col blocco cinese. Ci sono analisi che spiegano perché devono controllare il golfo Persico”.
“Che possiamo fare? provare ad avvisare la stampa?”
Phantom scosse di nuovo la testa “C’è un film che si chiama ‘I tre giorni del Condor’, di Sydney Pollack. Robert Redford è un piccolo impiegato della CIA, in una sezione impegnata in operazioni di OSINT, ma ha saputo qualcosa d’importante di cui non si rende conto”.
“Vuoi dirmi che in qualche modo sembra il mio caso?”
“In un modo molto diverso, sai che significa OSINT?”
“Lo so, ‘Open Source INTelligence’, è l’attività di raccolta d’informazioni a disposizione di tutti, in vari posti: gialli, fumetti, articoli, interviste, blog, siti e social network. Tutti liberamente accessibili. Quando con Kamal cercavamo di capire qualcosa sulle app, ho sentito il prof. Natis che ne parlava al cellulare a voce bassa”.
“Nel film una sezione deviata interna alla CIA vuole eliminare Redford, il Condor, perché, senza saperlo ha scoperto i preparativi di una guerra da far scoppiare nel Medio Oriente, per assicurarsi il controllo del petrolio… Come nella prima e nella seconda guerra in Iraq, mentre il film è del 1975.
Piani che giravano in cerca d’autore e di realizzazione… E il Condor, lo aveva, da lettore e da analista, capito. Alla fine mette tutto in mano alla stampa e il film finisce senza dire ciò che succederà. Pubblicheranno tutto quel groviglio di notizie?”
“Forse” sorrise Didier “anche se persone come noi si affidano a ben altre risorse per avere un finale meno incerto. Per questo siamo qui, sulle sponde del lago Vittoria”.
L’Uomo mascherato assentì e lo salutò con un cenno del capo “Purché scegliamo di fare quello che è giusto, ma ora riposati e lasciamo agli hacker di Wikileaks, il compito d’incrinare i poteri dell’informazione, e i segreti del mondo politico e delle relazioni internazionali”.
L’Ombra che cammina uscì dalla tenda, non era più notte fonda. I primi bagliori di un’alba africana coloravano lentamente le acque del lago Vittoria.
Guardò le coste che cominciavano a profilarsi: da dove sarebbe arrivato il convoglio dei camion di Buruli?
Dopotutto, per avere tempestivamente quell’informazione, doveva contare sull’aiuto di un generale italiano.
Poteva fidarsi?
(continua)
(La storia di ClanDESTINI è frutto della fantasia degli autori: qualsiasi riferimento con la realtà, fatti, luoghi e persone vive o scomparse, è puramente casuale).
L’intervista agli autori, Il giallo d’appendice
La video presentazione di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori, Un giallo prezioso: ClanDESTINI
Calcerano e Fiori: il viaggio di Didier, un video riassunto che svela scenari inediti sulla storia di Clandestini
È in libreria “Teoria e pratica del giallo“, la nuova fatica di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori per le stampe di Edizioni Conoscenza.
Qui le modalità per l’acquisto del libro.
Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori, narratori e saggisti, vivono e lavorano a Roma. Hanno scritto insieme numerosi romanzi polizieschi. Per ulteriori informazioni si possono consultare:
http://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Calcerano
http://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Fiori_(narratore)
http://www.luigicalcerano.com
http://www.giuseppefiori.com
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http://www.descrittiva.it/calip/ebook-pinocchio2punto0.htm
Calcerano e Fiori