Tutela di un bene identitario primario, le lingue di minoranza: intervista ad Albalisa Azzariti

Il 21 febbraio ricorre la Giornata Internazionale della Lingua Madre, celebrazione indetta nel 1999 dall’UNESCO e riconosciuta dall’Assemblea Generale dell’ONU per promuovere la diversità  linguistica e culturale e il multilinguismo. La data è stata scelta per ricordare il giorno dell’uccisione nel 1952 di alcuni studenti universitari per mano delle forze di polizia del Pakistan, mentre protestavano per il riconoscimento del bengalese come lingua ufficiale.

Migliaia di lingue usate soltanto in piccole comunità e in contesti informali sono messe in minoranza dall’idioma ufficiale istituzionale e rischiano di scomparire, se gli stessi parlanti smettono gradualmente di tramandarle alla generazione successiva. L’UNESCO ha pubblicato un atlante interattivo delle lingue in pericolo di estinzione nel mondo, che costituisce anche un appello a salvaguardare la diversità linguistica globale[1]. 2.500 lingue sull’orlo della scomparsa, o a rischio di  morte certa, soprattutto le parlate delle regioni a forte diversità linguistica come la Malesia, l’Africa subsahariana e l’America del Sud.

Lingue in pericolo

Quando una lingua è in pericolo? Il livello di rischio e il grado di vitalità si misurano in base a diversi fattori, che comprendono il numero di parlanti, la trasmissione alle nuove generazioni e le politiche governative: una lingua si considera vulnerabile,se il suo uso è limitato all’interno delle mura domestiche, o in serio pericolo, quando è parlata dai nonni, mentre la generazione dei genitori può capirla, ma non la parla con i propri figli; la nomenclatura prevede anche l’estinzione improvvisa di una lingua, a seguito di un evento catastrofico, o graduale, in dipendenza dall’aumento d’uso degli idiomi maggiori, come ad esempio l’inglese, con cui non riescono a competere. E perché salvare una lingua che va scomparendo?

«Intanto perché è parte di una biodiversità che garantisce la ricchezza e la varietà delle culture umane. E poi perché ogni lingua, anche la più rara, è un esempio di una meraviglia, di più, di un miracolo dell’evoluzione che ha prodotto un insieme unico di parole, suoni e architettura grammaticale. Un insieme che è anche una visione del mondo originale, uno specchio delle metafore, del pensiero che una determinata popolazione utilizza per interpretare il mondo. Lasciarla svanire sarebbe un danno irreparabile: ogni lingua è un universo. Il nostro lavoro ? ha affermato Chris Moseley, capo dell’équipe di 30 linguisti che hanno curato il progetto Unesco ? è assimilabile a quello di un naturalista che metta in luce la fragilità di una specie animale o vegetale».

L’Europa è un continente con un’alta concentrazione di lingue a rischio di estinzione, tra cui i dialetti italiani: «sono da considerare minoranze linguistiche tutti i gruppi di persone che parlano qualcosa di diverso rispetto alla lingua della maggioranza. Nel caso italiano la situazione è molto complessa perché in senso largo potremmo considerare in questo gruppo anche tutte le comunità che parlano i cosiddetti dialetti italiani (che, sia chiaro, non sono dialetti dell’italiano) e le lingue degli immigrati»[2].

«La conservazione delle lingue regionali non è un hobby per nostalgici e per glottologi» – afferma con forza la dott.ssa Albalisa Azzariti[3] Intervista ad Albalisa Azzariti

A conclusione del meeting internazionale del network dei partner del Progetto COOL, ho chiesto alla dott.ssa Azzariti di aiutarci a divulgare attraverso il magazine Education 2.0 gli esiti dell’esperienza e a disseminarne le buone pratiche, rispondendo ad alcune domande.

Quali sono i punti di forza dell’esperienza?

Nelle prime fasi dell’esperienza CLIL in Italia, tanti anni fa, la difficoltà principale incontrata fu quella di reperire documenti e fonti autentiche adatte all’insegnamento nella fascia d’età target; infatti i testi che si potevano trovare o erano sbilanciati sotto il profilo della competenza linguistica richiesta (ad esempio, libri di scienze in inglese troppo difficili per una scuola primaria o una secondaria di primo grado), oppure al contrario testi corrispondenti al livello linguistico padroneggiato dagli studenti, ma con contenuti troppo semplificati. Nacque allora il primo CLILSTORE, che iniziò a collezionare materiale autentico nelle lingue originali studiate a scuola in ambito europeo, per poi arricchirsi di funzionalità e di tools, come Wordlink e Multidict.  Il progetto CLIL4U volle raccogliere buone pratiche e presentò ? con la supervisione dei grandi teorici della metodologia CLIL i proff. David Marsh e Maria Freju ? 48 unità didattiche definite ‘esemplari’, cioè modelli a cui ispirarsi per comprendere quali siano i presupposti metodologici del CLIL, che non sono banali e riconducibili semplicemente a un qualsiasi uso di un testo, ad esempio in inglese, all’interno di una lezione. Questo materiale lo si trova in www.languages.dk. La piattaforma piacque talmente tanto al di fuori dell’Europa che alla sua presentazione in India venne vista come un modello per la salvaguardia di video e audio nelle lingue regionali, ipotizzando quindi nelle scuole indiane un CLIL con tre lingue: la lingua regionale, la lingua nazionale e la lingua franca (l’inglese).

Da allora ha avuto un successo enorme, diventando una possibilità incredibile di incontro tra popoli e culture. La sezione in Gaelico, che contiene anche affascinanti filmati che possono essere sottotitolati in lingua italiana, è stato uno splendido apripista, insieme alla sezione maltese. Dal canto nostro, abbiamo collaborato con Far Lombard, aprendo la sezione in Lingua Lombarda (con le sue varie sfumature dialettali) e, grazie alla prof.ssa Olivera Ivkovic, anche in Serbocroato. L’esperienza si è rivelata così un’occasione formidabile per incontrare popoli e culture ed anche per dibattiti con glottologi e filologi.

Quali lingue minori trovano spazio nella piattaforma Clilstore.eu?

Veramente tantissime! Noi stiamo cercando di accompagnare le lingue minoritarie italiane a utilizzare la piattaforma, considerandola un’integrazione mondiale e globale ai propri strumenti formativi e comunicativi. Per questo abbiamo incontrato i rappresentanti di Chambra d’Oc (lingue francoprovenzale e occitanica), del Centre Etudes Francoprovencales Rene Willien, di Far Lombard, e in passato anche della Lingua Cimbra. Nella piattaforma si trovano lavori molto interessanti in Gaelico, come dicevo prima, in Catalano, in Maltese, in Scozzese, e in tante lingue regionali africane e asiatiche la cui scrittura è una pittura, come questa che le mostro: ??????

Quali orizzonti di sviluppo presenta la piattaforma?

Da un lato la piattaforma, con i suoi strumenti, si presta a essere un eccezionale strumento per l’apprendimento delle lingue. Il progetto che abbiamo contribuito a sviluppare comprende, ad esempio, anche un portfolio a disposizione dello studente, che autovaluta i propri progressi e conserva in un personale archivio gli esercizi più significativi o le attività che ha ritenuto più importanti ai fini del proprio bagaglio linguistico. Lo studente può condividere il proprio portfolio con il docente di lingue,  oppure farne un uso strettamente personale, autovalutativo. Esplorare l’impatto di questo strumento sulla realtà italiana può essere un settore di ricerca interessante per pedagogisti e linguisti.

Inoltre, la piattaforma  CLILSTORE, integrata con Wordlink e Multidict, consente di far interagire qualsiasi dizionario online con un testo acquisito per via digitale (se non è stato prodotto un dizionario online, si può pazientemente ovviare caricando in una sezione i vocaboli). Tale modalità permette la salvaguardia di qualsiasi lingua, collezionando audiovideo di parlanti nativi, e nel contempo di riflettere sull’evoluzione della lingua corrente e in generale sulla distanza tra il parlato corrente e il testo regolativo, cioè quello che si basa sulle regole grammaticali standard.

Vi sono orizzonti di plurilinguismo e multilinguismo in età precoce che non sono ancora stati del tutto esplorati e per il momento è diffusa a livello di ricerca universitaria, ma non ancora nell’ambito della scuola viva, la metodologia dell’Intercomprensione, che potrebbe permettere un’acquisizione più rapida e intuitiva delle lingue.La possibilità di avere a disposizione molto materiale originale sarebbe in questo senso un grande vantaggio.

La piattaforma si presta a essere utilizzata in tutti i percorsi di ItalStudio e italiano L2, perché vi è stato lo sforzo – che si spera continui nel tempo – di inserire unità didattiche in italiano A1. Inoltre, ci pare possa essere un mezzo per potenziare la padronanza della lingua madre negli studenti, i quali potrebbero cimentarsi nella pubblicazione di testi (chiunque può essere autore e non occorre fare altro che registrarsi) in un ‘corretto italiano’, contribuendo così a produrre materiale autentico per coloro che, all’estero, studiano l’italiano come lingua straniera.

Una simile collezione di lingue del pianeta, nazionali e regionali, è difficile da trovare in giro. È quindi certamente una prospettiva interessante lo sviluppo di ulteriori applicazioni per glottologi e cultori delle lingue, anche antiche. Timidamente, iniziano ad affacciarsi unità in greco antico e in latino. Studiare la letteratura francoprovenzale con chi quella lingua la conosce e la parla ed è per di più in grado di presentarci l’Amor cortese con i giusti accenti, è un’avventura. Una bella prospettiva si apre per i licei classici, che potrebbero produrre unità in latino o in greco, o per i licei artistici che potrebbero arricchire ulteriormente le unità di storia dell’arte come quelle che ha prodotto il  Liceo Scientifico Elio Vittorini. Se qualcuno fosse interessato, noi possiamo dare qualche indicazione di accompagnamento.

Infine, per i viaggiatori, se vorranno potranno affrontare il viaggio attrezzati; ad esempio, sentire prima di partire come è questa lingua ??? (??????), vedendo e ascoltando in anteprima la voce narrante!

[1]http://www.u nesco.org/languages-atlas/

[2] F. TOSO, Le minoranze linguistiche in Italia, Il Mulino, 2008.

[3] Albalisa Azzariti, Dirigente scolastica Liceo Scientifico E. Vittorini di Milano, negli anni ha partecipato prima in qualità di dirigente scolastica dell’IC Monte Grappa di Bussero a progetti di ricerca nazionali sul multilinguismo ed ha attuato partenariati con Enti e Associazioni impegnati nel campo delle lingue in ambito europeo ed extraeuropeo, conseguendo anche un Label per la metodologia nell’insegnamento delle lingue. L’Istituto Comprensivo di Bussero è stato Scuola Polo per le Lingue in Lombardia e in questo ambito ha sperimentato il CLIL (Content and Language Integrated Learning) sin dall’inizio ed è stato il rappresentante italiano del progetto centralizzato europeo CLIL4U. Negli ultimi 3 anni la dirigente scolastica Azzariti ha seguito, come dirigente del Liceo Scientifico Statale Vittorini di Milano e insieme a tre docenti  (Giuseppe Licata, Alessandro Pizzoccheri e Alessandra Tagliabue), una peculiare esperienza di CLIL nell’ambito del Progetto Europeo Erasmus + COOL (CLIL Open Online Learning) per la progettazione di una piattaforma online a supporto dell’insegnamento di contenuti didattici in lingue diverse, comprese quelle autoctone regionali o minoritarie (https://clilstore.eu/clilstore)

Rita Bramante Già Dirigente scolastica, membro del Comitato Nazionale per l’apprendimento pratico della Musica