L’emigrazione è anche la storia di molti italiani – di Antonello Marchese
Tra le decine di migliaia di giovani italiani che partono ogni anno per l’estero e i racconti degli “zii d’America” sparsi un po’ in tutte le famiglie, c’è un filo rosso che congiunge la lunga storia italiana della emigrazione a quella dei migranti che, oggi, vengono in Italia.
In tutti i manuali di Storia e Geografia per le scuole elementari e medie tra gli anni ’20 e ’30 possiamo trovare la celebrazione dell’Eroe dei due mondi, ricordato ovviamente per il suo contributo all’Unità d’Italia, ma la storia dei suoi anni trascorsi in Brasile e in Uruguay in lotta per la libertà e l’indipendenza delle popolazioni di quei paesi è solo brevemente descritta. Consultandoli possiamo trovare consigli, riflessioni, approfondimenti ed esempi emblematici delle emigrazioni degli italiani prima nel Nord Europa e poi nel Sud America senza dimenticare l’Australia, ad esempio i consigli rivolti ai protagonisti dell’emigrazione temporanea (“fai i soldi e torna”) e l’esperienza della emigrazione definitiva. E’ noto infatti che la maggior parte degli emigrati italiani di quegli anni lasciarono in eredità oltre 50 milioni di figli della emigrazione.
Ernesto De Martino considerava che le persone non sono fatte di “pezzi” : non dormono da/alle, non fanno l’amore da/alle ma sono tutte intere[7]. Quando noi incontriamo le persone o siamo in grado di ripensare la loro realtà e condizione, cioè di interrogare la totalità delle loro esperienze, dei loro saperi e delle competenze oppure falliamo. Oggi siamo testimoni di una società sommersa dal caos e dall’inquietudine. Il riordino dei pensieri e la rinegoziazione dei significati necessitano di un nuovo umanesimo tra le discipline, nuovo slancio di senso nella direzione di nuove verità da esplorare.
In questo caos la figura del migrante è diventata il catalizzatore di tutti i nostri fallimenti, delle nostre miserie morali e nel suo corpo ferito, abbandonato e reietto, proiettiamo le nostre incertezze. Il nostro mondo di parole è costellato di paura, aggressività, razzismo. Non c’è più pudore nell’esprimere concetti di sapore razzista, concetti violenti nei confronti dei migranti, soprattutto attraverso l’anonimato fornito dai social network.
L’Estate del 2018 è stato un continuo susseguirsi di episodi drammatici:
a Giugno Soumalia Sacko, bracciante e sindacalista, viene ucciso a colpi di fucile in Calabria; sempre a giugno un senegalese è stato aggredito da due giovani con una mazza da baseball mentre andava in bicicletta nel casertano; ancora a giugno un lavavetri viene inseguito con una spranga di ferro a Catania; di nuovo a Giugno due italiani irrompono in un centro di accoglienza a Sulmona e accoltellano un profugo. A luglio a Roma un uomo spara dal balcone contro una bambina rom di pochi mesi, colpevole solo di essere rom.
Un gruppo di sindaci disobbedienti, da Leoluca Orlando a De Magistris, hanno invitato a disapplicare il Decreto Sicurezza laddove nega l’iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo, complicando loro l’accesso alla scuola e alla sanità.
È delle ultime ore l’appello del sindaco di Napoli alla preghiera di tutte le persone di buona volontà per la piccola Noemi colpita da un proiettile davanti ad un negozio. Mi ha colpito che il sindaco abbia sentito l’esigenza di ricostituire spazi comuni, per ricostituire un essere con…gli altri, attraverso la preghiera.
Noi non riusciamo più a pensare territori comuni per il sociale, comuni territori, comuni linguaggi. Quando i dettami della Legge confliggono con la coscienza del singolo, quando l’ordine giuridico va in urto con l’ordine morale, che fare?
Anche nell’ambito sanitario, il fatto che molti medici, specialisti, psichiatri abbiano ricalcato il noi/loro, abdicando al proprio giuramento professionale, asserendo di non avere tempo per “i nostri”, dice molto del caos morale in cui siamo immersi.
Sono persuaso che manchino corpi intermedi tra popolazione e rappresentanti delle Istituzioni pubbliche. Ma qual è il linguaggio che viene dall’alto? Un linguaggio che fa appello alla pancia, agli istinti beceri: perché non alle idee, all’anima, al cuore, alla testa? Qual è il linguaggio che può unificare italiani e non? Molti nostri studenti non hanno le parole per esprimere il dolore. In questi ultimi anni i nostri studenti ci hanno stimolati ad aumentare la creatività per fronteggiare il disagio crescente, perché più aumenta il disagio più deve aumentare la creatività. Nel mondo della comunicazione 4.268 sono state le notizie sull’immigrazione nei principali TG nazionali nel 2017, di queste il 78% ha riguardato flussi migratori, criminalità e sicurezza, terrorismo[8].
È evidente che questa regressione evoca un concetto di società lontana dalla nostra storia democratica. Dunque siamo immersi in una vertigine, in una lotta dalla quale non possiamo esimerci perché ci siamo immersi. La scuola deve ripensare in modo nuovo i problemi globali. Siamo immersi in un immaginario stregonesco. Occuparsi di diritto allo studio significa occuparsi della totalità della storia di queste persone e della totalità della nostra storia di cittadini italiani e di ciascuno.
La stregoneria funziona come un gioco a somma zero[9]; se qualcuno va avanti allora io pago un prezzo, se l’altra ha figli allora io sono infeconda e devo lottare, devo odiarla, devo sospettare di lei contro di essa. La nostra società divide noi da loro, come nella logica regressiva, cupa, primitiva, barbara e stregonesca appunto, dove se l’altro ottiene una casa allora devo rivendicare il mio diritto a non rimanere indietro.
Con lo studente straniero, come si può ignorare la fragilità accumulata nei suoi anni precedenti? Secondo la logica del buon senso bisogna pensare a sportelli di sostegno per queste persone, che devono essere aiutate nella loro totalità di persone, di corpi spesso malati, anche se le parole sono parole difficili da trovare per produrre nuove coordinate di senso. Bisogna ripensare al curricolo scolastico in una prospettiva di maggiore flessibilità del tempo scuola; pensiamo all’estate al periodo della chiusura estiva delle scuole, ad esempio, e a nuove metodologie che siano davvero efficaci scegliendo tra le tante sperimentazioni in atto in molte realtà virtuose.
Noi insegnanti e noi tutti siamo attori capaci di produrre strategie di ascolto, ma possiamo anche uccidere destini, negare esistenze. Il contesto sociale e legislativo, la norma, oggi, produce sofferenza, alienazione, trauma. Camminare in strada pensando di essere vittima di aggressione significa vivere in uno stato cronico di ansia. Le norme sugli stranieri oggi in Italia producono malattia[10] e questi sono crimini in tempo di pace come li chiamava Franco Basaglia.[11]
[1] F. M. De Sanctis, Educazione in età adulta, La Nuova Italia, 1975.
[2] https://eventi.comune.re.it/eventi/evento/cittadinanza-e-analfabetismo-iv-edizione-2019/
[3] Amyrta Sen, L’idea di giustizia, Mondadori, 2010. Che cos’è la giustizia? Si possono diminuire i fenomeni più palesi di ingiustizia? La lezione di Amartya Sen, premio Nobel per l’economia e maestro del pensiero contemporaneo, sulla teoria che ha tracciato e sul legame fra giustizia, libertà e uguaglianza. “L’esigenza di inquadrare la giustizia a partire dalla realtà concreta è legata all’idea che la giustizia non può essere indifferente alla vita che ciascuno di noi è effettivamente in grado di vivere. Nel considerare la natura della vita umana ci interessiamo non soltanto alle tante cose che riusciamo a fare ma anche alla nostra effettiva libertà di scelta tra vari tipi di vita. Avere la possibilità di pensare e di scegliere è uno degli aspetti più importanti della vita umana”
[4] L’Africa nel 1950 aveva un peso demografico del 9,1% nel 2050 sarà del 25,5%. Al contrario l’Europa aveva un peso del 21,7% e nel 2050 sarà del 7,3%. c.f.r; XXVII Rapporto Immigrazione Caritas-Migrantes.
[5] c.f.r; XXVII Rapporto Immigrazione Caritas-Migrantes
[6] c.f.r; XXVII Rapporto Immigrazione Caritas-Migrantes;
[7] E. De Martino, Magia e civiltà. Un’antologia critica fondamentale per lo studio del concetto di magia nella civiltà occidentale, Garzanti, Milano, 1962
[8] XXVII Rapporto Immigrazione Caritas-Migrantes; molte sarebbero le riflessioni sull’impatto di questa invasione comunicativa sul voto.
[9] c.f.r; E. De Martino, Magia e civiltà. Un’antologia critica fondamentale per lo studio del concetto di magia nella civiltà occidentale, Garzanti, Milano, 1962.
[10] https://www.repubblica.it/economia/rapporti/osserva-italia/conad/2018/06/13/news/gli_italiani_in_asia_cresce_il_consumo_di_psicofarmaci-198880276/; I dati dell’AIFA indicano una crescita esponenziale nel consumo di psicofarmaci che colpisce anche gli adolescenti.
11 Crimini di pace. Ricerche sugli intellettuali e sui tecnici come addetti all’oppressione, Baldini+Castoldi, 2014.