Le 150 ore, area linguistica e geostorico sociale
Nei primi anni Settanta vennero istituiti i “Corsi sperimentali per studenti – lavoratori – 150 ore”, un’esperienza di educazione degli adulti che durò oltre vent’anni e che cessò di essere “sperimentale” nell’a. s. 1997 / 1998 quando si istituirono i “Centri Territoriali Permanenti per l’Istruzione e la Formazione in età adulta”.
L’essere sperimentale nelle 150 ore consisteva nel rispondere alle esigenze di “sapere” di un’utenza che nell’arco di un solo anno scolastico avrebbe potuto conseguire il titolo formale della Licenza media inferiore in sedi scolastiche accoglienti, attrezzate e facilmente raggiungibili; i quattro docenti – 2 di Lettere, 1 di Lingua straniera, 1 di Matematica ed O. S. – organizzavano i gruppi-classe del “modulo 150 ore” – minimo 60 iscritti, massimo 100, suddivisi in 4 classi – con particolare attenzione alla eterogeneità del gruppo stesso, e l’orario scuola era quello più vicino ai bisogni dei partecipanti; l’insegnamento era organizzato in modo che ogni docente svolgesse la propria attività in ciascuna delle quattro classi che formavano il modulo stesso, per cui i due docenti di Lettere diventavano spesso un docente di Italiano e un docente di Area geostorico-sociale; i materiali didattici, quasi sempre creati dagli stessi insegnanti utilizzando il ciclostile o la fotocopiatrice, erano realizzati “su misura” e praticamente ogni anno si cambiavano i contenuti poiché diversa era l’utenza e diverso era il momento storico. E l’essere sperimentale nelle 150 ore consisteva anche nel continuo rapporto fra docenti, Sindacato, associazioni come l’ Aidea, il Cede, Provveditorato agli studi, Ente locale i cui rappresentanti, spesso, manifestavano sensibilità nei confronti della scolarizzazione degli adulti, fossero lavoratori o disoccupati, casalinghe o giovani espulsi dalla scuola del mattino o cittadini che grazie al diploma di Licenza media inferiore avrebbero potuto trovare inserimento nel mondo del lavoro, o anziani ospiti in case di riposo o militari di leva o carcerati o nomadi rom o – dalla fine degli anni Ottanta – immigrati extracomunitari: e per quest’ultimo punto, quando iniziò ad essere evidente che l’immigrazione era un fenomeno destinato solo a crescere, i docenti delle 150 ore si posero il problema di come trattarlo; si superò il criterio che, sì, l’apprendimento e la conoscenza della lingua avrebbero dato all’immigrato uno strumento per affrontare l’emergenza, ma si puntò a creare le condizioni per far comprendere che il confronto e la convivenza civile fra persone di differente cultura, lingua, religione potevano essere un’occasione di crescita e non una minaccia.
L’insegnamento dell’Italiano e della Storia, Geografia ed Educazione civica (Area geostorico-sociale) nella scuola delle 150 ore è sempre stato per i docenti anche un attento lavoro di lettura ed analisi dei bisogni e conseguentemente di progettazione dei percorsi didattici; per i quattro docenti l’interdisciplinarietà era una chiave per far raggiungere agli studenti gli obbiettivi prefissati sia a breve che a medio termine e le attività spesso fatte in gruppo avevano la funzione di incoraggiare lo scambio, il confronto, il dibattito.
Lo strumento più pratico per avere familiarità con lo studio dell’Italiano era il “giornale”, grazie al quale si prendeva l’abitudine alla lettura e si imparava come era fatto, da chi era edito; si analizzavano gli articoli di cronaca locale e nazionale, gli articoli di politica, gli articoli di economia, quelli di contenuto scientifico, quelli sportivi; dalla lettura e relativa discussione, si passava alla scrittura con esercitazioni nelle quali si esprimevano commenti su un fatto di attualità o un avvenimento particolare, oppure si creavano articoli originali da raccogliere e avere a disposizione fino al termine dell’anno scolastico. Anche le attività di Scrittura al computer sono state un’esperienza di didattica dell’Italiano stimolante ed efficace: le scuole cominciavano a dotarsi di laboratori attrezzati con computer e programmi di videoscrittura e il loro utilizzo, dopo il necessario periodo di alfabetizzazione informatica per l’uso dei comandi fondamentali, ha dato risultati significativi sia per quanto riguardava l’elaborazione del testo – maggior contenuto, più chiarezza e correttezza – sia per il desiderio di proseguire nell’attività della scrittura. Per lo studio del tempo e dello spazio ed analizzare le tappe decisive della Storia e maggiormente conoscere il territorio si ricorreva con attenzione alla filmografia e alla documentaristica: i vari temi venivano sintetizzati raccogliendoli in dispense. Anche le “uscite” per assistere, ad esempio, alle attività del Consiglio comunale o per seguire presso il Tribunale cause civili e penali o per presenziare a conferenze o spettacoli teatrali venivano programmate con regolarità, così come per la presenza in aula di “esperti” invitati per le loro specifiche competenze.
Alla verifica delle attività svolte e dei risultati maturati, le sedici ore settimanali di scuola erano state bene investite e la richiesta dei corsisti, mentre sfogliavano durante l’esame di Stato il loro libro di testo finalmente completo, di solito, era: “Prof, e il prossimo anno che cosa si potrebbe fare?”
Renato Calgari docente di lettere esperto per l’area dell’educazione degli adulti.