La riforma che non c’è

Mentre la vera riforma dell’Istruzione tecnica, prevista dall’art. 26 del Decreto-Legge 175/22, viene rinviata all’anno scolastico 2025-26, è sui binari di partenza quella che potremmo definire la riforma che non c’è, dato che, nonostante venga presentata sui giornali e sulla stampa specializzata come  la “riforma” della filiera tecnico-professionale, si tratta in realtà di una sperimentazione di corsi di durata quadriennale dei quali non sono neanche noti i contenuti, se non per grandi linee general-generiche. Le altre principali innovazioni introdotte dal disegno di legge tali non sono, perché i campus sono in realtà i Poli tecnico-professionali già normati dalla precedente legislazione, mentre la realizzazione del modello 4+2 sarà tutta da verificare sulla base della scelte degli studenti e della disponibilità dell’offerta di Istruzione tecnica superiore, oggi del tutto insufficiente.

Nei precedenti articoli abbiamo sottolineato come questo provvedimento rovesci sulle scuole (e sui docenti, ovviamente) la mission impossible di pianificare e ottenere in quattro anni tutti gli obiettivi che finora non si riuscivano a raggiungere nei cinque anni di corso ordinario: ampliare l’offerta formativa, con particolare riferimento alle discipline di base, introducendo insegnamenti in lingua straniera (CLIL), rafforzando la formazione di professionalità innovative connesse all’alternanza, attuando percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (PCTO) e stipulando dei contratti di apprendistato attraverso accordi di partenariato. 

La responsabilità di mettere in fila e rendere compatibili tutti questi diversi e variegati obiettivi per progettare ed attuare la cd. riforma della filiera tecnico-professionale ricadrà dunque sulle scuole sperimentali, mentre il Ministero si limiterà a selezionare le proposte delle scuole, incurante dei tempi ristrettissimi per elaborare progetti così impegnativi e del fatto che i numeri delle precedenti iniziative ministeriali sperimentali volte ad accorciare il percorso di scuola secondaria superiore stiano ad indicare un forte ridimensionamento delle aspettative iniziali: secondo i dati dello stesso Ministero dell’Istruzione e del Merito, solo 243 scuole sulle 1.000 previste hanno ricevuto l’autorizzazione per sperimentare il modello del ‘diploma in 4 anni’ che era stato introdotto nel 2021 dal Ministro Bianchi, mentre le sperimentazioni dei percorsi quadriennali promosse con i decreti ministeriali del 2017 e 2018 si sono ridotte da 192 a 175 e infine a 92 classi. Nulla poi è stato detto sull’andamento di queste sperimentazioni, sulle difficoltà incontrate (ma la forte contrazione dei numeri delle classi sperimentali sembra parlare chiaro), sui risultati conseguiti, informazioni che sarebbero state preziosissime sia per chi ha deciso di indirizzare le scuole verso questa nuova rotta, sia per i nuovi intrepidi docenti impegnati nella navigazione per oltrepassare le colonne d’Ercole della durata dei corsi. 

Infine vanno ricordate le difficoltà che stanno affrontando in questi giorni studenti e famiglie, alle prese con la complessa scelta del percorso di scuola secondaria: una scelta che viene effettuata al buio, perché le scuole stanno predisponendo i loro progetti in questi giorni, progetti che dovranno successivamente essere selezionati dal Ministero; dunque famiglie e studenti sono all’oscuro della effettiva realizzabilità della eventuale proposta formativa della scuola scelta. Così come accade per l’altra innovazione introdotta per via sperimentale, quella del liceo del “Made in Italy, gli studenti non sanno che cosa dovranno effettivamente studiare.

Forse famiglie e studenti saranno ingolositi dalla prospettiva di ottenere il diploma di scuola secondaria in soli quattro anni, probabilmente ignari che chi consegue il titolo quadriennale per iscriversi all’università dovrà frequentare ulteriori corsi integrativi oppure superare ulteriori esami; particolare questo che dovrebbe essere chiaramente spiegato alle famiglie, ma che invece è rigorosamente taciuto dalla campagna di comunicazione/orientamento che è stata lanciata dal Ministero, campagna di comunicazione che, nel suo modo propagandistico di presentare la “nuova” filiera, ricorda da vicino i più spregiudicati “consigli per gli acquisti”. 

(https://unica.istruzione.gov.it/it/orientamento/guida-alla-scelta/dal-sistema-integrato-0-6-anni-al-secondo-ciclo-di-istruzione/filiera-formativa-tenologico-professionale)

Giorgio Allulli Vicepresidente della Rete europea della qualità dell’Istruzione e formazione professionale (EQAVET); già direttore delle aree sistemi formativi del Censis, dell’Isfol e della Conferenza dei Rettori.