La scuola, bussola per la vita
In un caldo sabato di luglio e sotto la supervisione di esperti del mondo della scuola, un gruppo di appassionati si è trovato a leggere e ragionare con attenti occhi da filologo sul testo della legge 107/2015, approvato dal Senato il 25 giugno 2015.
In quest’ottica, lasciando cioè parlare il testo legislativo, quasi interrogandolo su quale linea didattica ed educativa propone per il futuro della scuola, è possibile apprezzarne le potenzialità senza evitare di annotare le criticità.
I commi relativi all’investimento (di risorse umane più che economiche) negli stage di alternanza scuola-lavoro e finalizzati all’istituzione di un curriculum degli studenti credo forniscano una valida chiave di lettura dell’impianto pedagogico del progetto: la scuola è vista, ora più che mai, come il canale di orientamento dei nostri giovani.
È evidente che nella flessibilità, forse eccessiva, con cui è formulato il testo di legge, i limiti sono legati al fatto che, perché questi due strumenti vadano “a sistema” occorre una modularità del monte ore scolastico che per ora è solo onirica.
Ma quello che conta è che, senza troppe lamentele, questi due aspetti della legge possono già essere messi in pratica a partire da quello che quotidianamente i docenti motivati fanno nelle scuole:
sul fronte della preparazione degli alunni agli stage aziendali – e quindi a un’esperienza didattica oltre che orientativa – creare una cultura del lavoro e un’educazione digitale, progettare una didattica induttiva ed esplorativa in ogni disciplina curricolare;
sul fronte della creazione di un curriculum degli studenti, spronarli a fare esperienze il più possibile diversificate nell’arco dei cinque anni di scuola superiore (da corsi disciplinari estivi, alle esperienze di volontariato, a stage all’estero) e tenerne conto nell’attribuzione dei crediti formativi.
La scuola non è forse sufficientemente abituata all’idea che, al termine di un percorso scolastico preuniversitario, che consta di ben tredici anni di studio, deve in qualche modo rendere conto del suo operato attraverso un profilo dello studente visibile. A tale proposito, ritengo che il voto di maturità sia troppo riduttivo.
Immagino la vita scolastica di un adolescente come l’”Ulisse” di Giorgio de Chirico e la scuola la sua bussola: l’eroe omerico torna a casa, luogo abbandonato e ricercato allo stesso tempo, e vi ritorna trasformato dopo il lungo viaggio, un viaggio che è, prima di tutto, una condizione della mente. Questo deve essere la scuola e iniziative come quelle dettate dalla nuova legge ne sono il presupposto su cui vale la pena di lavorare.
Cristina Dell’Acqua