Competenze dei diplomati e lavoro
Lo scopo principale di questo articolo è di discutere il rapporto fra le competenze dei diplomati e la loro occupabilità. Anzitutto è bene richiamare alcuni dati sull’occupazione di fatto dei diplomati.
Alcuni dati generali sull’occupazione
Dallo studio del 2018 di Unioncamere Previsione dei fabbisogni occupazionali in Italia a Medio termine (2018-2022) erano già noti due dati fondamentali:
-La scarsità di offerta di laureati rispetto alla domanda: rapporto offerta/domanda eguale a 0.87
-La scarsità di domanda di diplomati rispetto all’offerta: rapporto domanda/offerta eguale a 0.6
Questo rapporto è variabile a seconda dei tipi di diploma. La domanda è più alta per gli indirizzi economici, media per quelli industriali, ovviamente minore per i Licei.
Questi dati sono già stati commentati in un’articolo pubblicato su Education 2.0: Mario Fierli La scuola e il lavoro.
Nel Febbraio 2018 la Fondazione Agnelli ha presentato il rapporto Un occupato, uno studente universitario, un neet. I destini dei diplomati tecnici e professionali a due anni dal titolo da cui risultava che, a quella data,
Il 28% dei diplomati tecnici e professionali ha lavorato per almeno sei mesi nei primi due anni.
-Questo equivale al 40% di quelli che hanno deciso di lavorare.
-Circa la metà di essi (cioè il 19% dei diplomati) ha un lavoro a tempo indeterminato o apprendistato. E di questi il 34.3% ha un lavoro coerente con gli studi; il 14,4 % professioni trasversali; 51% un lavoro qualsiasi.
Il 14,7% dei diplomati ha trovato impieghi saltuari e frammentari per meno di 6 mesi
27% NEET
Il 30% dei diplomati ha proseguito gli studi (Studenti e Studenti Lavoratori)
Quindi solo il 6-7% di tutti i diplomati tecnici svolge un lavoro a tempo indeterminato o un apprendistato coerente con il titolo di studio conseguito.
Relazione fra tipi di diploma, competenze tecniche e occupabilità
Le diverse indagini, condotte da vari soggetti, non indagano specificamente sul giudizio delle imprese sulle competenze tecniche raggiunte o dichiarate per i diversi indirizzi tecnici. Non sembra che nessuno abbia pensato, per esempio, di chiedere a un campione di imprese un giudizio sui profili professionali , le conoscenze, le abilità e le competenze dichiarate dalle indicazioni nazionali dei curricoli. Si può essenzialmente ragionare per indizi.
Il quadro generale è abbastanza pessimistico. Eppure molti rapporti, per esempio l’ultimo studio annuale del 2016 Excelsior della Unioncamere, denunciava la difficoltà di trovar secondo le imprese un certo numero di diplomati:
Finanza e Marketing
Turismo, enogastronomia
Meccanica e meccatronica
Elettrotecnica ed elettronica
Sono, come si vede, i diplomi più classici, con prevalenza nei servizi.
Nel recente articolo Mario Fierli Il nuovo Esame di Stato.Le prove scritte dei tecnici, Education 2.0, Luglio 2019 era emersa una generale tendenza a richiedere prestazioni molto ambiziose, per la complessità tecnica dei problemi proposti e per lo sforzo di interpretazione di documenti complessi. L’impressione è che, in alcuni casi, considerando il quadro che emerge dai dati, ci sia un eccesso di specializzazione rispetto alla richiesta e alle reali opportunità di impiego. Si pensi alla bassa percentuale di diplomati che svolgono un lavoro coerente con il titolo di studio.
Competenze trasversali (Soft Skills)
Da un certo numero di anni in molte indagini si rilevano le competenze, di volta in vola definite trasversali, funzionali e recentemente Soft Skills. Il risultato per i diplomati è abbastanza costante. Nell’ultimo bollettino Unioncamere del Luglio 2019 le competenze preferite dalle imprese sono:
Flessibilità e adattamento 98%
Lavorare in gruppo 96%
Problem solving 95%
Lavorare in autonomia 94%
Competenze digitali 88%
Comunicare in italiano 85%
Risparmio energetico 81%
Linguaggi e metodi matematici 79%
Lingua straniera 65%
Uso di tecnologie 4.0 60%
L’unica abilità cognitiva citata è il problem solving. Si noti, ad esempio che abilità cognitive alte, come la “creatività”, e atteggiamenti segnatamente individualistici, come “prendere iniziative”, spesso invocate nei profili curricolari, non sono particolarmente apprezzate per i lavoratori dipendenti. Naturalmente i dati sarebbero diversi se si indagasse sui diplomati che fanno lavori autonomi artigianali o imprenditoriali.
Uno studio presentato dalla Fondazione Agnelli, Andrea Gavosto – Skills for future works and life – June 2019 affronta la questione delle skills necessarie nel futuro a seguito dell’automazione di molte mansioni o professioni. Lo studio osserva che le professioni possono diventare obsolete, ma le abilità di base che esse richiedono anche oggi, possono sopravvivere in altre professioni. Il suggerimento è quello di tentare di disassemblare i profili attuali cercando, dentro le competenze, le microcompetenze permanenti e capire come, a partire da queste, si possono, in futuro, assemblare altri profili e quindi favorire la mobilità.
Una ricerca tutta da fare.
A partire da questo quadro si dovrebbe partire per discutere sugli assetti e sui curricoli dei diplomi tecnici e professionali. Per questo si rimanda ad altri prossimi interventi
Mario Fierli