A settembre con più professori
Nota redazionale
Il prossimo anno scolastico sarà una sorta di banco di prova dell’autonomia scolastica, che da più di venti anni avrebbe dovuto operare positivamente, sia sul piano didattico che su quello organizzativo, sulla qualità della scuola, ma che invece è rimasta spesso bloccata tra centralismo e spinte ad aspirazioni di differenziazione.
L’attenta analisi di Sergio Sala, scrupolosamente documentata e argomentata, offre un primo importante contributo all’esame della complessa situazione che ciascuna scuola si troverà ad affrontare, soprattutto in relazione all’aumento del fabbisogno di risorse professionali. La riduzione del numero di alunni per classe avrà un ruolo determinante nella gestione di un’adeguata ripresa dell’attività educativa, di fronte alla riproposizione dei tanti problemi che la scuola dovrà affrontare; sono le questioni che le Linee guida ministeriali sembrano ignorare, mentre sono tutte presenti nelle diverse reazioni che già si registrano in questi giorni e la cui soluzione non potrà essere affidata a estemporanee iniziative.
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Premessa
Mantenendo le attuali prassi didattiche, il distanziamento fisico tra gli alunni e tra questi e i docenti si ottiene sostanzialmente attraverso due modalità:
- Riduzione del numero degli alunni per ogni classe/corso;
- Aumento degli spazi fisici in cui si svolgono le attività didattiche della classe/corso.
La prima modalità si può attuare attraverso il reperimento di altre aule nella struttura scolastica preesistente (impiegando anche locali al momento dedicati ad altre attività) e di altri locali in strutture diverse. Oppure si può ricorrere a doppi turni o a riduzione della quantità oraria di ciascuna lezione (si parla di ore di 40 minuti, etc…). Questo dovrebbe valere anche per le attività di laboratorio e di educazione motoria. Ovviamente, laddove possibile, si può ricorrere a interventi di edilizia (nuove costruzioni o ristrutturazioni) per realizzare il numero maggiore di aule scolastiche necessarie a coprire il fabbisogno. Tale fabbisogno va valutato caso per caso in funzione degli alunni componenti la classe e delle dimensioni dell’aula che essi occupano. Non è da escludere che possano esistere situazioni ‘fortunate’ in cui l’aula attualmente occupata garantisca gli spazi sufficienti stabiliti dalle norme a cui dovranno attenersi le scuole per l’avvio dell’anno scolastico 2020/2021. Altresì potranno esserci situazioni in cui la classe dovrà occupare due aule e quindi gli alunni saranno suddivisi in due classi. Gli alunni di ciascun anno di corso, tranne il caso ‘fortunato’ di cui sopra, dovranno essere ripartiti in un maggior numero di classi e, alcuni di loro, cambieranno inevitabilmente gli insegnanti e i compagni dell’anno precedente. In ogni caso questa modalità presuppone l’impiego di un maggior numero di insegnanti e di personale ATA.
Sarà pertanto necessaria una tempestiva e massiccia operazione di reclutamento (a tempo determinato e/o a tempo indeterminato) che, tuttavia potrà essere attuata solo dopo aver scomposto e ricomposto le classi in base ai criteri a cui si è accennato sopra. Ma come abbiamo visto, la nuova formazione delle classi non dovrà tener conto esclusivamente delle iscrizioni e/o del numero di passaggi all’anno successivo (come sostanzialmente è avvenuto fino a oggi), bensì dovrà tener conto delle contingenti e specifiche disponibilità delle soluzioni sopra accennate (nuove aule, doppi turni, riduzione dell’orario, reperimento spazi alternativi e nuove strutture).
La seconda modalità garantisce l’integrità della classe e la continuità didattica degli insegnanti. Ogni classe svolgerà le attività secondo tempi e modalità perfettamente identici a quelli dei decorsi anni. Occorrerà il medesimo numero di insegnanti previsti nella pianta organica definita con le attuali modalità. Tuttavia, le attività didattiche dovranno svolgersi in aule (e/o laboratori) in genere più ampie dei locali al momento occupati, salvo i casi ‘fortunati’ in cui l’aula attualmente utilizzata soddisfi i requisiti dimensionali che saranno stabiliti dalle apposite norme. In tutti gli altri casi i requisiti dimensionali richiesti potranno essere garantiti esclusivamente attraverso interventi strutturali di edilizia (ristrutturazioni, ampliamenti e nuove costruzioni). Alcuni di questi interventi potrebbero essere relativamente semplici ed economici, quali ad esempio lo spostamento dei tramezzi divisori e/o la realizzazione di tramezzi mobili. In questi casi le tramezzature mobili potrebbero contenere i cablaggi dei cavi di servizio, migliorando la fruibilità delle nuove tecnologie nell’aula o nelle due aule divise dal predetto manufatto. A titolo di esempio, tale soluzione si può utilizzare non solo su strutture scolastiche realizzate in elementi prefabbricati, ma anche nella maggior parte delle strutture edificate negli ultimi 50 anni, tipicamente articolate in lunghi corridoi su cui si affacciano numerose aule scolastiche di forma regolare pressoché quadrata o rettangolare. Sarebbe sufficiente che ogni tre aule si abbattessero i due tramezzi interni in laterizio e se ne realizzasse uno intermedio (eventualmente a parete mobile attrezzata) ottenendo due aule più capienti del 50%. È ovvio che le soluzioni adottabili sono innumerevoli e vanno individuate caso per caso. Va tuttavia sottolineato che tali interventi di edilizia scolastica, seppur costosi, sarebbero fruibili anche negli anni successivi all’emergenza Covid e aumenterebbero il valore dell’immobile. Inoltre, anche la prima modalità, cioè quella di ridurre il numero di alunni per classe, in alcuni casi non potrà prescindere dalla esigenza di realizzare interventi di edilizia scolastica per reperire il maggior numero di aule necessario.
Metodologia adottata
Tanto sinteticamente premesso, la presente simulazione vuole analizzare il potenziale maggior fabbisogno di posti e cattedre di personale docente da assumere nel caso di adozione della prima modalità di cui sopra.
Le principali assunzioni alla base della simulazione sono:
- il numero degli alunni frequentanti nel prossimo anno scolastico e la loro distribuzione tra i vari anni di corso sono sostanzialmente paragonabili a quelli dell’anno in corso. I dati previsionali per la determinazione dell’organico di diritto 2020/2021 riportano un calo di meno dell’1% rispetto agli alunni frequentanti l’anno in corso. Pertanto, nel seguito vengono utilizzati i dati consuntivi dell’anno scolastico 2019/2020. Tali dati sono stati reperiti nella pubblicazione: Focus “Principali dati della scuola – Avvio Anno Scolastico 2019/2020”, settembre 2019, presente nel sito internet del MIUR.
- Si utilizza l’attuale rapporto medio regionale del numero degli alunni per classe distintamente per ciascun grado di istruzione, non per anno di corso: in particolare il calcolo è effettuato per la scuola dell’infanzia, per la scuola primaria, per la scuola secondaria di I grado e per la scuola secondaria di II grado. Per quest’ultima i dati regionali non scendono nel dettaglio dei singoli indirizzi scolastici.
- Si parte dal presupposto che si dovrà mantenere (ovvero garantire) l’attuale numero di posti (o cattedre) dell’organico curricolare per ciascuna classe dell’ordine scolastico o grado di istruzione esaminato.
- Per totale dei posti (o cattedra) interi equivalenti si intende la somma dei posti o cattedre dell’organico funzionante nell’anno in corso (cosiddetto organico di fatto) e la somma delle ore residue (non costituenti cattedra o posto intero) divisa per l’orario di cattedra del grado di istruzione preso in esame. In sostanza esso rappresenta il fabbisogno delle risorse “insegnanti” per il funzionamento della didattica curricolare, indipendentemente dalla persona che copre quel posto o cattedra (docente a tempo indeterminato, a tempo determinato o supplente).
- Il fabbisogno dei posti o cattedre interi equivalenti per ogni classe è pertanto calcolato come rapporto regionale tra il totale dei posti interi equivalenti di tipo comune (quindi esclusi i posti di potenziamento e i posti di sostegno) e il numero delle classi. Il rapporto è calcolato per ogni grado di istruzione in ciascuna regione. Per la scuola primaria e secondaria di I grado, non potendo disporre del dato specifico degli alunni e delle classi a tempo pieno e prolungato, distinto dal dato delle classi e degli alunni a tempo normale, il valore medio dei posti per classe risulta sovrastimato. Infatti, ad esempio, nelle classi a tempo prolungato della scuola secondaria di I grado, sono previste 36 ore di didattica e 38 ore di organico. Poiché un posto intero di organico è composto da 18 ore, il numero di posti interi di organico necessari per ciascuna classe a tempo prolungato è pari a 38/18 = 2,11 circa, mentre per il tempo normale dovrebbe essere circa 1,67. A livello nazionale il numero medio di posti interi di organico per ciascuna classe di scuola secondaria di I grado è 1,80, ma varia da regione a regione in funzione della maggiore o minore presenza di classi a tempo prolungato.
- Per quanto sopra detto, il maggior fabbisogno di posti interi di organico derivante dalla creazione di nuove classi potrà essere stimato moltiplicando l’attuale rapporto posti /classe (di cui al punto precedente) per il numero di nuove classi formate per effetto degli sdoppiamenti.
- La simulazione in esame prevede di assorbire una parte dei maggiori costi utilizzando parte dell’organico di potenziamento. Nella fattispecie in questa sede si ipotizza di poterne utilizzare il 50%. Come noto la consistenza e la distribuzione del potenziamento non sempre coincide con il fabbisogno della didattica curricolare del corso o dei corsi della scuola in cui sono presenti i posti di potenziamento.
- Non viene valutato l’eventuale maggior fabbisogno dei docenti di sostegno in quanto, sostanzialmente, il fabbisogno dei posti di sostegno è commisurato al numero degli alunni disabili ed alla gravità della disabilità e non al numero delle classi. Tuttavia, per motivi organizzativi, talvolta la composizione e il numero delle classi potrebbe influire anche sul fabbisogno dei posti di sostegno.
Punti di attenzione
La simulazione è stata effettuata ipotizzando quattro differenti scenari:
- Una riduzione media del numero di alunni per classe pari al 20%;
- Una riduzione media del numero di alunni per classe pari al 25%;
- Una riduzione media del numero di alunni per classe pari al 33%;
- Una riduzione media del numero di alunni per classe pari al 50% (ipotesi estrema perché prevede il totale sdoppiamento di ogni classe);
Per avere un quadro esemplificativo ed abbastanza intuitivo delle riduzioni sopra ipotizzate possiamo immaginare un plesso scolastico che oggi ospiti 300 alunni suddivisi in 16 classi del medesimo anno di corso. Ciò significa che il numero medio di alunni per classe è di 18,75.
Una riduzione del 20% porterebbe alla costituzione di 20 classi con 15 alunni ciascuna.
Una riduzione del 25% porterebbe alla costituzione di 21 classi con una media di poco più di 14 alunni ciascuna.
Una riduzione del 33% porterebbe alla costituzione di 24 classi con una media di 12,5 alunni ciascuna.
Una riduzione del 50% porterebbe alla costituzione di 32 classi con una media di 9,37 alunni ciascuna.
Ovviamente, trattandosi di valori medi, la simulazione sarà tanto più vicina alla realtà, quanto maggiori sono i valori dei parametri trattati (come nella esemplificazione di cui sopra). Laddove invece la scuola o il plesso presenti un esiguo numero di classi per anno di corso e/o per indirizzo di studio potrebbe essere inevitabile lo sdoppiamento totale della classe. Ciò vuol dire che il maggior fabbisogno di posti proposto dalla simulazione in esame è stimato per difetto, soprattutto per gli scenari con la minore riduzione del rapporto alunni per classe (20% e 25%).
Risultati
Nella pagina che segue è riportata la sintesi nazionale (in termini di aumento del fabbisogno di posti di organico curricolare) delle quattro simulazioni elaborate.
A seguire è riportato il dettaglio dei calcoli, per ciascun ordine di scuola esaminato, a livello regionale, dello scenario in cui si prevede la riduzione del 25% del numero medio di alunni per classe.
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