Il moto delle “acque dormienti”, oltre la vecchia scuola
Conclusa la lettura di questo libro(1), è come se fossi stata per qualche giorno nell’intimità di una mezzadria della campagna senese, ascoltatrice silenziosa della conversazione fra due amici che conosco entrambi e per cui nutro profonda stima.
Mi sembra di essere stata partecipe dell’incantesimo dei pensieri di un dialogo platonico tra il Professore, Luigi Berlinguer, e Gianni Nuti, musicista e pedagogista, accomunati da un sentire comune e appassionato verso la scuola, la musica e il senso della vita.
In questa atmosfera sospesa e intima, ben diversa da quella di un convegno o di un seminario, c’è spazio anche per la memoria biografica. Si racconta il bambino Luigi, che viveva allo stato brado con il suo gruppo di coetanei sul lungomare di Stintino, il preadolescente con i calzoni corti impegnato nello studio del pianoforte, il liceale penetrato sottopelle dall’esperienza del Bello. Nel flusso di memoria riaffiorano anche gli studi giuridici, l’impegno politico e la militanza culturale che sempre hanno animato il Professore e hanno contraddistinto anche il suo impegno ministeriale alla guida del Ministero dell’Istruzione.
Da sempre non conformista, determinato, capace di azzardo e di argomentazioni appassionate e ardite, non di rado spiazzanti per gli interlocutori, proprio come ho avuto modo di conoscerlo negli anni più recenti.
Quell’energia del mare, quel bisogno di pulsare e di movimento, di ritmo e di polifonia è anche l’energia dell’intellettuale Berlinguer, che ha saputo mettere in moto le acque dormienti della vecchia scuola, per farla entrare in sintonia con il dinamismo degli stili cognitivi dei giovani.
Ha le idee chiare il Professore e indica la direzione, l’inversione di rotta necessaria nel mondo dell’educazione, abbandonando con coraggio la strada coercitiva e costrittiva della sola trasmissione ex cathedra delle conoscenze. L’eccesso di formalizzazione è un difetto della scuola che va superato: è necessario vincere stereotipie e rendere avventuroso il tempo dell’apprendimento.
Vogliamo impegnarci per una scuola che sappia stimolare meraviglia, stupore e entusiasmo, coinvolgere la dimensione corporea nel cammino di apprendimento e educare alla coltivazione di tutti i sensi, non solo la dimensione della letto-scrittura e della logica.
Vogliamo dare il nostro contributo per una scuola che educhi ai sentimenti e alla Bellezza, in cui il bambino, il preadolescente e il giovane adulto possano immergersi con tutti i sensi; una scuola che sappia valorizzare l’Arte e la Musica, come potenti leve educative.
Già gli antichi filosofi greci avevano intuito che non può esserci scuola senza stimolazione artistica e senza musica, senza educazione ai sentimenti.
Nella nostra idea di scuola ognuno deve poter trovare le condizioni per ottenere il massimo da se stesso, con interventi calibrati sulle singole capacità: solo in questo modo è legittimo per un educatore richiedere a ciascuno l’impegno per tutto ciò che può dare.
Anche gli spazi vanno ripensati, in funzione di un miglioramento del livello di benessere, nella consapevolezza che le performance degli individui sono strettamente influenzate dalle condizioni ambientali in cui essi operano, dall’acustica agli aspetti di funzionalità estetica delle aule, dei laboratori. studiare un design degli spazi che sia funzionale al lavoro in aula e piacevole esteticamente è la chiave per rendere i luoghi di studio, frequentati per diverse ore al giorno, decisamente più confortevoli, e quindi anche più produttivi.
L’ambiente è il primo strumento di apprendimento, In un ambiente di apprendimento confortevole
si sta meglio
si apprende meglio
si riesce anche ad espandere la propria creatività.
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(1) NUTI, Vorrei una scuola con i suoni del mare. Due giorni a Stigliano a colloquio con Luigi Berlinguer, Franco Angeli, 2019.
Rita Bramante