Il coinvolgimento dei genitori nella multiculturalità. Un’intervista – di Giulia Montefiore
Il coinvolgimento dei genitori nell’istruzione dei figli risulta essere fondamentale per il successo scolastico dei ragazzi. Tuttavia, nonostante le aspettative della scuola tendano ad essere uniformi, non esiste una modalità unica di coinvolgimento dei genitori. Ne parliamo con il Professor Gerardo Lopez a capo del dipartimento di Educational Leadership and Policy all’Università dello Utah negli Stati Uniti. Specializzato da ormai 20 anni proprio sul coinvolgimento dei genitori e sulle relazioni tra scuola e comunità, si occupa specialmente della popolazione latina, in particolare messicana e di recentissimo arrivo, spesso clandestina.
Professor Lopez, può darci una panoramica della situazione attuale rispetto alla multiculturalità negli Stati Uniti?
Il panorama multiculturale negli Stati Uniti è in un momento di profondo cambiamento. Al momento gli Stati Uniti stanno facendo fronte ad un movimento della popolazione Latina verso zone dove storicamente è stata molto poco presente. Questo comporta che distretti scolastici con molto poca, o alcuna, esperienza con questa popolazione si trovino con la responsabilità di creare un ambiente scolastico che sia inclusivo sia dal punto linguistico, che culturale e del curriculum scolastico, tutte necessità a cui è difficile rispondere e che rendono il fare scuola nella diversità molto difficile in questo preciso momento storico.
La Sua ricerca si focalizza su come i genitori latini concepiscono il proprio coinvolgimento nella vita educativa dei figli. In che modo questo è connesso con le sfide legate alla multiculturalità che le scuole statunitensi si trovano ad affrontare?
Negli Stati Uniti è conoscenza comune che il coinvolgimento dei genitori sia positivamente associato al successo accademico. Tuttavia, la ricerca mostra anche come i genitori latini tendano a non essere coinvolti allo stesso livello delle loro controparti “bianche” e della classe media. Questo significa che cercare di coinvolgere I genitori latini diventa per noi fondamentale per promuovere il successo scolastico dei ragazzi. Per noi è importante trovare modalità di contatto vero con questa specifica comunità, non solo linguisticamente ma anche comprendendo le loro norme culturali e punti di vista rispetto a come concepiscono il coinvolgimento dei genitori nell’educazione dei figli, così che le scuole possano trovare modalità per includerli in maniera produttiva sia nella vita accademica dei ragazzi, sia nella quotidianità scolastica.
Ci ha accennato che esistono diverse concezioni di coinvolgimento genitoriale a seconda di comunità culturalmente differenti. Fino a che punto gli insegnanti statunitensi sono consapevoli di tali differenze?
Sfortunatamente, ritengo che la vasta maggioranza degli insegnanti non abbia una contezza reale della varietà di modalità con cui i genitori possono essere coinvolti nei percorsi educative dei propri figli. Quando ci si trova a gestire una classe multiculturale con genitori che esprimono in maniere molto differenti il proprio coinvolgimento, gli insegnanti generalmente non hanno una formazione adeguata rispetto allo spettro delle modalità di coinvolgimento dei genitori a seconda delle comunità di provenienza, motivo per il quale al momento è in atto uno sforzo quasi “aggressivo” negli Stati Uniti per tentare di fornire una formazione adeguata in questo senso.
Cosa si aspettano gli insegnanti statunitensi dai genitori? Quali sono invece le modalità di coinvolgimento dei genitori latini?
La maggioranza degli insegnanti si aspetta che i genitori siano coinvolti nell’educazione dei figli in maniera molto tradizionale, ad esempio andando a parlare con gli insegnanti, supervisionando lo svolgimento dei compiti o garantendo un ambiente di studio silenzioso a casa, e si aspettano che tutti i genitori si conformino a queste modalità. Tuttavia, i genitori latini immigrati intervengono anche in altro modo, ad esempio attraverso i consejos (saggi consigli) che impartiscono ai propri figli e che consistono nello spronarli a fare di più di ciò che loro stessi sono riusciti a raggiungere, approfittando delle opportunità di istruzione del Paese dove si trovano. Per me questo è una forma di coinvolgimento dei genitori. Inoltre, dobbiamo tenere a mente che il livello di istruzione di questi genitori a volte non va oltre la terza o quarta elementare, il che rende difficile supportare i figli nelle attività didattiche. Nella mia attività di ricerca ho seguito le famiglie latine che lavorano in agricoltura e che si spostano in diversi stati durante l’anno seguendo la raccolta e che vivono in condizioni terribili, spesso senza acqua corrente ed elettricità. Nella casa di un migrante agricolo per esempio, il concetto di ambiente di lavoro tranquillo e silenzioso non esiste, non c’è elettricità, a volte bisogna studiare al lume di candela o alla luce del fuoco che serve anche a tenersi al caldo. Per questo è importante per noi educatori non colpevolizzare i genitori perché non si comportano come ci aspettiamo e capire invece il contesto socio-economico in cui vivono e le strategie che utilizzano per garantire opportunità di istruzione ai figli nonostante il contesto. Spesso addirittura, in maniera apparentemente controintuitiva, questi genitori portano i propri figli con sé al lavoro. E alla domanda sul perché di questo, rispondono che non lo fanno per arrotondare il salario, ma per insegnare loro cos’è l’hard work, il duro lavoro, e che quello sarà il loro mondo se non continuano a studiare. Questi genitori stanno quindi portando i propri figli con sé al lavoro per incoraggiarli a continuare gli studi. Questa per me è una forma di coinvolgimento perché questa è la modalità che questi genitori, con le loro limitatissime risorse, utilizzano per scongiurare l’abbandono scolastico dei figli. Per me questa è una strategia brillante perché utilizzano la propria vita come esempio per comunicare un insegnamento. Il lavoro che dobbiamo fare noi educatori è proprio questo, cercare di capire perché e a che fine i genitori si comportano in un determinato modo, invece di forzarli in modalità tradizionali di coinvolgimento nella vita educativa dei propri figli.
Giulia Montefiore