I 50 anni delle 150 ore

Il 19 aprile del 1973, dopo una trattativa durata sei mesi, viene firmato il contratto nazionale dei metalmeccanici che, tra le altre e importanti cose (inquadramento unico, orario, ferie, apprendistato, diritto allo studio per i lavoratori studenti), riconosce il diritto alla fruizione di un massimo di 150 ore di permessi retribuiti, con il fine di favorire la crescita culturale dei lavoratori, una loro migliore partecipazione alla vita sociale e, per chi ne fosse sprovvisto, il conseguimento del titolo di studio di scuola media inferiore (l’utilizzo del monte ore totale può essere scaglionato su più anni – di norma tre – ma anche concentrato in un anno). Per avervi diritto ciascun operaio deve completare le ore conquistate sul lavoro con almeno altrettante prese sul suo tempo libero portando il monte ore dedicate allo studio a un minimo di 300.

Circa 100.000 metalmeccanici torneranno tra i banchi nel giro di due anni

UNA SVOLTA EPOCALE

Il 19 aprile 1973 segna una svolta epocale nell’educazione degli adulti (dopo i metalmeccanici molte altre categorie riusciranno a ottenere questo diritto).  Nei primi due anni 100.000 metalmeccanici torneranno tra i banchi, seguiti, con l’estensione del diritto alla quasi totalità dei contratti nazionali, da altre categorie, poi da disoccupati e casalinghe. Le donne dei coordinamenti si impegneranno nella elaborazione di corsi “tenuti da donne per le donne” nei quali fosse possibile trovare un tempo e uno spazio separati per affrontare e analizzare i propri bisogni specifici. Uno dei temi più ricorrenti che vedrà impegnati corsisti, insegnanti e sindacalisti sarà quello della nocività e salute nei luoghi di lavoro.