2045 Cento anni dopo la liberazione del campo di sterminio di Auschwitz
Berlino, 2045. Una giovane studentessa universitaria modenese, Jecky, si è trasferita a Berlino per frequentare il Conservatorio. Si trova a passare ogni giorno per una piazza piuttosto strana, con blocchi enormi di cemento di tutte le dimensioni, disposti come se fossero baracche o case senza finestre e porte: migliaia di blocchi bassi o alti anche due o tre metri. Una targa dice che si tratta del monumento di un certo Peter Eisenman, Agli ebrei assassinati d’Europa. Incuriosita dal monumento e da una pagina di storia che non conosce, decide di scrivere alla sua prof. ormai in pensione da tempo. Questo è l’incipit del libro Prof, che cos’è la Shoah[1], di Frediano Sessi, uno degli storici italiani che ha studiato più a fondo la storia dello sterminio degli ebrei e che immagina un racconto ambientato nel futuro, quando purtroppo non si ha più memoria del passato e le idee neonaziste circolano ancora.
L’autore – curatore dell’edizione definitiva del diario di Anna Frank, ricercatore da cinquant’anni in collaborazione con storici di tutto il mondo, scopritore di documenti e testimonianze inedite e autore di numerosi saggi sulla persecuzione degli ebrei prima e durante la seconda guerra mondiale – si dedica anche alla scrittura per giovani lettori e in Prof, che cos’è la Shoah immagina un dialogo via mail e chat tra la studentessa e la sua ex insegnante di storia per toccare un tema di estrema complessità storica, che necessita di una memoria collettiva che non si perda nel tempo.
La ragazza è circondata da compagni che sostengono che quella delle camere a gas sia una storia passata, dimenticata e soprattutto mai dimostrata, mentre la prof. le illustra le fonti che documentano l’esistenza delle camere a gas, dalla documentazione di parte nazista, ai verbali dei processi contro i criminali di guerra nazisti e i responsabili dei campi di sterminio, alle testimonianze di un gran numero di ex prigionieri, che con il loro occhi hanno visto deportare e morire uomini, donne e bambini. E anche i resti dei siti di sterminio, con gli scheletri rinvenuti nelle fosse comuni.
Il racconto dell’insegnante accende nella giovane tanti interrogativi: perché i tedeschi se la presero così tanto con gli ebrei; come si possa passare dal pregiudizio o dalla xenofobia diffusa all’uccisione di massa di un popolo; come si può arrivare a concepire una graduatoria delle razze e un piano di eugenetica; qual è il valore della memoria oggi; che forme e contenuti assume il negazionismo. Alcuni compagni di studi non gradiscono il suo approfondimento di queste pagine di storia e arrivano addirittura a scrivere frasi infamanti sulla porta di casa della ragazza.
Jecky trova però anche un amico presso il Memoriale della Resistenza tedesca, che la invita a approfondire i suoi studi e con cui decide che occorre ripristinare la celebrazione del 27 gennaio, giorno della liberazione del campo di Auschwitz, nelle scuole e nelle città, diffondendo il suo dossier sull’orribile ingranaggio dello sterminio e sull’olocausto.
Attraverso Internet già oggi molti gruppi negazionisti hanno aperto siti web che inneggiano al fascismo e al nazismo e che negano con argomenti di vario tipo lo sterminio degli ebrei. Per questo, al professor Sessi preme avvertire i giovani di cercare fonti serie e di affidarsi a queste per non dimenticare e ne suggerisce molte nelle pagine della sua originale lezione di storia.
Per mantenere sempre viva la memoria in un momento in cui i testimoni viventi sono ormai quasi scomparsi è importante parlarne, scriverne e fare opera di informazione. Anche questo testo è espressione dell’impegno civile dell’autore verso le giovani generazioni. Leggere Prof, che cos’è la Shoah è un modo diverso e coinvolgente di studiare la lezione dell’Olocausto.
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[1] F. Sessi, Prof, che cos’è la Shoah, Einaudi Ragazzi, 2019.
Rita Bramante Dirigente scolastico dell’istituto comprensivo Cavalieri di Milano