Impariamo dalla Costituzione delle Piante

E’ ora di imparare dalla società di mutuo soccorso delle piante l’arte della convivenza e del rispetto per il nostro Pianeta.

Forse ai più non è ancora chiara la gravità della situazione di cui è artefice l’uomo superpredatore, che consuma senza sosta a ritmo inarrestabile e sempre crescente risorse non rigenerabili. Continuano purtroppo a restare inascoltati gli appelli degli scienziati, allarmati per il rischio di estinzione di specie animali e vegetali: se si procede con incoscienza in questa direzione potrebbe non essere lontano il collasso vitale della nostra casa comune, l’unico ambiente in cui possiamo vivere.

Instancabile paladino di un nuovo patto tra l’Uomo e la Terra è Stefano Mancuso, scienziato di fama mondiale, innovativo e rivoluzionario, incluso dal New Yorker tra i promettenti “world changes”.

Il neurobiologo vegetale, direttore del LINV[1] www.linv.org, denuncia che chi deforesta oggi sta compiendo un vero e proprio crimine contro l’umanità, un attentato alla possibilità delle future generazioni di sopravvivere e suggerisce di ispirare il futuro dell’umanità alla Nazione delle Piante[2] e alla sua Costituzione. Le piante, infatti, ingiustamente sottovalutate, sono assolutamente indispensabili alla sopravvivenza delle specie e per numero e rilevanza dovrebbero avere la sovranità sulla terra. La piramide – alimentare o ecologica – che colloca le piante al livello più basso e a salire i vari livelli trofici, dagli erbivori, ai carnivori e su su fino agli onnivori e ai superpredatori, va ribaltata, posizionando in alto gli organismi che producono energia chimica e non quelli che la consumano: in una macchina è il motore la cosa più importante, il resto non è fondamentale. Ecco, le piante sono il motore della vita, il resto è solo carrozzeria.

Tutti gli animali insieme, uomini compresi, rappresentano soltanto lo 0,3% della biomassa, rispetto all’85% delle piante, che sono le vere protagoniste della vita sulla terra e della sua possibilità di durare nel tempo. L’importanza delle piante non è legata soltanto a un dato quantitativo, ma al fatto che sono alla base della catena alimentare: se ciò che mangiamo non è vegetale, si è comunque cibato di vegetali. E quello alimentare non è che il primo e più intuitivo anello della dipendenza umana dalle piante, accompagnato da altri elementi,  l’ossigeno, l’energia che organismi vegetali hanno fissato nella biosfera tramite la fotosintesi, e la farmacopea ottenuta direttamente da molecole prodotte dalle piante, o sintetizzate dall’uomo copiando la chimica vegetale. Gli uomini non sono né più forti, né più saggi, ma sono solo più presuntuosi e dovrebbero invece apprendere dalla organizzazione delle piante, grazie alla quale il circolo della vita funziona. Le piante hanno molto da insegnarci per evitare un destino catastrofico per l’umanità, superando finalmente la concezione antropocentrica dell’homo sapiens per costruire un futuro nel rispetto di tutti gli esseri viventi. Se domani, infatti, le piante dovessero scomparire dalla Terra, la vita dell’uomo durerebbe poche settimane, forse qualche mese, non di più[3].

La Nazione delle Piante è la comunità vivente più evoluta e più equa, che si è sempre autogovernata, riconoscendo e garantendo i diritti inviolabili delle comunità naturali, come società basate sulle relazioni degli organismi che la compongono: la Terra è la casa comune della vita e la sovranità appartiene a ogni essere vivente, senza gerarchie e con spirito democratico, diffuso e decentralizzato, recita la Costituzione delle piante che il prof. Mancuso ha scritto come vademecum da seguire per la sopravvivenza della nostra specie. Questa Costituzione vieta il consumo di qualsiasi risorsa non ricostituibile per le generazioni future e garantisce il diritto all’acqua, al suolo e all’atmosfera puliti.

La Nazione delle Piante è nata centinaia di milioni di anni prima di qualunque nazione umana e non ha confini: ogni essere vivente, pertanto, è libero di transitarvi, trasferirsi e vivervi, senza alcuna limitazione.

In sintesi la Nazione delle piante riconosce e favorisce il mutuo appoggio tra le comunità naturali di esseri viventi, come strumento di convivenza e di progresso. I comportamenti sociali delle piante in termini di organizzazione e funzionamento differiscono dal modello gerarchico delle nostre società che si basano su strutture piramidali e burocratiche, fragili proprio in ragione della distanza fra il centro in cui si prendono le decisioni e il luogo in cui le decisioni stesse hanno effetto. La saggezza della Nazione delle piante sta proprio nel non riconoscere le organizzazioni gerarchiche ispirate all’architettura animale e imbrigliate in meccanismi burocratici fini a se stessi, che le rendono fragili, ma nel basarsi su modelli organizzativi diffusi e decentralizzati, proprio come il corpo di una pianta, l’apparato radicale, l’architettura di una chioma. Il vantaggio di questi modelli sta nella caratteristica di diffondere i centri decisionali, facendoli nascere spontaneamente a livello periferico, dove sono individuabili i problemi e rintracciabili le informazioni per risolverli. Comportamenti che dovrebbero essere di monito e di insegnamento anche per le società umane.

E’ tempo di comprendere che stiamo andando incontro a eventi di estinzione di massa di proporzioni catastrofiche e che la deforestazione senza limiti non è compatibile con la nostra sopravvivenza sulla Terra. Ognuno di noi può assumersi il proprio impegno nei confronti del Pianeta, per esempio coprendo di piante qualunque superficie. Si stanno diffondendo app, associazioni, start up e piattaforme – Plant for the planet,   Treedom,    Ecosia  – che hanno una mission comune: la riforestazione della Terra per contrastare il cambiamento climatico. Un trend in continua crescita, che offre a ciascuno di noi la possibilità di fare la propria parte per contrastare la deforestazione, contribuendo a piantare alberi in ogni parte del pianeta.

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[1] Laboratorio Internazionale di neurobiologia vegetale.

[2] S. MANCUSO, La Nazione delle Piante, Laterza, 2019.

[3] S. MANCUSO – A. VIOLA, Verde brillante. Sensibilità e intelligenza del mondo vegetale, Giunti, 2013.

Rita Bramante