È davvero necessario essere un superbambino?
L’attuale società ci impone di essere al passo con tutte le nuove e avanzate tecnologie in continuo evolversi, senza avere a volte il tempo necessario e utile per adattarsi fino in fondo alle loro molteplici proprietà d’uso.
È quasi d’obbligo non rimanere indietro per non essere escluso da quel processo di dinamismo sociale in continua ascesa e soprattutto per non rimanere o apparire impreparati nei confronti degli altri, di fronte ai quali si rischierebbe di fare una brutta figura.
Restare indietro, quindi, comporta rimanere esclusi da tutti quei sistemi sofisticati utili per alleggerire, snellire e velocizzare il corso della vita e non renderla, però, schiava di un processo difficile da arrestare.
Un vivere all’insegna della frenesia, dove la corsa fa da comune denominatore non solo alle giornate ma all’intero nostro modo di essere.
Mille impegni, una moltitudine di attività caratterizzano le ore che ci si augura possano moltiplicarsi per poter fare tutto e più di tutto.
Essere in grado di fare tutto e subito sembra essere il motto delle giovani marmotte della foresta industriale.
Naturalmente, da questo tenore di vita non sono esclusi i bambini, ai quali viene assegnato un bagaglio di impegni principalmente fisici che li sottopone a uno sforzo a volte sovraumano, annullando, se non completamente, almeno in parte la loro autenticità. Sottoposti a un “tour de force” che li vede più mini manager che bambini, costretti a crescere troppo in fretta.
Tutto ciò genera ansia, non solo nei grandi, ma anche nei bambini, sovraccaricati di compiti e sottoposti a un eccesso di continui stimoli.
Il tormento di una pressione fortissima che costringe i ragazzi a inseguire mille attività uccidendo gli spazi di libertà e di respiro.
Ogni fase della vita di un bambino presenta le dovute età nelle quali si manifestano i reali percorsi di crescita. È giusto rispettare questi tempi che sono essenziali per un loro corretto e sano sviluppo.
L’essere umano è un prodotto di perfezione che si manifesta attraverso le varie fasi del suo processo di crescita. Ma perché questo avvenga occorre aver rispetto dei tempi e dei momenti di vita. Spesso il carico di tutte queste attività sono volute da genitori in preda alle loro ansie, allo scopo di esigere dai figli quanto più sia possibile ottenere. Una specie di corsa verso il tempo, che sembra sfuggire come una ventata di vento.
Ma tutto questo essere a ogni costo impegnati genera uno stress che colpisce i ragazzi scatenando in loro, il più delle volte, atteggiamenti e comportamenti di aggressività, violenza, depressione e, non in ultimo, una scarsa autostima. Molti bambini, infatti, temono le situazioni in cui vengono giudicati o valutati, la paura del confronto, dell’interrogazione, della verifica della loro preparazione. Alcuni, a causa della timidezza, si sentono a disagio con i compagni e hanno paura di essere derisi o di essere oggetto di scherzi di cattivo gusto.
A mio parere, gli impegni extrascolastici non devono essere maggiori dell’impegno scolastico, nel quale sono già compresi gli aspetti fondamentali di varie attività sportive. E la scuola rappresenta già di per sé un compito non indifferente che l’alunno deve affrontare e svolgere. Spesso non si pensa a quello che realmente il bambino desidera ed è in grado di vivere.
Lasciamo che esso cresca nell’armonia del suo percorso di vita: lasciamolo giocare, lasciamolo crescere a piccoli passi, offriamogli i tempi giusti e adatti per maturare in proporzione alla sua reale età. Il gioco non è solo un divertimento, i bambini si impegnano seriamente come fosse un vero e proprio lavoro e svolgono i loro ruoli con tenacia e convinzione. Ed è attraverso il gioco che apprendono le tecniche che saranno in parte le stesse che la vita da grande offrirà loro: è il gioco della vita. Il gioco è una esperienza non solo creativa, ma estremamente fondamentale per un bambino che cresce sano.
Spingere il bambino a super impegnarsi, a socializzare forzatamente è inoltre negativo per il suo sviluppo. È importante che i bambini imparino anche a stare da soli, si sappiano gestire il proprio tempo libero con attività personali: dal gioco alla lettura, dallo sfrenarsi ai momenti di silenzio. Essere sempre “organizzati” dai genitori, dagli insegnanti, dal mondo adulto non sempre ne fa dei ragazzi sereni. Occorre seguirli in silenzio, dietro le quinte, osservare i loro passi, la loro spontaneità e offrire loro la capacità di scoprirsi e di acquistare a mano a mano quella sicurezza che sarà fondamentale per il loro futuro. Lasciamo loro il tempo necessario di capire, di seguire le loro emozioni, senza scaricare le nostre ansie.
Non è necessario possedere un magazzino ben fornito di notizie e di cose che si sanno fare; l’importante è la capacità che la nostra mente ha di comprendere la vita, il posto che vi teniamo, i nostri rapporti con le altre persone, il confrontarsi.
Tutto questo modo frenetico di vivere la vita può cambiare. Può cambiare nel momento in cui si desideri una vita di qualità. Ci si voglia liberare dagli schemi imposti da quella parte della società che non riconosce i tempi, gli spazi, la tolleranza, la calma, la riflessione e la pazienza, i sani silenzi: valori fondamentali della persona.
E desidero concludere con una frase, a mio parere di profonda poeticità, di Herbert Marcuse:
“Allora l’uomo è libero di ‘giocare’ con le sue facoltà e potenzialità e con quelle della natura, e soltanto ‘giocando’ con esse egli è libero. Vive in un mondo nel quale egli ha ‘libero gioco’ e l’ordine di questo mondo è un ordine di bellezza”.
Anna Letizia Galasso