Il numero 80
Indice degli articoli
Rita Bramante Educazione bene comune
Vittoria Gallina Riflessioni a margine del Rapporto Invalsi 2022
Giancarlo Sacchi Buon compleanno Scuola Media
Palo Landi La scuola degli anni 60 per un ragazzo di campagna
Redazione Una lezione del prof. Luca Serianni
Presentazione
R. Bramante recensisce un volume che dà conto di un dialogo tra ragazze e ragazzi appartenenti a scuole collocate in Lombardia, Toscana e Campania; gli studenti hanno potuto sviluppare riflessioni, all’inizio dell’anno scolastico 2020-2021, sul lavoro che hanno svolto e quello che si preparano a svolgere, mettendo così in evidenza le loro urgenze, le loro angosce, le domande di senso ed anche la speranza di vivere un “modo diverso“ di fare scuola.
Il 6 luglio è stato presentato il Rapporto Invalsi 2022, si tratta della ripresa, dopo la pandemia, di un testo che offre, sulla base di indicatori ormai sperimentati, la lettura della situazione della scuola italiana e dei risultati conseguiti soprattutto in relazione ai livelli di apprendimento degli studenti. In un momento in cui la scuola potrebbe ricevere ingenti risorse e in cui saranno ridiscussi priorità, tempi, qualità degli interventi e localizzazione di questi sul territorio i dati Invalsi potranno essere molto utili nel breve periodo e nell’individuazione delle prospettive di lungo periodo. Il testo di V. Gallina evidenzia il ruolo del sistema di valutazione nazionale, che dovrebbe diventare centrale come supporto allo sviluppo di politiche efficaci.
La legge 1859 del 31 dicembre 1962 (“Istituzione e ordinamento della scuola media”) Ha avviato un primo passo nell’ attuazione dell’art.34 della Costituzione, 14 anni erano passati dalla approvazione del testo che prevedeva “almeno” otto anni di scuola obbligatoria per tutti” Oggi , dopo 60 anni, l’articolo di G. Sacchi, Buon compleanno scuola media, ricorda i “ nobili principi iniziali “, ma evidenzia le criticità e i problemi che nel tempo sono emersi, senza che si presentino risposte adeguate. Se infatti un ulteriore segmento scolastico obbligatorio per tutti ha contribuito ad elevare il livello culturale di “ciascun cittadino e di tutto il popolo italiano”, la rigidità del curriculum, la frammentazione delle discipline, l’assenza di un impianto orientativo rischiano ancora di farne l’anello debole del sistema.
Ma cosa offriva la scuola italiana ancora all’inizio degli anni ’60 ad un ragazzo che voleva continuare a studiare dopo la quinta elementare? P. Landi, con molta efficacia, ricostruisce un pezzo della sua autobiografia. Era un ragazzo di campagna, figlio di contadini che terminata la scuola elementare in una frazione del Mugello, voleva continuare a studiare ma “solo in quattro alunni abbiamo proseguito lo studio, gli altri sono andati chi a lavorare nei campi , alcuni a fare il “garzone” da un artigiano o l’aiutante da una sarta”. La sua vicenda personale lo porterà a Barbiana e lo farà incontrare con quella esperienza di scuola, da cui ancora ci sarebbe molto da imparare.
Questi due testi ci sembrano un utile avvio della riflessione che Education intende iniziare sulla necessità di andare al di là dell’affermazione del diritto all’accesso, “la scuola è aperta a tutti” recita la costituzione, per stabilire un nuovo diritto soggettivo all’istruzione “di “tutti, così come sono sanciti il diritto al lavoro e il diritto alla salute, come diritto costituzionale ad uscirne con le competenze necessarie per la prosecuzione degli studi, per il lavoro per la partecipazione attiva alla vita sociale.
Infine un video recente recante una conversazione di Luca Serianni, scomparso di recente, su che cosa dovrebbero scrivere i giovani a scuola.