Infertilità a scuola, ma che c’entra ?
Finalmente un tocco di originalità nella formazione degli insegnanti. Si tratta dei 500.000 Euro destinati dalla nuova legge di bilancio ad “aggiornare sui contenuti di interventi educativi e corsi di formazione prevalentemente riguardo alle tematiche della fertilità maschile e femminile con particolare riferimento all’ambito della prevenzione dell’infertilità”. Ma che c’entra la scuola con la fertilità e l’ infertilità ? Si tratta di un incidente di percorso, di una delle gaffe in cui talora inciampano i complicati processi di definizione della manovra ? Questa volta non sembra, ma vediamolo meglio.
Ad annunciare la novità è stato giorni fa, rispondendo a un’interrogazione della Lega, il ministro dei rapporti con il parlamento Luca Ceriani. Agli atti non risultano argomenti esplicativi, non viene in alcun modo precisato a che titolo e perché la prevenzione dell’infertilità debba riguardare gli studenti e la scuola, né tanto meno come se ne debbano occupare gli insegnanti destinatari dell’”aggiornamento”. La sola cosa chiara è che i 500.000 Euro sono quelli che, a seguito di un emendamento proposto da alcuni deputati dell’opposizione ( primo firmatario l’onorevole Magi), hanno incrementato il Fondo per le politiche della parità e delle pari opportunità nella scuola. E’ il comma 578 del testo della manovra che però li ha destinati a tutt’altro. Alla promozione, per l’anno 2025, di corsi di informazione e di interventi educativi relativi alle tematiche della salute sessuale e dell’educazione sessuale ed affettiva. Un’ iniziativa di portata modesta, sia per l’entità delle risorse messe in campo che per l’estemporaneità di un provvedimento circoscritto ad un solo anno scolastico, quindi ben lontana da poter prefigurare il superamento dell’arretratezza in questo campo della scuola italiana. Che è notoriamente tra le poche in Europa ( le altre sono Cipro,Polonia, Romania, Bulgaria,Lituania ) a non prevedere come attività curricolare l’educazione sessuale ed affettiva. Ma alla Lega l’emendamento non è andato giù, e tanto meno alle associazioni Pro Vita, chi in odio a un’educazione sessuale vista come cavallo di Troia della fantomatica “ideologia gender”, chi per contrarietà all’informazione in ambito scolastico sui dispositivi di protezione e di contraccezione, chi in nome di prerogative educative della famiglia da non affidare e neppure condividere con la scuola pubblica. Un ordine del giorno ha quindi chiesto al governo di rimediare all’inopinata apertura alle diaboliche pretese dell’opposizione stornando altrove i 500.000 Euro. E il governo l’ha fatto sostituendo le attività di educazione sessuale degli studenti previste dal comma 578 con l’aggiornamento degli insegnanti sulla prevenzione dell’infertilità. Una forzatura sia rispetto al rapporto che dovrebbe esserci tra governo e parlamento e tra maggioranza e opposizione, sia in termini di contenuti. Perché la prevenzione dell’infertilità è un tema che sembra prefigurare un ruolo dell’educazione scolastica nelle strategie di contrasto della denatalità che è, come minimo, tutto da discutere.
Se alla nostra presidente del consiglio qualcuno chiedesse perché il suo governo è così contrario all’introduzione dell’educazione sessuale nelle scuole, è probabile che si sentirebbe rispondere “perché non l’avete fatto voi della sinistra quando siete stati al governo ? “. Risposta politicamente stucchevole, ma argomento non aggirabile. Perché l’arretratezza italiana non è fatta solo dell’ossessione sessuofobica della destra-destrissima oggi al governo. Perciò non bastano le iniziative estemporanee o simboliche, occorre anche qui ricostruire cultura, consenso, alleanze, professionalità. Sapendo che non si dovrebbe lasciare spazio ad interpretazioni fuorvianti che allontanano l’obiettivo. Non è la diversità degli orientamenti sessuali al centro della scena, né il rispetto che nella scuola e altrove si deve comunque a chi ne è portatore. L’educazione sessuale e affettiva si pone su un’altra lunghezza d’onda. Tuttoscuola, informando i suoi lettori della sconcertante vicenda dello stravolgimento del comma 578, presenta anche i risultati dell’ennesimo sondaggio sul parere degli studenti a proposito dell’educazione sessuale che conferma ciò che si sa da tempo, cioè che la quasi totalità degli studenti ( 94% ) è favorevole alla sua introduzione nella scuola. Altre indagini, anche più solide di un semplice sondaggio, dicono della spiccata precocizzazione delle prime esperienze sessuali dei ragazzi di oggi, ma anche di un approccio alla sessualità poco informato e poco consapevole, di conoscenze spesso errate o confuse, di scarsa coscienza dei rischi per sé e per gli altri, di immatura relazione tra sessualità ed affettività. I ragazzi parlano delle difficoltà ad informarsi, di un confronto e dialogo in famiglia e in altri ambiti che manca o che è insoddisfacente. Gli adulti, genitori e insegnanti, degli effetti di un contesto deformante, di narrazioni della sessualità come pornografia, sopraffazione, violenza. Ma l’educazione sessuale e affettiva nella scuola resta un tabù. Non è un tabù invece che il governo aggiri o si faccia beffe del parlamento e che la politica al potere sia tentata di trattare la scuola come un “suo” campo di battaglia. E gli insegnanti come passivi esecutori.
Fiorella Farinelli Politica e saggista, docente esperta di istruzione e formazione, componente dell’Osservatorio nazionale per l'Integrazione degli alunni stranieri