Numero 124

Pubblicato il: 27/12/2024 11:44:27 -


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Articoli pubblicati nel mese di dicembre 2024

Indice

Vittoria Gallina, L’indagine PIAAC 2 in 31 paesi OCSE, una sintesi dei risultati

Michele Falco, in Sistema integrato zerosei: conoscere e ri-conoscere l’infanzia

Mario Dutto, Il movimento per la “school choice” negli USA: un banco di prova per la presidenza Trump e le sue ambiguità

Fabrizio Dacrema, Terzo settore e apprendimento permanente 

Bernardo Gabriele Autonomia scolastica: chimera burocratica o chiave per il futuro del Paese?

Rita Bramante, Fare ancora rumore contro il patriarcato

Presentazione

Vittoria Gallina in L’indagine PIAAC 2 in 31 paesi OCSE, una sintesi dei risultati,  presenta alcuni risultati dell’indagine del 2024, che ha coinvolto 160.000 adulti di 31 paesi OCSE, con l’obiettivo di valutare le competenze della popolazione adulta e come si sono evolute rispetto alla prima indagine del 2011. Le principali domande dell’indagine riguardano la capacità degli adulti di adattarsi ai cambiamenti e se ci sono tendenze di miglioramento o stagnazione nelle competenze. L’indagine ha esaminato tre aree: literacy, numeracy e problem solving adattivo, con punteggi che vanno da 0 a 500 e cinque livelli di competenza. I risultati mostrano che molti adulti si trovano nei livelli più bassi di competenza, con il 26% in literacy, il 25% in numeracy e il 29% in problem solving adattivo. L’indagine evidenzia la necessità di un aggiornamento continuo delle competenze, poiché l’intelligenza artificiale e la crescente importanza delle informazioni rendono obsoleti alcuni skill precedentemente consolidati. In Italia, la situazione è critica, con il 35% degli adulti considerati “low performer” in literacy e numeracy, rispetto alla media OCSE del 26%. La situazione è ancora peggiore nel problem solving adattivo, con il 45,6% degli adulti italiani a livelli bassi. Vi è una notevole disparità territoriale: nelle regioni del Sud e delle Isole, la percentuale di adulti con basse competenze è significativamente più alta rispetto al Nord. Il testo conclude sottolineando l’importanza di nuove politiche socio-formative e di un approccio diversificato alla formazione continua per affrontare questi problemi e migliorare le opportunità per gli adulti.

Secondo Michele Falco in Sistema integrato zerosei: conoscere e ri-conoscere l’infanzia, la Regione Toscana si distingue per il forte impegno nelle politiche educative dell’infanzia, promuovendo diffusione, qualificazione e accessibilità dei servizi per bambini da 0 a 6 anni. Durante un convegno nazionale a Firenze, è stato presentato un “Manifesto sull’infanzia”, che sottolinea la necessità di politiche nazionali per ridurre diseguaglianze educative, garantire accesso universale a nidi e scuole dell’infanzia e promuovere formazione per gli educatori. La Toscana si distingue per iniziative come “nidi gratis”, che migliorano inclusione e accessibilità. Il convegno ha anche evidenziato l’importanza di spazi educativi progettati per il benessere dei bambini e di una governance integrata per un sistema educativo unitario da 0 a 6 anni.

 

L’articolo di Mario Dutto, Il movimento per la “school choice” negli USA: un banco di prova per la presidenza Trump e le sue ambiguità, analizza il movimento per la “school choice” negli Stati Uniti, tema centrale nell’agenda politica di Donald Trump, definito la “questione dei diritti civili della nostra epoca”. La “school choice” promuove la competizione tra scuole attraverso voucher, charter schools e altre forme di liberalizzazione del sistema educativo. L’obiettivo è superare il monopolio delle scuole pubbliche tradizionali, garantendo alle famiglie maggiore libertà di scelta. Nonostante alcune esperienze positive, come le charter schools, i risultati restano contrastanti, con critiche riguardo all’impatto limitato sui livelli di apprendimento e alla crescente segregazione etnica e socioeconomica. L’espansione di queste politiche ha eroso le risorse per le scuole pubbliche e acuito le disuguaglianze, sollevando dubbi sull’efficacia del libero mercato nel risolvere le problematiche del sistema scolastico. Il dibattito sul ruolo della competizione nel miglioramento dell’educazione rimane aperto, con preoccupazioni legate al declino generale del sistema educativo statunitense e alla necessità di regolamentazioni più equilibrate.

L’articolo di Fabrizio Dacrema Terzo settore e apprendimento permanente analizza il ruolo centrale del Terzo Settore nel promuovere l’apprendimento permanente in Italia, evidenziandone l’importanza per la crescita personale e sociale in tutte le fasi della vita. Negli ultimi trent’anni, il Terzo Settore ha consolidato il proprio ruolo attraverso riforme e iniziative che favoriscono la formazione non formale, specie per gli adulti e i soggetti più fragili, come gli anziani o chi si autoesclude per basso livello di istruzione. Attraverso metodologie flessibili e socialmente inclusive, il Terzo Settore riesce a intercettare queste fasce di popolazione e integrare apprendimento, socialità e benessere. Un punto di forza è la recente possibilità di riconoscere le competenze acquisite tramite il volontariato, sottolineando il valore dell’apprendimento informale. Inoltre, l’articolo evidenzia la connessione tra apprendimento e cittadinanza attiva: per affrontare i cambiamenti sociali e contrastare soluzioni semplicistiche, sono necessarie competenze solide e conoscenza dei problemi. Infine, l’autore sottolinea il potenziale dei patti educativi territoriali e delle reti integrate per contrastare l’analfabetismo funzionale e favorire un invecchiamento attivo, trasformando il post-lavoro in una fase ricca di apprendimento e contributi alla comunità. Il Terzo Settore emerge come catalizzatore di innovazione sociale e partecipazione collettiva.

L’articolo di Bernardo Gabriele Autonomia scolastica: chimera burocratica o chiave per il futuro del Paese? critica la mancanza di reale autonomia scolastica in Italia, ostacolata da un eccesso di burocrazia ministeriale e un sistema educativo ancorato a modelli antiquati e classisti. Propone una riforma radicale che sposti i poteri decisionali dalle autorità centrali alle scuole stesse, ispirandosi al successo delle scuole civiche italiane e di modelli educativi internazionali. Solo un sistema scolastico realmente autonomo e moderno, conclude l’autore, potrà valorizzare i talenti e contribuire al progresso del Paese.

L’articolo di Rita Bramante, Fare ancora rumore contro il patriarcato, mette in luce l’importanza di combattere il patriarcato attraverso l’uso consapevole delle parole e una profonda riflessione sul sistema discriminatorio che alimenta le disuguaglianze di genere. Seguendo il monito di Michela Murgia, si evidenzia come parlare sia ancora un atto sovversivo per le donne, necessario per trasformare l’educazione alla subordinazione femminile e quella maschile basata su proiezioni dominanti. Un caso emblematico è quello di Gino Cecchettin, padre di Giulia, vittima di un femminicidio. La sua reazione composta e il suo impegno civile – attraverso la scrittura del libro Cara Giulia e la fondazione di un ente dedicato alla lotta contro la violenza di genere – dimostrano come il dolore possa essere trasformato in azione costruttiva. La Fondazione promuove educazione e sensibilizzazione, con l’obiettivo di prevenire la violenza e insegnare ai giovani che l’amore non è controllo. Nonostante gli attacchi ingiusti ricevuti, Cecchettin rappresenta un modello di cittadinanza attiva e un esempio di come affrontare il patriarcato senza ricorrere alla violenza. L’articolo sottolinea l’urgenza di continuare a “fare rumore” contro il sistema patriarcale, affinché il cambiamento possa diventare reale e duraturo.

 

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