E’ scomparso mio nonno

Pubblicato il: 25/06/2024 13:14:16 -


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“E’ scomparso mio nonno” è un noir lieve e ironico scritto da Giuseppe Fiori, un componente della redazione di Education 2.0

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“L’Isola Tiberina, a Roma, ha la forma di una nave ormeggiata sul fiume, proprio in mezzo alla città. A prua c’è l’Ospedale Fatebenefratelli, reincarnazione del santuario di Esculapio, e a poppa il commissariato di polizia fluviale, reincarnazione della quasi omonima delegazione dei tempi del Papa Re.

La leggenda dell’Isola affonda in un passato remoto, quando su una triremi romana fu trasportato il serpente sacro da Epidauro fino alla foce del Tevere per combattere, con i veleni della medicina, la grande pestilenza che affliggeva Roma nel 290 a.C.

La triremi risalì il fiume e, in vista di un isolotto di canneti, il serpente di Esculapio abbandonò la nave ed elesse il suo nuovo domicilio per i secoli a venire. Così dai canneti ai rivestimenti in travertino a forma di nave il passo non fu poi tanto lungo.

In mezzo al simulacro del natante c’è un obelisco che rappresenta, inevitabilmente, l’albero maestro.

L’ormeggio è assicurato da due ponti, il Ponte Cestio che immette direttamente nei vicoli di Trastevere e il Ponte Fabricio, detto dei Quattro Capi, che collega l’Isola al Quartiere Ebraico, proprio all’altezza della Sinagoga.

L’Isola Tiberina è un microcosmo urbano: due chiese, due ospedali, due ponti, una farmacia, un noto ristorante, un bar, palazzi e alberi; sulle banchine del Tevere da entrambi i lati c’è chi prende il sole o passeggia, una parentesi nella vita cittadina, mentre d’estate viene montato uno schermo all’aperto con poche file di sedie.

La sua atmosfera è quietamente misteriosa e ciò è dovuto al fatto che gli strati che si sono sovrapposti in più di duemila anni sono molteplici e diversi l’uno dall’altro, come un’antica nave, appunto, completamente incrostata dalla salsedine del Tempo.

Un luogo dove tutto può accadere, da un momento all’altro, al mutare della corrente del Tevere che può anche trascinare una distesa di pesci morti… avvelenati ! “

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