La crisi della funzione educativa della scuola nella società attuale
A Bologna il 23-24 FEBBRAIO 2024 si è tenuto il seminario internazionale ADI. Tema delle due giornate di lavoro è stato: LA RICERCA DEL SENSO PERDUTO: Spunti per una nuova narrazione educativa. In due intense giornate di lavoro e discussione si è sviluppata una riflessione sulle trasformazioni di un mondo in continuo cambiamento e sulla scuola, che si deve confrontare con problemi sociali inediti ed a rispondere ad esigenze non chiaramente identificabili. Nei due articoli che seguono, Massimo Marcuccio e Maria Elena Tassinari, sintetizzano le riflessioni delle due giornate e presentano proposte e questioni emerse nelle relazioni e nelle discussioni.
La crisi della funzione educativa della scuola nella società attuale è stato uno dei temi principali al centro del dibattito sviluppatosi durante il Seminario Internazionale dell’Associazione Docenti e Dirigenti scolastici Italiani (Adi) dal titolo Alla ricerca del senso perduto. Spunti per una nuova narrazione educativa tenutosi a Bologna il 23 e 24 febbraio 2024.
Possiamo affermare che l’istituzione scolastica sia nata con il nascere delle prime civiltà umane. E da allora, all’interno dell’intero sistema sociale, la scuola ha incessantemente costituito un sottosistema in stretta interazione con tutti gli altri, in primis quello politico, economico, tecnologico e culturale.
Per questa sua natura interattiva, la scuola è sempre stata caratterizzata da una costitutiva situazione di “crisi” – di passaggio – della propria “funzione sociale” a seguito dei cambiamenti che intervenivano negli altri sottosistemi o che la scuola stessa riusciva a provocare in essi. Si pensi, a titolo esemplificativo, alla crisi della scuola negli anni Sessanta con l’avvento della scuola di massa, derivante da scelte di tipo politico e sociale a seguito di una sempre maggiore richiesta, da parte dei ceti medi, dell’accesso all’istruzione, fino a quel momento riservato solo a una componente ristretta della società.
Molteplici sono gli elementi che hanno portato all’emergere e al configurarsi della crisi contemporanea che caratterizza la funzione “tradizionale” della scuola e che vanno attentamente individuati e analizzati per comprenderne appieno le ricadute sull’istituzione scolastica e per proporre, in risposta ad esse, una nuova narrazione educativa e una nuova funzione della scuola.
Gianluca Argentin, nel suo intervento dal titolo Nostra scuola quotidiana, ha sottolineato in particolare cinque di questi fattori alla base della crisi attuale della scuola: la pervasività della logica di mercato e di performatività; l’allungamento dei percorsi di istruzione; la digitalizzazione massiva nella produzione e fruizione di conoscenza; le molteplici fonti di pluralismo valoriale e identitario; il crollo di fiducia nelle istituzioni.
La rilevanza dell’influenza del fenomeno della digitalizzazione e delle nuove tecnologie ha fatto da sfondo anche agli interventi di Li Yonghzhi (Comunità professionale e tecnologia ‘invisibile’ al servizio dell’apprendimento), Wojciech Wator (ChatGPT e personalizzazione dell’apprendimento) e Andreas Schleicher (L’educazione per la piena realizzazione umana al tempo dell’intelligenza artificiale) che, inoltre, sottolinea la non secondaria incidenza del fenomeno della globalizzazione. Sono entrambi questi due fenomeni che hanno contribuito a rendere il mondo più complesso, incerto, impalpabile e sfuggente. È tuttavia Suzanne Dillon (Una bussola per insegnare: come orientarsi in un futuro imprevedibile) che richiama un aspetto “sociale” fondamentale che ha influenzato la scuola di sempre ma che oggi assume dimensioni esponenzialmente inaspettate: l’imprevedibilità del futuro. Infine, Elena Marta (Trame di relazioni della Generazione Z) sottolinea il profondo cambiamento che sta avvenendo nei contesti di vita degli adolescenti e le inevitabili ricadute sul vivere l’istituzione scolastica da parte dei giovani e delle loro famiglie.
A fronte di queste profonde e inarrestabili sollecitazioni, secondo Veronica Boix Mansilla (Competenza globale in azione: ripensare il nostro agire educativo tenendo conto del mondo) è necessario ripensare alla funzione della scuola nell’ambito della sua duplice e concomitante finalità di preparare i giovani al mondo futuro e di contribuire anche alla costruzione e al cambiamento di tale mondo. All’interno di questa cornice generale, Olli-Pekka Heinonen (“Quale sapere per la scuola del XXI secolo”) ha riproposto due meta-compiti per l’istituzione scolastica: il trasferimento alle generazioni più giovani della cultura elaborata dalle generazioni precedenti e il sostenere le nuove generazioni nel creare le proprie strade nel mondo.
Entrando, invece, nel merito delle proposte di cambiamento a livello curriculare, Veronica Boix Mansilla ha sottolineato l’urgenza di rendere la competenza globale per il benessere individuale e collettivo una priorità educativa nella pratica quotidiana in classe. Andreas Schleicher, dal canto suo, ha proposto di riorientare l’istruzione verso ciò che costituisce il nucleo centrale dell’esperienza umana: la passione, la motivazione e le finalità che orientano l’agire per il miglioramento del mondo. La riduzione dei contenuti curriculari per puntare ad apprendimento approfondito, infine, è stata avanzata come proposta dal ministro dell’istruzione portoghese João Costa (Essenzializzare i curricoli: l’esperienza del Portogallo).
La proposta innovativa di Kiran Bir Sethi (Every child can – L’esperienza della Riverside School), invece, ha toccato la dimensione degli approcci progettuali. Il suo processo FIDS (Feel,Imagine,Do,Share) pone al centro dell’intervento educativo lo sviluppo dell’agency e del carattere.
Oltre al cambiamento della funzione dell’istituzione scolastica, dei percorsi curriculari e degli approcci progettuali, alcuni interventi hanno sottolineato la necessità di intervenire anche per il cambiamento della funzione dell’insegnante. Pur al centro di un labirinto, gli insegnanti – per Gianluca Argentin – costituiscono l’unica leva del cambiamento e, per questo, egli ha proposto di valorizzare le soluzioni che essi trovano nella quotidianità dell’essere in classe. Supportare lo sviluppo negli insegnanti di competenze trasformative è stata invece la proposta di Suzanne Dillon che viene avanzata nella consapevolezza di una multidimensionalità della funzione dell’insegnare. Infine, Li Yonghzhi ha proposto una collaborazione tra “computer-insegnanti” e “insegnanti umani” riservando a questi ultimi il compito di trasformare l’educazione in un’“arte”.
Le proposte emerse dal Seminario per fronteggiare la crisi attuale della scuola sono state molteplici e davvero stimolanti. Resta però la consapevolezza diffusa che senza un adeguato e armonico supporto delle scelte a livello di organizzazione scolastica e di provvedimenti normativi di sistema tali proposte possano essere ridimensionate nella loro portata innovativa.
Massimo Marcuccio, Ordinario di Pedagogia sperimentale - Università di Bologna. Maria Elena Tassinari è dottoranda ed assegnista di ricerca in Pedagogia Sperimentale - Università di Bologna.