Numero 106
Indice
Fiorella Farinelli, 150 ore, una vitale lezione dopo 50 anni
Rita Bramante, Identità di genere e diritto al benessere
Giuseppe Cappello, Educare a tutto, educare a niente. In memoria di Giulia Cecchettin
Presentazione
Fiorella Farinelli ripercorre, a cinquant’anni di distanza la vicenda delle “centocinquanta ore”, 150 ore, una vitale lezione dopo 50 anni, dal contratto dei metalmeccanici fino alla attuale situazione dei percorsi di istruzione/formazione in età adulta in Italia. Una storia di evoluzioni e involuzioni che, con precisa e puntuale attenzione, permette di richiamare quanto è stato fatto, quanto è stato “perduto” nel corso degli anni e quanto ancora oggi si dovrebbe fare. Molte domande ….. poche risposte. Tuttavia quella esperienza che concluse “la sua fase espansiva nella prima metà degli anni Ottanta”, ha ancora molto da offrire a chi, oggi, affronta problemi legati al diritto alla formazione, alla cittadinanza, al lavoro e non solo a chi fa studi a livello storico/ sociale nella ricerca e nella accademia.
Identità di genere e diritto al benessere è il titolo del testo di Rita Bramante, che, a partire da un fatto di cronaca scolastica accaduto in Lombardia lo scorso anno, affronta il problema molto attuale e importante per i/le giovani transgender, ma non solo, che nella scuola dovrebbero trovare supporto, orientamento e sostegno nella costruzione del riconoscimento ed auto riconoscimento della identità in cui si riconoscono. E’ vero che oggi il diritto al benessere compare anche in ambito scolastico, ma le difficoltà sono ancora tutte presenti e dolorosamente evidenti per molti/e giovani ed il riconoscimento dei percorsi alias, non è affatto un dato acquisito. Gli utili riferimenti a quanto anche a livello internazionale si sta producendo in termini di adeguamento legislativo e di approfondimenti di ricerca è arricchito da indicazioni bibliografiche, preziose soprattutto per chi si confronta, nella scuola, quotidianamente con queste questioni.
Giuseppe Cappello, in Educare a tutto, educare a niente. In memoria di Giulia Cecchettin, mentre ricorda con commossa partecipazione la più recente, giovane vittima di femminicidio nel nostro paese, riflette sulla proposta di inserire nella scuola l’educazione affettiva. Il ragionamento tocca pochi, ma essenziali snodi culturali che, “dovrebbero” essere al centro di ogni approfondimento didattico proposto dagli insegnanti alla riflessione dei ragazzi, con lo scopo di arricchirne l’esperienza educativa. La scuola oggi non ha bisogno sicuramente di moltiplicare le “materie”, ma di arricchire di senso la formazione dei/delle giovani.