Pensieri di pace durante un’incursione aerea di Virginia Wolf
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Voci al femminile: quattro scrittrici presentano i loro libri scritti durante il lockdown La Biblioteca dell’ I.I.S F. Caffé, ha ripreso l’11 marzo 2022 con un evento aperto al territorio, cui hanno partecipato Presidente ed alcune Assessore del XII municipio, l’attività in presenza interrotta causa Covid 19. Nel corso dell’incontro, che si inseriva nella celebrazione dell’8 marzo, le autrici Laura Canestrari, Patrizia Chelini, Manuela di Salvia e Gabriella Romano, hanno messo a confronto le loro esperienze e animato un interessante dibattito tra i presenti. Gli interventi sono stati preceduti dalla lettura di un testo di Virginia Woolf per riflettere sul valore delle idee e della cultura quali uniche armi contro l’orrore della guerra.
I tedeschi erano su questa casa la notte scorsa e quella prima. Eccoli di nuovo. È una strana esperienza stare sdraiati al buio e sentire il ronzio di un calabrone che in qualsiasi momento può pungerti a morte. È un rumore che interrompe il pensiero freddo e coerente della pace. Eppure è un rumore che assai più delle preghiere e degli inni dovrebbe costringerci a pensare alla pace.
A meno di non riuscire a pensare alla pace, ognuno di noi, ognuna di noi – non questo corpo qui, in questo letto, bensì milioni di corpi non ancora nati – rimarremo al buio ad ascoltare questo rantolo di morte sulla testa. Cerchiamo di pensare che cosa si può fare per creare il solo rifugio antiaereo efficace, mentre in collina i cannoni sparano e i fari tastano le nuvole, e qua e là, a volte vicino, a volte lontano, cade una bomba.
Su in cielo dei giovani uomini inglesi e dei giovani uomini tedeschi si combattono. Sono uomini i difensori, sono uomini gli attaccanti. Alla donna inglese non vengono consegnate le armi, né per combattere il nemico, né per difendersi. Lei deve giacere al buio disarmata, stanotte. Eppure se crede che il combattimento in cielo è una battaglia tra gli inglesi per proteggere la libertà, e i tedeschi per distruggere la libertà, anche lei deve lottare, per quanto può, dalla parte degli inglesi.
Ma come può lottare per la libertà senza armi da fuoco? Fabbricando armi, oppure vestiti o cibo. Ma c’è un altro modo di combattere per la libertà – senza armi; possiamo combattere con la mente. Possiamo ‘fabbricare’ idee, che aiuteranno il giovane uomo inglese che combatte su in cielo a sconfiggere il nemico.
Ma perché le idee siano efficaci, dobbiamo essere in grado di spararle. Dobbiamo metterle in atto. Così il calabrone in cielo risveglia un altro calabrone nella mente. Ce n’era uno questa mattina, che ronzava nel Times; era una donna che diceva: «Le donne non hanno voce nelle questioni politiche.». Non c’è nessuna donna nel Gabinetto; né in nessun posto di responsabilità. Tutti quelli che producono le idee, e sono in grado di attuarle, sono uomini maschi.
Ecco un pensiero che affossa il pensiero, e incoraggia l’irresponsabilità. Perché allora non sprofondare la testa nel cuscino, turarsi le orecchie e abbandonare la futile attività di produrre idee? Ci sono altri tavoli, oltre ai tavoli dei militari e ai tavoli delle conferenze. Eppure, rinunciando al pensiero privato, al pensiero del tavolo da tè – perché ci sembra inutile – non priviamo il giovane inglese di un’arma che potrebbe essergli utile?
Non stiamo esagerando la nostra incapacità, solo perché la nostra capacità ci espone magari all’insulto, al disprezzo? “Non cesserò di combattere con la mente” scriveva Blake. Combattere con la mente significa pensare contro la corrente, e non a favore. La corrente scorre veloce e violenta. Straripa a parole dagli altoparlanti e dai politici.
Ogni giorno ci dicono che siamo un popolo libero, che combatte per difendere la libertà. Questa è la corrente che ha trasportato il giovane aviatore fino in cielo, e lo tiene lì, tra le nuvole. Quaggiù, protetti da un tetto, con una maschera antigas a portata di mano, è nostro compito bucare i palloni gonfiati d’aria e smascherare i germi di verità.
Non è vero che siamo liberi. Siamo tutti e due prigionieri stasera: lui imprigionato nella sua macchina con un’arma a portata di mano, noi sdraiate nel buio con una maschera antigas a portata di mano. Se fossimo liberi saremmo all’aperto, a ballare, o a teatro, o seduti alla finestra a parlare.
(estratto da un testo più esteso scritto nell’agosto 1940 nella traduzione di Nadia Fusini)