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C’è ancora uno studente a Berlino

Pubblicato il: 22/07/2020 03:03:47 -


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Quest’anno, affrontando Hegel, mi sono detto: … veloce con «la storia romanzata della Coscienza» … ora gli spieghi il senso della Fenomenologia dello Spirito e poi vai dritto nella sala da pranzo della Scienza della Logica; fai un salto giù in garage con la Filosofia della Natura e quindi, piano per piano, risali attraverso le scale della filosofia dello spirito fino a riuscire sull’attico dell’Idea in sé e per sé. Ma in maniera analitica! La filosofia di Hegel è la logica … non c’è niente da fare! Il punto è che sulla logica ti può capitare, se la insegni come te l’ha insegnata il Professor Francesco Valentini, che all’università ti ha fatto dono della retina teoretica, che uno degli studenti più bravi se ne esca durante la lezione: «oddio ho una crisi emotiva!» E allora lì prima ridi, come sto facendo ancora adesso mentre lo scrivo, e poi ti fai una domanda. 

Sto andando per la strada giusta? In un tempo in cui il mainstream didattico è quello di risolvere la filosofia in sociologia quando non in filmografia, di avventurarsi fra i testi di Dylan (oh, è un Nobel!); di buttarla sul debate e il flirt con la pedagogia, tu che fai? … Proprio su questi teenager vuoi fare ricadere una ‘crisi emotiva’ che non è che la figlia incolpevole di una crisi sociale e culturale collettiva? Qualche domanda te la poni già quando pensi che il prossimo anno il tuo istinto didattico sarà quello di ripartire con l’analisi puntuale del fatto che «la logica è perciò da intendersi come il sistema della ragion pura, come il regno del puro pensiero. Questo regno è la verità, come essa è in sé e per sé, senza veli. Ci si può quindi esprimere così, che questo contenuto è l’esposizione di Dio come egli è nella sua essenza eterna prima della creazione della natura e di uno spirito finito». E così via discorrendo … categoria per categoria … fino a quando anche il più bravo, che non ti ha mollato, esclama … «oddio … ho una crisi emotiva!». Qualche domanda te la fai e intanto procedi con gli esami di maturità dove stai attento a non toccare i fili dell’alta tensione. 

Più di un mese e mezzo di lavoro (tra gennaio e febbraio) che sta lì in quiescenza fra un esame e l’altro; magari, se proprio vuoi andare su Hegel, gli chiedi lo spirito oggettivo, la concezione hegeliana della famiglia, della società e dello Stato. Però la famosa ‘crisi emotiva’  ti guardi bene dall’andarla a toccare … e però soffri! Perché sai per quanti giorni ci hai messo tutto te stesso; soprattutto quanto sarebbe importante che loro ricominciassero, proprio attraverso le crisi emotive, a recuperare la capacità di astrazione; l’animale politico (zoon politikon) è per definizione l’animale razionale (zoon loghistikon). La crisi sociale e culturale che stiamo attraversando consiste in nient’altro se non nel pensare che si dia animale politico senza animale razionale; che si dia sociologia … senza logìa! Sennonché, a un certo punto, proprio quando sei preso dal pensiero che forse, il prossimo anno, sarà meglio risparmiare crisi emotive a tutti, ecco che ti si siede davanti uno studente; inizia con l’elaborato di matematica, continua con un’analisi de L’infinito di Leopardi (onore a lui, alla sua famiglia e alle professoresse di matematica e italiano!) e poi, all’interno del ‘nodo concettuale’ da sviluppare nelle varie materie, va a tirare fuori che per filosofia il collegamento lui lo vede con «l sistema della ragion pura, come il regno del puro pensiero […]», con «l’esposizione di Dio come egli è nella sua essenza eterna prima della creazione della natura e di uno spirito finito». 

A questo punto la crisi emotiva prende te! Hegel? … la Logica? O mio Dio … questo mi ha preso sul serio! Punto per punto segue in maniera chirurgica la pulsazione dialettica dello schiudersi delle categorie della logica … non è uno schema mandato a memoria, di quelli che ormai trionfano dappertutto, anche sui libri di testo; il ragazzo ha proprio creduto che c’era un senso in quello che abbiamo fatto in quel mese e mezzo con cui in buona sostanza si è chiusa la didattica in presenza (giusto il tempo di studiare Feuerbach e poi tutto il resto a distanza). Fra una crisi emotiva e un’altra, lungo quel mese e mezzo, fatto di parole, movenze e sguardi; sì parole, movenze e sguardi! perché è solo all’interno dell’aula che, fra parole, movenze e sguardi, lui ci ha potuto credere; perché vedeva, percepiva, che io ci credevo! Alla malora la sociologia, la filmografia, alla malora i debate e pure il Nobel di Dylan! C’è ancora (è proprio il caso di dire) uno studente a Berlino … il prossimo anno si rifanno i bagagli, si passa per l’ingresso della Fenomenologia, si entra nella sala da pranzo della Logica, si scende giù in garage con la Filosofia della Natura, si risale piano per piano dalla Filosofia dello Spirito fino all’attico dell’Idea in sé e per sé … «a ognuno secondo i suoi bisogni, da ognuno secondo le sue capacità» e chiude, su Marx, la rima del cantautore … «anche se oggi potrà sembrare un sogno, da domani può essere la realtà». Il primo giorno di scuola può sembrare un sogno … poi qualcuno ci crede e diventa la realtà! Quale realtà? Quella di lasciare che l’ingresso nella polis sia per i ragazzi l’ingresso di una piccola luce di Ragione. Tutti ne abbiamo bisogno … perché le colpe dei padri non ricadano sui figli e piuttosto ce ne sia fatta remissione … questo è la scuola!

 

 

Giuseppe Cappello Professore di storia e filosofia in un liceo di Roma

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