Crescere con il violino – di Bianca Gambarotto
Percorso educativo in musica.
L’itinerario qui raccontato rientra nella programmazione annuale dell’anno scolastico 2013/14 presso la Scuola dell’Infanzia Speranza di Busto Arsizio. L’idea di inserire nel nostro progetto educativo la scoperta dello strumento è sorta a seguito della partecipazione al corso ministeriale “Crescere con il violino” diretto dalla violinista Alessandra Farro, tenutosi a Milano a partire dal mese di aprile 2013. La nostra scuola condivide un unico percorso didattico che viene differenziato e realizzato in armonia con le caratteristiche delle cinque sezioni esistenti. La scoperta del violino è avvenuta grazie all’amico Giulio Coniglio, un animale di pezza, animato da una collega. È una musica di richiamo ad avvertirci del suo arrivo. Come ben spiegato durante il corso, l’avvicinamento musicale non prescinde affatto dallo studio del corpo, così iniziamo prima con grandi atti respiratori accompagnati dal movimento delle braccia in su e in giù, poi immaginiamo di essere un grande albero, una quercia. I nostri piedi sono le radici che ci tengono ben ancorati al terreno, il nostro busto un tronco bello dritto e due rami ben tesi verso l’alto sono le nostre braccia. Ecco che sulla nostra mano destra si appoggia un usignolo: la nostra mano ha assunto la forma di un becco. Ora è la mano sinistra a chiudersi, come se fosse un nido e l’usignolo lo raggiunge dolcemente attraverso un movimento … ad arco. C’è una fervida attenzione ed i bambini, inconsapevolmente, hanno messo in atto la prima ludica impostazione al violino. Il sopraggiungere di Giulio Coniglio interrompe questo momento: i bambini esultano e lo salutano. Alcuni gli chiedono dello zainetto nero che porta sulle spalle. Senza spiegarne il contenuto, Giulio invita qualcuno a provarlo per sentire quanto sia pesante. La fantasia ha portato un grande contributo come capacità di intuire la soluzione in modo anche solo approssimativo: ha permesso ai bambini di uscire temporaneamente dalle costrizioni della realtà, di porsi in una dimensione diversa, dandosi un senso di libertà rasserenante, permettendo loro di vedere all’interno dello zainetto, secondo la propria prospettiva.
Con la festa dell’albero la sorpresa più grande: aprire lo zainetto. Sotto una vellutata copertina gialla appare un vero e proprio violino a misura di bambino (1/8). Il violino chiamato Paolo. Finalmente abbiamo potuto osservarlo da vicino: i bambini ne rimangono sbalorditi travolgendo di domande l’amico Giulio. L’incontro comunitario si conclude ma nei giorni successivi, nelle classi, prosegue la curiosità, l’osservazione e la scoperta dello strumento e delle sue potenzialità. Ogni bambino ha la possibilità di osservarlo, toccarlo, esplorarlo pizzicando le sue corde o guardando fra le fessure. Abbiamo raccolto i dati delle osservazioni e confrontato le caratteristiche visive, tattili, sonore. Rapportando lo strumento a quelli già conosciuti e utilizzati nella pratica quotidiana. Con il violino Paolo i bambini superano i confini della categoria linguistica in cui collocano lo strumento musicale: si accostano al violino e alla musica, più in generale, non più come ad oggetti astratti, bensì come a concreti e personali strumenti affettivi. A fine gennaio, in occasione della tradizionale ricorrenza dell’alto milanese la “Gioeubia” Giulio Coniglio ci propone il libro “Il lupo e il violinista” per spiegarci come Paolin sia riuscito a non farsi mangiare suonando il suo violino. La riflessione ci ha portati a realizzare un libricino del “come mi sento oggi?” da utilizzare per esprimere il proprio stato d’animo anche quando non si ha voglia di parlare. Giulio ci racconta che anche il violino Paolo non è sempre felice e ci invita ad osservare le sue quattro corde: pizzicando la prima sembra di sentire il canto degli uccellini del bosco in primavera, l’ultima corda è invece paurosa, il suo suono assomiglia ad un calabrone e gli ricorda quando il lupo lo rincorreva. Ci presenta poi uno strumento molto prezioso: l’archetto. Ci insegna anche il nome delle altre parti del violino. Ora, uno per uno, tutti i bambini della scuola possono tenerlo in mano e suonarlo …che emozione! In classe c’è fermento creativo: il violino viene riprodotto con varie tecniche e materiali differenti, anche di recupero. Ma l’espressività manuale non è l’unica ad essere stimolata. Il desiderio di sperimentarsi come musicisti è grande, così come quello di affiancare il libero movimento del proprio corpo. Nascono in breve una piccola orchestra di musicisti ed un corpo di ballo, che si cimentano con piacere in questa nuova esperienza. Poi nell’ascolto di Humoresque di Dvorak cerchiamo di capire se si tratta di musica allegra, triste o paurosa. Ad occhi chiusi proviamo ad immaginare personaggi, azioni, fatti e progressivamente ne nasce un racconto dal titolo “La volpe, la principessa e i gattini”. La storia è stata poi drammatizzata, rappresentata graficamente e riespressa ad altri compagni con l’utilizzo degli stessi disegni. La mediazione dell’insegnante è stata ausilio, facilitatore, sollecitatore dell’apprendimento.
In occasione del Carnevale, Giulio Coniglio torna a farci visita e ci mostra un piccolo bastoncino di legno misterioso “nella pancia” del Violino Paolo, “un’antenna” secondo qualcuno, che nessuno aveva notato. Ma andiamo oltre l’immaginazione: Giulio prova a suonare le due corde centrali del violino ma inaspettatamente stridono. Ci spiega, quindi, che l’archetto “deve mangiare”. Giulio ci insegna come nutrire i crini dell’archetto e ci confida che violino, archetto e pece sono tre grandi amici che stanno sempre insieme. Ora sì che le corde del violino Paolo suonano bene! In questo periodo i bambini si sono sempre più affascinati allo strumento e alle sue potenzialità, ma anche e soprattutto sono divenuti responsabili e tenaci custodi, nonché osservatori verso chi non sembrasse prestare abbastanza cura al violino stesso e alle sue parti. Amore, passione cura. L’ascolto di Pierino e il lupo suggerisce ai bambini che nella sinfonia siano molti i violini a suonare, e probabilmente non sono tutti uguali. Dopo il carnevale, infatti, Giulio Coniglio torna a scuola per raccontarci della famiglia del violino Paolo. È stato un grande evento: sono venuti realmente papà Contrabbasso, mamma Violoncello e la sorella Viola accompagnati da due veri maestri di musica. Ecco alcuni commenti dei bambini: “…. la mentoniera non ce l’avevano perché erano troppo grandi”; “..bello, è stato bellissimo, ma il papà non ha le punte!”; “..mi è piaciuto il violino grosso che faceva l’arrabbiato, faceva zum zum”; “..mi è piaciuto tutto perché era bello, perché hanno fatto tipo una recita dei violini e si sentiva la musica”; “..ho visto il direttore d’orchestra, ha detto che l’orchestra non è una grande confusione, ma ci sono molti strumenti…e faceva silenzio così, con le mani”. La scoperta della famiglia Archi ha trasformato una mattinata qualunque in un’esperienza densa ed emozionante, che i bambini hanno affrontato con l’entusiasmo negli occhi e la fervida attenzione durante l’ascolto. Tutti hanno provato a suonare il violoncello, qualcuno anche viola e contrabbasso. Dopo questa grande esperienza ricostruiamo la famiglia del violino Paolo con i rispettivi archetti, utilizzando grandi cartoni a grandezza naturale poi, aggiunte le corde, li abbiamo appesi all’interno della scuola in uno spazio dedicato. Le attività in classe si diversificano: dalla famiglia del violino alla famiglia di ciascuno di noi, dalla famiglia degli archi con la plastilina alla valutazione delle differenze di peso grazie all’uso della bilancia e all’osservazione che i suoni possono essere pesanti o leggeri e come misurarli. È ancora la storia di Pierino e il lupo a farci da esempio, mostrandoci come la presentazione dei vari personaggi sfrutti timbri e risonanze differenti. Anche nell’attività psicomotoria sperimentiamo diverse modalità di movimento relazionate al suono, imitando gli animali della storia, utilizzando palloncini gonfiati o palloni pesanti. In vario modo abbiamo stimolato il pensiero creativo nei suoi elementi fondamentali: fluidità, flessibilità ed elaborazione.
Per concludere il nostro percorso, due giovani studentesse e due musicisti professionisti per tre pomeriggi ci dedicano musica dal vivo in un evento chiamato “La sinfonia degli archi” aperto anche ai genitori. L’interesse e la risposta positiva alla proposta musicale è stata notevole e ci ha ripagati della fatica.
Come docente referente del percorso penso di essere riuscita a trasferire alle persone che mi sono state accanto un po’ del mio entusiasmo per la musica e a trasmettere ai bambini un po’ della passione per il violino che ho respirato al corso di formazione con la dott.ssa Farro. I bambini hanno riportato l’esperienza ai genitori, testimoniando la buona riuscita del progetto per tutta l’utenza: in quanto scuola multietnica, la nostra attenzione è sempre stata orientata a fare di ciò un patrimonio ed uno stimolo per tutti, offrendo iniziative e progetti nuovi ed interessanti. Ma il piacere della musica non si è esaurito con la fine del progetto. A partire dall’anno successivo e per gli anni seguenti, tutta la scuola è stata coinvolta in un percorso di propedeutica musicale. Inoltre alcuni bambini della mia vecchia classe hanno iniziato lo studio dello strumento (due il violino, una il flauto traverso). È possibile che ce ne siano altri fra tutti i vecchi partecipanti! Il semino è stato messo in dimora! E forse la sinfonia degli archi la faranno loro la prossima volta!
BIBLIOGRAFIA
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Ciscato Gasparella M.T. 1982, Mario Lodi e la parola liberata, Morelli editore, Verona
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Volterra V.2002, Melancolia e musica. Creatività e sofferenza mentale, Franco Angeli Editore, Milano
Bianca Gambarotto